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domenica, 5 Maggio 2024

Il suolo… che ricicla

Della stessa Rubrica

Un riciclo virtuoso della sostanza organica: dal suolo al suolo

Gli attuali sistemi di produzione alimentare devono affrontare molte sfide, tra cui il recupero della biomassa vegetale prodotta che non viene utilizzata o è sprecata durante la trasformazione, lo stoccaggio e la distribuzione post-raccolta. Tale riciclo è fondamentale per ripristinare i contenuti di sostanza organica (SO) del suolo che, a sua volta, garantisce stabilità alla produzione e riduce gli impatti ambientali connessi alle pratiche agricole. Allo stesso tempo, questo approccio consente ai suoli di essere più resilienti rispetto agli effetti dei cambiamenti climatici. Tutto questo raggiungendo quella sostenibilità sempre più richiesta anche dai consumatori, attenti non solo alla qualità dei prodotti, ma anche alle ricadute economiche, sociali e ambientali della produzione.

Sembrerebbe la proposta di una formula miracolosa, ma è invece una soluzione alla portata di tutte le realtà agricole, che viene incontro alla necessità, evidenziata anche dalla pandemia da COVID-19, di sistemi agroalimentari in grado di far fronte a circostanze estreme improvvise, per poter produrre cibo di qualità, equo e sicuro dal punto di vista sanitario.

Nell’area Mediterranea il contenuto medio di SO del suolo molto basso (circa 1-2%) rappresenta un problema poiché ad essa è dovuta la fertilità fisica, chimica e biologica del suolo, vale a dire la capacità di ospitare esseri viventi. Essa rappresenta inoltre un sink di carbonio organico, ovvero contribuisce a sequestrare dall’atmosfera biossido di carbonio (CO2), il più conosciuto gas serra, riducendo gli effetti dei cambiamenti climatici, oltre a essere un indicatore della capacità del suolo di contrastare l’erosione, consentire il ciclo dei nutrienti e la filtrazione dell’acqua.

Per garantire la funzionalità dei terreni agricoli è quindi cruciale contrastare la perdita di SO legata a pratiche agricole intensive, garantendo così i servizi ecosistemici ad essa collegati. Occorre promuovere altresì gli apporti dall’esterno, per equilibrare le perdite legate alle asportazioni delle colture e preservare la fertilità globale nel tempo. Tutto questo può avvenire  abbracciando un modello di “economia circolare”, riportando cioè al suolo le biomasse di scarto ed i sottoprodotti agro-industriali che altrimenti rappresenterebbero dei rifiuti da smaltire, con annessi oneri e problematiche ambientali.

Il compostaggio aziendale come strumento per promuovere il riciclo di materiali organici 

Nella definizione di economia circolare data dalla Fondazione Ellen MacArthur di “un’economia industriale che è concettualmente rigenerativa e riproduce la natura nel migliorare e ottimizzare in modo attivo i sistemi mediante i quali opera”, ben si colloca il processo di compostaggio. Tale processo, a partire da miscele di residui organici, riproduce, ottimizzandolo, il fenomeno naturale di degradazione delle biomasse ad opera di microrganismi. Il prodotto ottenuto appartiene alla categoria degli “ammendanti”, vale a dire fertilizzanti da aggiungere al suolo per conservarne o migliorarne le caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche perché ricchi di SO stabile che migliora la struttura dei suoli e apporta un quantitativo importante di nutrienti e microrganismi.

Il processo di compostaggio: esperienza del CREA AA presso l’azienda “Campo 7” a Metaponto

Presso l’Azienda sperimentale “Campo 7” del CREA Agricoltura e Ambiente (CREA-AA), a Metaponto, al fine di recuperare in modo semplice ed economico gli scarti aziendali, è stato realizzato un piccolo impianto di compostaggio on-farm (in azienda), in grado di soddisfare le necessità di compost per le sperimentazioni di campo (Box 1).

Box 1 – Impianto pilota di compostaggio aziendale presso l’Azienda “Campo 7” a Metaponto: 1. Area di pretrattamento, in cui è presente un trituratore; 2. Area di compostaggio, con ventilante centrifuga connessa ad un tubo forato per l’arieggiamento delle biomasse, semplici sonde per il monitoraggio in continuo della temperatura ed una presa di acqua per umettare i cumuli; 3. Area di vagliatura, per affinare il compost; 4. Impianto di preparazione degli estratti di compost (compost tea) costituito da un bioestrattore artigianale; 5. Area di stoccaggio e maturazione, costituita da celle che consentono di separare il compost in lotti diversi.

Il processo di trasformazione prevede il reperimento degli scarti organici sia aziendali che della filiera agricola (scarti dell’agro-industria, sansa olearia, residui di potatura, ecc.) che vengono convogliati all’impianto di compostaggio, analizzati, sminuzzati e opportunamente miscelati, utilizzando materiali secchi “strutturanti” che conferiscono ossigenazione e porosità al cumulo, uniti a materiale umido a funzione “nutrizionale”.

Successivamente, si preparano i cumuli che vengono monitorati (per temperatura, umidità e ossigenazione) e protetti da un tessuto-non-tessuto che consente gli scambi gassosi. Quando il compost diventa “stabile e maturo” è sottoposto, se necessario, a vaglio, per venire poi utilizzato nelle sperimentazioni tal quale oppure dopo estrazione come compost tea.

Riciclo di materiali organici: solo compost o occorre altro?

Il riciclo dei materiali organici di scarto rappresenta da diversi anni uno dei punti cardine delle attività di ricerca presso l’Azienda “Campo 7” del CREA-AA (Figura 1).

Figura 1 – Sperimentazioni sul riciclo dei materiali organici del CREA-AA, a Metaponto  

Le sperimentazioni hanno evidenziato come l’uso del compost possa avere un ruolo centrale per la sostenibilità delle aziende agricole, poiché determina molteplici benefici agronomici e ambientali: miglioramento della qualità del suolo, della sua produttività e capacità di stoccare acqua e carbonio; riduzione nell’uso di fertilizzanti, pesticidi e torba; stabilizzazione del suolo e riduzione dei processi erosivi.

Ma il riciclo non significa soltanto produzione di compost: il progetto Bio4Food, recentemente finanziato, si basa sull’applicazione di tecnologie innovative per convertire biomasse di scarto non solo in prodotti biofertilizzanti (compost on-farm) ma anche in biostimolanti (sostanze/microrganismi che possono migliorare la crescita e la produttività delle piante) e biopesticidi in alternativa ai prodotti di sintesi. I consumatori, infatti, guardano con sospetto ai prodotti fitosanitari e concimi perché preoccupati degli effetti nocivi per la salute. Bio4Food studierà la riduzione degli sprechi in agricoltura, offrendo ai consumatori ortaggi fortificati, ricchi di minerali fondamentali per la salute quali ferro, magnesio e zinco, e valorizzando i sottoprodotti/scarti dell’attività agricola.

Altre sperimentazioni susseguitesi nel corso degli anni presso “Campo 7” hanno mostrato come l’adattamento dei sistemi produttivi ai cambiamenti climatici e la sostenibilità dell’attività agricola passino non solo attraverso l’uso del compost, ma necessitino anche di un insieme di strategie che aumentano la diversificazione degli agroecosistemi, secondo un approccio agro-ecologico (es. progetti: Soilveg, Agrocycle).

L’integrazione della SO tramite il sovescio, l’uso di colture di copertura come pacciamatura vivente e le rotazioni colturali, rappresentano le soluzioni in grado di dare i risultati più significativi in termini di mantenimento e incremento della SO. A tal riguardo, sono in corso attività di ricerca in un dispositivo di lungo periodo di adattamento ai cambiamenti climatici denominato MITIORG, avviato nel 2014, dove sono stati incardinati diversi progetti (“Retibio”, “Agrocambio”, “Innovabio”, “FeDE”, e altri), integrati tra loro nel tempo, che hanno consentito di testare pratiche agro-ecologiche, definite anche grazie al confronto con diversi attori locali. https://www.facebook.com/mitiorglte/

Esperienze di economia circolare e ricerca partecipativa presso i long-term experiments

Nel contesto della filiera corta dei mezzi tecnici, improntata al recupero in azienda di materiali organici derivanti dall’attività agricola, per produrre fertilizzanti da riutilizzare in essa, l’approccio partecipativo alla ricerca può aiutare a disegnare sistemi produttivi e tecniche di gestione integrati con il territorio e rispondenti alle esigenze emergenti (Figura 2). Si tratta di creare legami di fiducia tra ricercatori, agricoltori e altri portatori di interesse (consumatori, tecnici, associazioni di categoria, ecc.), costruendo una rete di attori per orientare la domanda di ricerca verso obiettivi comuni.

Le prove sperimentali di campo di lungo periodo (long-term experiments) rappresentano dei veri e propri laboratori interattivi a livello locale (Living Labs), di partecipazione e condivisione di interessi e dei risultati della ricerca.

Figura 2 – Una giornata di condivisione delle attività di ricerca con i portatori di interesse

L’attività di ricerca multidisciplinare e partecipativa del CREA-Agricoltura e Ambiente all’interno di MITIORG è stata stimolata dalla necessità di trovare una soluzione a problematiche emergenti per l’agricoltura, quali la perdita delle produzioni di orticole autunno-vernine dovuta all’aumento della frequenza ed intensità di eventi climatici estremi (es. ondate di calore, lunghi periodi di siccità e precipitazioni intense), aumento di avversità, sfasamento di cicli colturali e perdita di SO.

MITIORG attualmente è supportato da alcuni progetti (PERILBIO, Fede), grazie ai quali l’attività di ricerca in orticoltura biologica, incentrata su un sistema ‘baule-aiuole” in combinazione con l’uso di colture di copertura, ha subito una importante evoluzione. Il percorso di ricerca partecipativa, grazie al confronto diretto con i portatori di interesse, ha fatto emergere un forte interesse dei produttori biologici per le strategie di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici e di diversificazione colturale. L’introduzione di colture perenni e la diversificazione delle rotazioni, in particolare, sono risultate essere la soluzione chiave alle problematiche individuate.

Alla luce di quanto emerso negli incontri con la piattaforma attoriale, il gruppo di ricercatori che opera nell’azienda sperimentale di Metaponto sta affrontando un’operazione di re-design di MITIORG. Il percorso vuole definire un nuovo dispositivo di lungo periodo denominato AGROFORSYLL (AGROFORrestry SYstem Living Lab) basato sull’introduzione di sistemi diversificati agroforestali, in cui l’innovazione e gli schemi sperimentali sono sempre più conformi alla realtà operativa locale e alle esigenze dell’utilizzatore finale.

Prospettive

L’esperienza di ricerca descritta ha seguito gli obiettivi del D.lgs. 205 del 2010, che stabilisce un ordine di priorità in materia di gestione delle biomasse organiche e che vede come ultima opzione lo smaltimento in discarica, preceduta dal riutilizzo, riciclaggio e recupero dei rifiuti. Pertanto, il recupero energetico delle biomasse è di secondaria importanza rispetto al riciclo tramite processo di compostaggio, da preferire come opzione sostenibile. Le ricerche effettuate ed in atto dimostrano  come il compostaggio sia una soluzione vantaggiosa per gli agricoltori di areali soggetti a eventi climatici estremi. A tal riguardo, la diffusione delle tecniche di compostaggio e delle tipologie di prodotto che si possono ottenere (fertilizzanti e ammendanti di qualità) rappresenta ancora oggi un punto chiave per la promozione presso gli agricoltori, attraverso attività di ricerca di tipo partecipativo, di quella che è definibile una filiera corta dei mezzi tecnici. In generale, più corti sono i cicli di produzione, maggiore è il risparmio in termini di costi e minori le esternalità negative, quali le emissioni di gas serra e la produzione di compost on-farm consente di raggiungere agevolmente questi risultati.

Mariangela Diacono

#lafrase
Solo l’arte dell’agricoltura, che senza dubbio è vicinissima alla sapienza e, per così dire, sua consanguinea, non ha né discepoli né maestri
Lucio Giunio Moderato Columella

Francesco Montemurro

#lafrase
Nulla si crea, nulla si distrugge… tutto si ricicla!

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