TESTATA GIORNALISTICA ONLINE DEL CREA, ISCRIZIONE N. 76/2020 AL REGISTRO STAMPA DEL TRIBUNALE DI ROMA DEL 29/7/2020

11.6 C
Roma
venerdì, 19 Aprile 2024

Biodiversità animale: il CREA in prima fila nella difesa

Della stessa Rubrica

Il CREA, con il suo Centro di Ricerca Zootecnia e Acquacoltura, è attivamente impegnato da molti anni in tutti i pilastri della strategia nazionale e internazionale sulla biodiversità: caratterizzazione e monitoraggio; uso sostenibile e sviluppo; conservazione; costruzione di politiche di intervento. Nella sede di Bella (PZ), il Centro mantiene in allevamento nuclei di razze ovine (Altamurana, Gentile di Puglia, Leccese) e caprine (Garganica, Rossa mediterranea, Jonica) autoctone e di limitata diffusione. A Monterotondo (RM) mantiene nuclei di conservazione della razza bovina Maremmana e il nucleo storico del Cavallo Lipizzano. Da diversi anni è responsabile del National Focal Point (NFP) italiano presso la FAO per le risorse genetiche animali e partecipa a Consorzi Nazionali e Internazionali.

Il tema della tutela della biodiversità si è imposto all’attenzione del mondo scientifico sin dagli anni ’70, in seguito alla diffusione di poche razze cosmopolite di interesse zootecnico a discapito delle razze locali, meno produttive ma perfettamente adattate all’ambiente in cui si erano evolute.  

L’importanza e le motivazioni per la tutela delle razze a limitata diffusione e a rischio di estinzione risiedono nel loro valore sociale ed economico per le comunità rurali, ma anche nel fatto che esse costituiscono dei veri e propri serbatoi di variabilità genetica, precondizione indispensabile per far fronte in modo efficace ai cambiamenti di mercato (variazioni della domanda, dei gusti, etc.), ma soprattutto ai cambiamenti dell’ambiente produttivo (cambiamenti climatici, diffusione di nuove malattie, etc.). 

La materializzazione degli effetti dei cambiamenti climatici ha fatto maturare una nuova e più produttiva attenzione alla biodiversità. In campo zootecnico è ormai opinione diffusa che i pool genici, conservati nelle razze autoctone, legati alla capacità di adattamento e resistenza a condizioni avverse (orografiche, alimentari, climatiche), possano essere di grande aiuto nell’affrontare la riorganizzazione delle funzioni di produzione che caratterizzano, e caratterizzeranno in futuro, il comparto.  

In primo luogo, fornendo il materiale utile ad una zootecnia più estensiva ed a minor impatto ambientale, capace di ri-antropizzare le zone marginali, garantendo un adeguata produzione senza compromettere le risorse naturali. 

In secondo luogo, fornendo il materiale utile per migliorare le attitudini, di resilienza ai cambiamenti climatici e di resistenza alle malattie, delle razze cosmopolite ad alta produzione. 

L’Italia è uno dei paesi più ricchi di biodiversità zootecnica e maggiormente attivi nella sua conservazione. Già dagli anni ’70, raccogliendo le indicazioni della FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) contenute nella pubblicazione “Conservation of Animal Genetic Resources” del 1975 e anticipando di molto la Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD) firmata a Rio de Janeiro nel 1992, il progetto finalizzato del CNR “Difesa delle risorse genetiche delle popolazioni animali” rese possibile il censimento e la caratterizzazione di molti tipi genetici autoctoni (TGA), dando vita ad un processo di tutela e valorizzazione di molte popolazioni locali, altrimenti destinate ad una rapida scomparsa. 

Oggi in Italia l’importante azione di conservazione e valorizzazione del patrimonio zootecnico autoctono è assicurata da Regioni e Stato in uno sforzo coordinato tra Piani di Sviluppo Rurale regionali e nazionali, che si attua anche attraverso gli Enti selezionatori, il tutto all’interno di un quadro normativo comunitario e nazionale e seguendo le norme tecniche elaborate dalla Commissione intergovernativa della FAO sulle Risorse Genetiche per l’Alimentazione e l’Agricoltura. 

Gli strumenti fondamentali, che delineano il quadro tecnico-normativo-operativo, sono la Strategia Nazionale sulla Biodiversità, che formalizza gli impegni presi in sede internazionale con l’adesione alla Convenzione sulla Diversità Biologica ed al Piano Globale di Azione per le Risorse Genetiche Animali (GPA), adottato da tutti i Paesi membri della FAO nel 2007, e le Linee guida per la conservazione e la caratterizzazione della biodiversità vegetale, animale e microbica di interesse per l’agricoltura, pubblicate nel 2012 con l’intento di armonizzare gli interventi delle diverse istituzioni coinvolte nella predisposizione ed attuazione dei piani di salvaguardia. 

La strategia nazionale, così come quella internazionale, è basata su quattro pilastri principali: caratterizzazione e monitoraggio; uso sostenibile e sviluppo; conservazione; costruzione di politiche di intervento. 

In tale contesto il CREA con il suo Centro di Ricerca Zootecnia e Acquacoltura (detto anche CREA-ZA ) è impegnato su più fronti, che spaziano tra i quattro pilastri strategici. 

Svolge da molti anni attività di conservazione diretta, mantenendo diversi nuclei di conservazione di razze ovine, caprine, bovine ed equine. Nella sede di Bella (PZ), il Centro mantiene in allevamento nuclei di razze ovine (Altamurana, Gentile di Puglia, Leccese) e caprine (Garganica, Rossa mediterranea, Jonica) autoctone e di limitata diffusione. A Monterotondo (RM) il Centro mantiene nuclei di conservazione della razza bovina Maremmana e, ancor più importante, il nucleo storico del Cavallo Lipizzano. 

Da diversi anni è responsabile del National Focal Point (NFP) italiano presso la FAO per le risorse genetiche animali. Il NFP ha il compito primario di raccogliere e catalogare i dati demografici delle razze di interesse zootecnico del Paese, di monitorare gli andamenti e i parametri di rischio di estinzione, di alimentare costantemente il sistema d’informazione sulla diversità animale (DAD-IS), sviluppato e gestito dalla FAO a livello globale. Le informazioni registrate nel DAD-IS sulle razze animali delle specie di interesse zootecnico costituiscono una base dati certa, essenziale per la pianificazione delle politiche di tutela, conservazione e valorizzazione della biodiversità, a tutti livelli, dal più piccolo livello locale alle grandi convenzioni multilaterali. 

Fornisce inoltre, supporto scientifico a tutte le istituzioni coinvolte nella progettazione e gestione dei piani di salvaguardia.  

Partecipa, in qualità di membro, all’European Regional Focal Point (ERFP) che raggruppa quasi tutti i Paesi europei. 

Da un punto di vista più strettamente scientifico, il Centro ha sviluppato tematiche di ricerca, sia di base che applicata, basati sullo studio di marcatori molecolari.  

Le nuove tecnologie di indagine molecolare, basate sull’individuazione dei polimorfismi di una grande quantità di marcatori sparsi sull’intero genoma (genomica), hanno fornito nuovi strumenti per una sempre più approfondita conoscenza della variabilità genetica e biodiversità. La ricerca di marcatori razza-specifici (capaci di distinguere tra una razza e l’altra) e di marcatori legati a determinati fenotipi (caratteri produttivi, di adattamento, di resistenza), consente l’utilizzo della genomica come strumento “ordinario” direttamente applicabile per la caratterizzazione mediante marcatori molecolari, lo studio della variabilità genetica tra razze ed entro razza, l’associazione tra polimorfismi specifici e caratteristiche produttive, qualitative e funzionali, la tracciabilità dei prodotti di origine animale. 

La partecipazione del CREA-Zootecnia e Acquacoltura ai Consorzi Nazionali, che riuniscono i maggiori centri di ricerca e molte delle facoltà di Agraria e Veterinaria, per lo studio dei caprini (Italian Goat Consortium), ovini (BI-OV-ITA) e bovini (BOV-ITA), l’importante adesione ai Consorzi Internazionali, costituiti per lo studio dei polimorfismi legati all’adattamento (AdaptMap Consortium) ad il risequenziamento dell’intero genoma (VarGoats project) della specie caprina, sono le principali attività in cui il Centro è coinvolto. 

Le conoscenze acquisite nell’ambito di tali Consorzi, possono contribuire in maniera determinante alla pianificazione ad attuazione di efficienti piani di recupero e salvaguardia, nonché al monitoraggio del loro andamento. 

Roberto Steri 
Ricercatore presso il Centro di Ricerca Zootecnia e Acquacoltura 

Collaboratore del National Focal Point FAO per le risorse genetiche animali. I suoi campi di interesse spaziano dalla caratterizzazione, gestione e valorizzazione delle risorse genetiche animali al miglioramento genetico all’allevamento di precisione 

#lafrase Il progresso non è fatto di grandi scoperte ma di tante piccole azioni che rendono le grandi scoperte patrimonio comune. (Parafrasando Henry Ford) 

Gli ultimi articoli