TESTATA GIORNALISTICA ONLINE DEL CREA, ISCRIZIONE N. 76/2020 AL REGISTRO STAMPA DEL TRIBUNALE DI ROMA DEL 29/7/2020

4.8 C
Roma
domenica, 24 Novembre 2024

Verde urbano e siccità/1: istruzioni per l’uso

Della stessa Rubrica

Il tipico clima mediterraneo, a cui si sono adattate le piante del nostro territorio e al quale abbiamo cercato, nel passato, di conformare le realizzazioni a Verde delle nostre città, sta assumendo molti connotati tipici dei climi tropicali: siccità primaverile ed estiva, uragani, trombe d’aria, temperature estremamente calde. Tutto ciò comporta un drastico cambiamento nelle fasi di gestione del Verde già esistente nelle città e di progettazione del Verde che “riforesterà” le metropoli che verranno. Pertanto, la scelta delle piante da impiegare nelle città del futuro dovrà orientarsi maggiormente verso specie che necessitino di poche cure e richiedano limitati input idrici ed energetici, che siano in grado di tollerare stress biotici (parassiti) e abiotici (elevate temperature, siccità, forti venti) e che siano resilienti, cioè in grado di adattarsi a mutevoli condizioni ambientali. In sintesi, le piante dei nostri futuri conglomerati urbani dovranno essere soprattutto in grado di fornire al massimo livello i cosiddetti servizi ecosistemici.

In questa estate che ormai, come cantavano i Righeira, sta finendo, tutti noi abbiamo patito il caldo torrido che il clima ci ha riservato fin dal maggio scorso, con punte termiche che in alcune città hanno spesso superato i 40-42°C e con temperature medie di 30-35°C che si si sono protratte per diverse settimane consecutive. A ciò si sono aggiunti periodi di siccità prolungata (mesi!): una situazione, quindi, estremamente critica, aggravata dal fatto che nell’inverno scorso e, soprattutto, in primavera non ci sono state quelle abbondanti precipitazioni atmosferiche che, nel nostro tipico clima mediterraneo, consentono di accumulare nel terreno, nelle falde sotterranee, nei bacini collinari e montani, acqua che, opportunamente convogliata e conservata, consente di solito alla vegetazione naturale e alle piante coltivate di disporre delle risorse idriche necessarie alla propria crescita e sopravvivenza. Le conseguenze sono state gravissime, sia per l’agricoltura, con l’abbandono di centinaia di migliaia di ettari coltivati devastati dalla siccità, sia per la vita nelle città, dove in molti casi è stata razionata l’acqua per ogni utilizzo che non fosse strettamente necessario. Ad complicare ulteriormente il tutto, poi, i pochi eventi meteorici verificatisi negli ultimi mesi hanno spesso assunto le dimensioni di vere e proprie “bombe d’acqua” (come si suole chiamarle oggi), trasformate in calamità dal combinato disposto del potenziale devastante naturale (trombe d’aria, precipitazioni ad elevatissima intensità, grandinate eccezionali) con la pessima gestione del territorio e dei manufatti cittadini (strade, fossi, reti fognarie e canali di scolo delle acque) da parte dell’Uomo!

Per quanto si sia trattato di un’annata davvero eccezionale, tuttavia non si può fare a meno di considerare che situazioni meteoriche come quelle sopra descritte sono sempre più frequenti negli ultimi anni: di fatto, ci troviamo di fronte a un progressivo processo di cambiamenti climatici destinato ad incidere pesantemente sulla vita di tutti noi! Il nostro tipico clima mediterraneo, a cui si sono adattate le piante del nostro territorio e al quale abbiamo cercato, nel corso dei decenni, di conformare le realizzazioni a Verde delle nostre città, sta assumendo per certi versi molti connotati tipici dei climi tropicali: siccità primaverile oltre che estiva, uragani, trombe d’aria, temperature estremamente calde etc. Tutto ciò comporta un drastico cambiamento nelle fasi di gestione del Verde già esistente nelle città e di progettazione del Verde che “riforesterà” le città del Futuro.

La situazione che andiamo ad affrontare non sarà di facile soluzione. Innanzitutto, il nostro Verde Urbano è in massima parte costituito da allestimenti (viali, parchi, aiuole, rotonde, giardini pubblici) realizzati diversi decenni fa, gestiti e curati a dir poco in modo grossolano, per non dire “decisamente male”: del resto, se pensiamo a come sono stati gestiti dalle società autostradali e dai Comuni le strade, i viadotti e il manto stradale delle principali reti viarie italiane negli ultimi decenni, con tutti i crolli e le decine di vittime che abbiamo registrato, si può facilmente immaginare come la cura del Verde nelle città sia stato probabilmente l’ultimo dei problemi che le varie Amministrazioni si sono poste. Quindi, già curare in modo idoneo e mantenere efficiente il Verde presente oggi nelle nostre città sarebbe un grande risultato. A ciò si aggiunge anche la difficoltà di immaginare il ruolo che il Verde avrà nel futuro in una situazione climatica in continua e progressiva evoluzione. Quello che si vuole dire, dando per scontato il fatto che il Verde sia il rimedio più semplice, efficiente e sostenibile per migliorare la qualità della vita in città e rispondere alle problematiche create dai cambiamenti climatici, è che urbanisti, agronomi e architetti non dovranno sforzarsi di scegliere, per i loro prossimi allestimenti a verde, piante in grado di risolvere i problemi attuali delle città (cosa che avrebbe dovuto essere fatta negli ultimi decenni di assoluto immobilismo!), ma dovranno immaginare quali saranno le piante più adatte alla situazione urbanistica e ambientale che le stesse si troveranno ad affrontare tra 20 anni! Un alberello di 3-4 anni, scelto e piantato oggi per le sue caratteristiche botanico-agronomiche e per le sue capacità di adattamento allo specifico ambiente pedo-climatico e ai principali parassiti, quando raggiungerà la fase adulta (periodo in cui potrà esprimere al massimo le proprie funzioni, con assorbimento di CO2 e liberazione di ossigeno, assorbimento di particelle inquinanti, fornitura di ombra e refrigerio, riparo dal vento e dagli eventi meteorici estremi etc.), si troverà ad affrontare un clima presumibilmente più caldo di oggi, periodi di siccità più prolungati, precipitazioni meteoriche rade e di elevata intensità, nuovi parassiti importati maldestramente da ambienti lontani e infine, molto probabilmente, un contesto urbano ancora più caotico e inquinato di quello attuale.

La scelta delle piante da impiegare nelle città del futuro dovrà quindi orientarsi maggiormente verso specie che abbiano le seguenti principali caratteristiche:

  • Piante rustiche, che necessitino di poche cure e richiedano limitati input idrici ed energetici.
  • Piante che siano in grado di tollerare stress biotici (parassiti) e abiotici (elevate temperature, siccità, forti venti).
  • Piante resilienti, cioè in grado di adattarsi a mutevoli condizioni ambientali.

Oltre a queste caratteristiche, ovviamente, le piante dovranno poi rispondere anche ai tradizionali requisiti delle piante in ambito urbano: crescita rapida, forte ancoraggio radicale al terreno, elevata efficienza fotosintetica (stoccaggio di CO2 e liberazione di ossigeno), chioma folta con foglie in grado di “sequestrare” notevoli quantità di particolato atmosferico (i famosi PM10, PM5 etc.) ma, allo stesso tempo, capace di far “fluire” al suo interno una sufficiente quantità d’aria da filtrare.

In conclusione, senza dimenticare l’aspetto puramente estetico, dato che l’abbellimento dell’ambiente cittadino è comunque una prerogativa importante di tutte le piante (alberi, arbusti e fiori), le piante che dovranno “riforestare” le nostre città dovranno essere soprattutto in grado di fornire al massimo livello i cosiddetti “servizi ecosistemici”: riduzione della CO2 nell’atmosfera, purificazione dell’aria, mitigazione e controllo degli eccessi climatici e idrologici, riduzione dei consumi energetici per il condizionamento termico delle case, miglioramento delle condizioni psicofisiche dei cittadini etc. La scelta delle piante non si limiterà esclusivamente alle specie endemiche dell’ambiente circostante le nostre città, come avveniva in passato, ma potrà sicuramente considerare anche nuove specie esotiche (presumibilmente, anche quelle tipiche di ambienti aridi o desertici) che, però, rispondano meglio alle esigenze dell’ambiente urbano del futuro.

Gianluca Burchi
Dirigente di ricerca CREA – Centro di ricerca Orticoltura e Florovivaismo

Si è sempre occupato di miglioramento genetico di specie floricole e orticole per l’industria e di fisiologia post raccolta delle piante ornamentali. Negli ultimi anni si occupa prevalentemente di produzioni florovivaistiche per il Verde Urbano.

#lafrase Il VERDE ci ha reso l’atmosfera respirabile negli ultimi 2 miliardi di anni. Nel VERDE ci siamo evoluti negli ultimi 2 milioni di anni. Dal VERDE ci siamo sempre più distaccati negli ultimi 200 anni. Verso il VERDE dobbiamo tornare OGGI! (cit. Burchi)

Gli ultimi articoli