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mercoledì, 27 Novembre 2024

Città sostenibili 1/ – Vuoi vivere vicino ad una foresta urbana? 

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Perché è importante il verde nelle nostre città? Cosa significa realmente vivere in una città verde? Cosa fare per avere più alberi, più vicino e per farli vivere più sani e più a lungo? Qual è il contributo della scienza in questa direzione? Scopriamolo con Alessandro Alivernini e Marco Bascietto, ricercatori del Centro Foreste e Legno e del Centro Ingegneria e Trasformazioni Agroalimentari del CREA

Le foreste urbane possono ridurre la temperatura  fino a 8 gradi e migliorare la qualità dell’aria, filtrando polveri e inquinanti atmosferici. Ma c’è molto di più: sono habitat rifugio per la flora e la fauna, svolgono un ruolo centrale nella conservazione della biodiversità e del suolo, nella protezione dalle inondazioni, nell’assorbimento di carbonio atmosferico e influiscono sulla qualità e disponibilità di acqua di falda e superficiale. Non da ultimo,  infine, gli alberi in città hanno un’influenza positiva sulla salute fisica e mentale, sul valore immobiliare e rendono la città più piacevole dal punto di vista estetico.

Il verde urbano aiuta a raggiungere un obiettivo fissato dalle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile: trasformare le città e gli insediamenti umani in luoghi sempre più inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili. Si tratta di un obiettivo di tale importanza da essere stato recepito dalla Strategia Nazionale del Verde Urbano, che promuove la pianificazione e la realizzazione di nuove foreste urbane.

Per garantire il benessere del cittadino, l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda la presenza di aree verdi urbane, grandi come quasi 2 campi da calcio (0,5 – 1 ettaro) e distanti massimo 5 minuti a piedi (300 metri) da ogni abitazione della città. Stato, Regioni, Comuni ed enti di ricerca sono in prima linea per pianificare e attuare la messa a dimora di nuove aree verdi nonché per stimare e monitorare i loro benefici.

Foresta urbana a Roma presso una sede del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria – centro di ricerca Foreste e Legno (CREA-FL).

Varie sono le iniziative a livello regionale per l’impianto di nuovi boschi urbani e periurbani, come i progetti ForestaMI, Ossigeno, Mettiamo radici per il futuro, che prevedono complessivamente 13,5 milioni di nuovi alberi. L’importanza delle foreste urbane è rimarcata anche nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che finanzia la piantagione di 6,6 milioni di alberi entro il 2024, nelle 14 Città metropolitane italiane.

Queste iniziative danno un deciso impulso a rendere le nostre città più verdi, ma come saranno messe in pratica fa la differenza: per la biodiversità, per l’ambiente, per il benessere dei cittadini.

La resilienza delle foreste urbane dipende molto dalla loro biodiversità, che a grandi linee possiamo identificare con il numero di specie forestali presenti. Pensate che l’approccio alla forestazione Urbana di Miyawaki, un metodo applicato per realizzare più di 2000 boschi in tutto il mondo, può prevedere anche 15-30 specie molto fitte (3 piantine/m2) su piccole superfici. Questi boschi sono molto più densi rispetto a piantagioni convenzionali e possono raggiungere, in appena 20 anni, una struttura complessa, simile a quella di un bosco maturo.

Gli alberi sono efficaci nel ridurre l’inquinamento atmosferico. Pensate quanto sia importante questo beneficio dato dalle foreste urbane, visto che l’Italia è lo Stato UE più colpito in termini di mortalità connessa al particolato, con più di 66.000 decessi prematuri all’anno.

È però riduttivo pensare che più alberi ci sono, migliore è la qualità dell’aria: alcune specie forestali sono più efficaci di altre nel filtrare gli inquinanti. In ambito urbano, alcune specie caducifoglie possono anche avere effetti collaterali sull’inquinamento atmosferico, producendo composti organici volatili, che sono dei precursori dell’ozono, dannoso per la salute.

In primo piano figura il cedro dell’Atlante. Come gran parte delle conifere ha un’elevata capacità di rimuovere particolato atmosferico.

La scelta delle specie forestali da mettere a dimora deve quindi tenere conto di molteplici fattori come le caratteristiche del clima e del suolo, il contesto urbano, la rapidità del loro sviluppo, la capacità di migliorare la qualità dell’aria, la stabilità, la resistenza a malattie e parassiti. La ricerca mette a disposizione di  cittadini, pubbliche amministrazioni e professionisti sempre più strumenti per aiutarli a scegliere correttamente le specie e a stimare le ricadute positive prodotte dagli alberi.

Strumenti per scegliere il verde

Il progetto Qualiviva, finanziato dal MIPAAF, ha sviluppato le schede tecniche per le specie arboree italiane. Anthosart, uno strumento software online sviluppato da Enea, consente la progettazione di spazi verdi con una selezione di specie della flora spontanea d’Italia. Il progetto TECNOVERDE, sviluppato dal CREA e dal CNR e finanziato dalla Regione Lazio, propone un portale web (presto disponibile al sito www.airtreee.eu) per supportare nella scelta delle specie forestali più adatte, progettare il verde urbano e stimare la quantità di inquinanti atmosferici rimossi da alberi e da arbusti.

La scelta delle specie è solamente uno dei fattori da prendere in considerazione. Dove saranno collocate le nuove foreste urbane? Queste decisioni devono essere prese in considerazione della disponibilità degli spazi, ma anche in base alla struttura del paesaggio urbano: per esempio in strade strette e circondate da alti edifici – dove spesso gli inquinanti atmosferici rimangono intrappolati a livello della strada – alberi di grandi dimensioni possono aggravare la situazione, impedendo all’inquinamento di disperdersi. In questi ambiti sarebbe meglio ricorrere a specie arbustive o anche a muri verdi.

La disponibilità di materiale vivaistico adatto a realizzare foreste urbane non è affatto scontata. I vivai forestali possono rifornirsi solo con semi e talee da siti iscritti al Registro Nazionale dei Materiali di Base. Per il centro-Italia le scelte locali di specie e provenienze geografiche sono molto limitate. Anche le provenienze geografiche sono rilevanti per scegliere la piantina “giusta”, per esempio quelle prese da siti meridionali possono essere più resistenti alla siccità e quindi sono più adatte ad affrontare la sfida posta dai cambiamenti climatici.

Siti individuati nel Registro Nazionale dei materiali di base

Una grande criticità per realizzare nuove foreste urbane è data dalla limitata disponibilità di piantine: le iniziative di rimboschimento a livello regionale e nazionale hanno creato una domanda, che i vivai forestali non riescono a soddisfare completamente. Superare questa criticità richiede intraprendenza, iniziative e partnership di leader nei settori del pubblico e del privato.

Certo, non possiamo semplicemente piantare alberi e andare via: rischiamo di trovare le piantine messe a dimora secche o non sviluppate bene. Una corretta gestione è essenziale per garantire che le foreste urbane possano crescere. A tal proposito, il Decreto del Ministero della Transizione Ecologica del 2020 “Criteri ambientali minimi per il servizio di gestione del verde pubblico e la fornitura di prodotti per la cura del verde” fornisce delle indispensabili indicazioni da seguire nella gestione del verde urbano.

Quindi, puoi avere una città più verde? Questo sta già succedendo in tutta Italia, ma i risultati migliori possono venire solo dal dialogo tra istituzioni, pubblica amministrazione, ricerca e imprenditori, con l’impegno concreto da parte di tutti. Anche i cittadini possono contribuire, approfondendo la conoscenza del verde urbano che li circonda e dei benefici che comporta, chiedendo più verde, il “giusto” verde per le loro città.

Se vuoi vivere in una città verde è questo il momento per darsi da fare e il tuo impegno sarà ricompensato con qualcosa che è molto più del semplice  verde urbano che sei abituato a pensare: un ecosistema vero e proprio, non solo biologico, ma sociale e di servizi del quale sarai pienamente partecipe e dal quale sarai beneficato.

Alessandro Alivernini
Ricercatore Centro di ricerca Foreste e Legno

Si occupa di telerilevamento, fenologia e modellistica ecofisiologica. Adoro l’elettronica e la programmazione

#lafrase Il momento migliore per piantare un albero era vent’anni fa. Il secondo momento migliore è adesso. (Proverbio cinese)

Marco Bascietto
Ricercatore Centro di ricerca Ingegneria e Trasformazioni Agroalimentari

Si occupa di ecologia e fenologia forestale e di agricoltura di precisione ed agroecologia mediante telerilevamento

#lafrase La gioia nell’osservare e nel comprendere è il dono più bello della natura (A. Einstein)

1 commento

  1. Giusta l’osservazione che i VOC prodotti dalle piante possono essere precursori di smog fotochimico, ma bisogna ricordare che l’ozono si crea in presenza di altri inquinanti di origine antropica, ovvero gli ossidi di azoto. Senza inquinamento non ci sarebbe ozono, e i VOC prodotti dagli alberi non farebbero danni.

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