Il caso della palma nana è esemplificativo di quanto gli attacchi alieni, oltre ad arrecare danni in termini economici, siano devastanti in termini ambientali, alterando anche il paesaggio naturale
Unica specie endemica di Palma in Sicilia, Chamaerops humilis L., comunemente conosciuta col nome di palma nana o palma di San Pietro, ha un riconosciuto valore naturalistico, in quanto ultimo “relitto” di vegetazione tropicale del Terziario. In Italia è largamente diffusa nella costa tirrenica e, in particolar modo, in Sardegna e Sicilia.
La Palma nana svolge un importante ruolo ecologico nella macchia mediterranea: , oltre ad ospitare numerosi artropodi (gruppo di animali invertebrati che comprende circa i 5/6 delle specie finora classificate) soprattutto durante il periodo della fioritura, infatti, i suoi frutti, datteri, rappresentano una fonte alimentare per la fauna e l’avifauna. Ha, inoltre, una grande capacità adattativa che le consente di crescere in condizioni difficili, su suoli rocciosi, in aree sferzate dal vento e aerosol marino (insieme di particelle liquide emesse dalla superficie del mare, composte da sale marino, materiale organico e acqua), oltre ad una elevata resistenza agli incendi. In passato, la Palma nana, ha rappresentato una importante fonte di reddito per le popolazioni contadine. Dalle foglie, con un sapiente lavoro di intreccio, si ricavavano diversi manufatti quali stuoie, borse, scope, corde ecc.
Oggi, la palma nana ha un importante ruolo economico nell’ambito della produzione vivaistica. L’interesse per l’utilizzazione delle palme nane nei giardini e per l’arredo di spazi urbani, quali piazze, aiuole, strade è elevato ed è collegato anche alla sua possibilità di sopravvivere a temperature elevate. L’elevata rusticità e longevità, il ridotto ingombro dell’apparato radicale, la peculiarità dei caratteri estetico-morfologici, ne giustificano l’ampia diffusione nel verde, sia pubblico che privato.
Gli alieni
A partire dal 2005 due specie di “Insetti Alieni” il Punteruolo rosso (Rhynchophorus ferrugineus, Olivier) e il Castnide delle palme (Paysandisia archon, Burmeister) sono arrivate in Sicilia, infestando principalmente alcune specie di palme e, in particolar modo, Phoenix canariensis e in minor misura Phoenix dactilifera, ampiamente diffuse nell’arredo verde pubblico e privato. L’azione dei due fitofagi ha causato una cospicua perdita, in ambito regionale, dei due ospiti principali.
La scomparsa in Sicilia di palme di Phoenix canariensis, ha portato i due fitofagi a ricercare ospiti alternativi e tra questi C. humilis, sulla quale stanno arrecando danni notevoli, fino a provocarne la morte degli stipiti, e a volte dell’intera pianta.
Sulla base di queste criticità, in Sicilia è stato avviato un piano di monitoraggio allo scopo di valutare l’infestazione dei due fitofagi nei popolamenti naturali di C. humilis maggiormente rappresentativi in Sicilia ed in particolare nelle riserve naturali e nei parchi.
L’infestazione di Paisandisia è risultata elevata in varie aree protette con percentuali di attacco, che hanno raggiunto e interessato l’80% delle piante presenti nella Riserva di Monte Cofano, in provincia di Trapani, con risultato finale della moria di oltre il 60% delle piante presenti e conseguente modificazione, anche, del paesaggio dell’area. Non da meno, in quanto a pericolosità, si è dimostrato il Punteruolo rosso, che pur rinvenuto meno frequentemente sulle Palme nane ha fatto registrare, su molte Palme attaccate, ad esempio nel Parco Archeologico di Segesta, una presenza pari alla Paisandisia.
Le indagini hanno evidenziato l’importanza di controllare queste due Specie Aliene per salvaguardare il patrimonio naturale costituito dalle popolazioni di Palma nana della Sicilia il cui ruolo, come sopra ricordato, è essenziale anche per molte altre componenti della biodiversità delle aree protette della Sicilia.
Laureato in Scienze Agrarie, consegue il Dottorato di ricerca in Gestione Fitosanitaria Eco-Compatibile in Ambienti Agro-Forestali e Urbani.
Le attuali linee di ricerca sono focalizzate sul controllo biologico dei fitofagi di interesse agrario e forestale e su vari aspetti della biologia, ecologia, tossicologia ed ecotossicologia di insetticidi, con particolare enfasi sui bioinsetticidi su insetti esotici fitofagi in agroecosistemi mediterranei, e sui loro nemici naturali.
#lafrase Non è la più forte delle specie che sopravvive, né la più intelligente, ma quella più reattiva ai cambiamenti. (Charles Darwin)
Laureato in Scienze Agrarie, Dottorato di ricerca in eco-fisiologia delle specie arboree, Master in Produzioni biologiche e controllo della qualità della filiera agroalimentare.
Dal 2008 lavora al CREA. Si è occupato di recupero propagazione e valorizzazione di germoplasma di specie coltivate e spontanee. Ha seguito attività legate all’agricoltura di precisione con riferimento sensoristica di supporto decisionale e tecnologie per modelli colturali sostenibili. Si occupa di adattamento di specie tropicali al clima mediterraneo e di qualità delle produzioni agricole anche in post raccolta. Ha condotto numerose ricerche sulle risposte agronomiche e fisiologiche di diverse specie a stress biotici ed abiotici.
#lafrase Ciò che conosciamo delle piante è molto poco e, spesso, questo poco è sbagliato … (Stefano Mancuso, L’incredibile viaggio delle piante)
Laureato in Scienze e Tecnologie Agrarie, Si occupa della valorizzazione di essenze mediterranee attraverso la loro caratterizzazione genetica, biochimica e del relativo studio delle possibili applicazioni in campo agrario, farmaceutico, alimentare (nutraceutica) e biomedico. Lavora al CREA dal 2008 e si occupa di genetica, biologia molecolare e biotecnologie applicate allo studio della variabilità. Segue linee di ricerca di trascrittomica e metabolomica legati alla diagnosi precoce di malattie emergenti.
#lafrase In natura tutto parla, nonostante il suo apparente silenzio (Hazrat Inayat Khan)