TESTATA GIORNALISTICA ONLINE DEL CREA, ISCRIZIONE N. 76/2020 AL REGISTRO STAMPA DEL TRIBUNALE DI ROMA DEL 29/7/2020

13.5 C
Roma
giovedì, 21 Novembre 2024

Il suolo… respira

Della stessa Rubrica

Mantenere i suoli in salute è la sfida che il CREA Agricoltura e Ambiente sta portando avanti, non soltanto per permettere ai suoli di continuare a vivere, ma per aumentare la quantità di carbonio stoccato in essi che consente la riduzione dei gas serra.

Il suolo è vivo e respira, perché in esso miriadi di animali, batteri e funghi trasformano la sostanza organica, la decompongono e da essa ricavano nutrimento per sé e per le piante, fornendo elementi nutritivi che sono alla base della vita come noi la conosciamo. Anche le radici delle piante respirano, ricavando energia per crescere e assimilare l’acqua e i nutrienti che servono per crescere. 

Con la respirazione, gli esseri viventi che abitano il suolo emettono anidride carbonica (CO2) che sappiamo essere, insieme al metano (CH4) e al protossido di azoto (N2O), gas serra responsabili dei cambiamenti climatici a cui oggi abbiamo cominciato ad assistere, determinando l’aumento delle temperature, del livello dei mari e una maggiore frequenza di fenomeni estremi (siccità, alluvioni, ondate di caldo o freddo).  

Il suolo, quindi, emette CO2 ed altri gas serra, ma questo fa parte di un processo naturale che è essenziale per fornire alle piante gli elementi nutritivi (azoto ed altri minerali) di cui hanno bisogno: la CO2 assimilata dalle piante con la fotosintesi arriva al suolo sotto forma di carbonio organico (attraverso le radici e dai residui vegetali come legno, foglie e frutti).  Nel suolo, una parte del carbonio rimane immagazzinato per centinaia o migliaia di anni ed una parte torna in atmosfera come CO2 a causa della decomposizione della sostanza organica.  

Il suolo, quindi, è anche un grande magazzino di accumulo per la CO2 atmosferica. La sfida che stiamo affrontando al CREA Agricoltura e Ambiente, con i nostri studi, è quella di mantenere i suoli in salute, permettendo ad essi di svolgere le loro funzioni, respirando e, di conseguenza, emettendo CO2, ma, al tempo stesso, di aumentare la quantità di carbonio stoccato in essi e, quindi, la loro capacità di ridurre i gas serra presenti in atmosfera. Quello che ci interessa è portare il bilancio tra entrate e uscite in positivo, aumentando le entrate (di carbonio e azoto) e limitando le uscite (di CO2, CH4 e N2O). 

Il metano è un gas serra prodotto in condizioni di mancanza di ossigeno, ad esempio, in suoli sommersi come le paludi o le risaie. Tra le attività agricole, la coltivazione del riso è causa del 18 % delle emissioni antropogeniche di metano (CH4 ). Le sperimentazioni condotte dal CREA Agricoltura e Ambiente hanno evidenziato che differenti pratiche di gestione idrica dei campi coltivati a riso possono portare a forti differenze nella quantità e nella qualità delle emissioni gassose. Infatti, la coltivazione del riso in condizioni di semi-sommersione o in asciutta ha dimostrato di ridurre in maniera rilevante (fino al 80 %) le emissioni di CH4, pur mantenendo produttività simili.  

Il protossido di azoto (N2O) è un gas particolarmente importante perché ha un grandissimo potere di riscaldamento e il settore agricolo ne è la fonte principale, a causa soprattutto delle fertilizzazioni eccessive o inadeguate. Alcuni dei progetti oggi in essere al CREA Agricoltura e Ambiente (ad esempio il progetto ∑OMMIT) si focalizzano proprio sulla gestione sostenibile del suolo in grado di aumentare l’efficienza delle fertilizzazioni azotate, fornendo i giusti apporti di azoto alle colture, senza aumentare le emissioni e le perdite in atmosfera. L’uso di fertilizzanti organici, come quelli derivanti dagli allevamenti zootecnici, ha il vantaggio di “chiudere il cerchio” e utilizzare in maniera responsabile e sostenibile quello che poteva essere considerato un rifiuto o uno scarto (ad esempio i reflui degli allevamenti) per migliorare la qualità del suolo. 

I processi di mineralizzazione che avvengono nel suolo trasformano l’azoto organico dei residui in azoto minerale assimilabile dalle piante. Durante questi processi naturali una parte di questo azoto verrà naturalmente emessa in atmosfera sotto forma di protossido di azoto e ammoniaca, con relativi effetti negativi sull’ambiente. Il nostro obiettivo è quello di ridurre al minimo queste emissioni, modulando il tipo di fertilizzante, le modalità e i tempi di applicazione a seconda delle colture. 


Per ulteriori informazioni: Il suolo… quant’è profondo. Intervista a Rosario Napoli sul progetto EJP SOIL
Alessandra Lagomarsino

#laFrase
Tutto interagisce, non dimentichiamo di essere parte di un sistema complesso

Articolo precedente
Articolo successivo

Gli ultimi articoli