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martedì, 3 Dicembre 2024

Imprese agricole che non fanno acqua/2: il caso Puglia   

Della stessa Rubrica

Quali azione e strategie le imprese agricole possono attuare per affrontare le crisi idriche e irrigue, sempre più frequenti e legate ai cambiamenti climatici? Una efficiente distribuzione dell’acqua, la moderna aridocoltura e l’agricoltura di precisione possono fornire una prima risposta. L’esempio della Puglia 

Imprese agricole che non fanno acqua nel senso che non ne perdono e la usano bene. Infatti, avere a disposizione più acqua, usarla con parsimonia e con la più alta efficienza possibile rappresentano le finalità principali delle azioni e delle strategie, che occorre attuare per affrontare le crisi idriche e irrigue, oggi più frequenti e severe a causa dei cambiamenti climatici. È una lotta antica quella degli agricoltori pugliesi per fronteggiare precipitazioni scarse e temperature elevate, una lotta dura contro il meteo. Oggi è contro il clima. Un clima ben diverso da quello passato e noto agli agricoltori, con temperature dell’aria e fabbisogni idrici e irrigui delle colture più alti durante tutto l’anno ed eventi estremi come gelate tardive, ondate di calore, nubifragi ed aridità più frequenti.  

Queste avversità meteorologiche e climatiche si abbattono sull’attività agricola, in maniera disomogenea nel tempo e nello spazio. In Puglia, ad esempio, nel luglio scorso si è verificata una lunga e intensa ondata di calore, che ha stravolto le produzioni, soprattutto orticole, di quel periodo. A partire dall’autunno poi, una penuria di precipitazione persistente e solo parzialmente alleviata dalle piogge cadute nella seconda metà di aprile su tutta la regione, ad eccezione della provincia di Foggia, dove si prevedono perdite di più del 25% per le rese di frumento duro. Forte, di conseguenza, è la preoccupazione per le orticole, pomodoro in particolare, dal momento che i quattro invasi del Consorzio per la Bonifica della Capitanata hanno una disponibilità idrica del 46% rispetto alla capacità massima, cioè quasi 100 milioni di metri cubi in meno rispetto al 2023.  

In questa situazione, cosa possiamo fare? 

Dare più acqua all’agricoltori 

In Puglia, la strada in parte è stata già percorsa, con 6 consorzi di bonifica (4 di questi fusi in un unico Consorzio dall’1/1/24) serviti da 9 invasi, 102 invasi minori e vasche di compensazione, 80 schemi irrigui che interessano più di 244.000 ettari per un totale di 10.000 km di condotte tubate. 

Oggi, a fronte di una mancanza di 107 milioni di m3 (dati Osservatorio ANBI), lo sforzo è di ripartire, anche nell’ambito del PNRR, dalle opere incompiute come le dighe Saglioccia ad Altamura (Bari) e Pappadai per il complesso sistema “Irrigazione Salento”; in lista di attesa la sistemazione idraulica e di conservazione del suolo nel bacino del torrente Vallona in provincia di Foggia e la realizzazione di una condotta di 10 km per contribuire all’alimentazione dell’invaso di Occhito con l’acqua di drenaggio di quello del Liscione in Molise.  

Un’altra importante possibilità è quella di dotare il territorio di una rete di “piccoli” invasi extra-aziendali come quelli previsti dal “Piano Laghetti” ideato da ANBI nel 2021 e ultimamente rilanciato grazie anche all’adesione di Coldiretti.   

La disponibilità di acqua irrigua per le aziende agricole può essere utilmente accresciuta utilizzando risorse alternative come acque salmastre e acque reflue depurate.  Per queste risorse faccio riferimento al primo degli scomparti della cassetta degli attrezzi metaforicamente messa a punto dal Progetto PON “Ricerca e Innovazione 2014 – 2020” Water4AgriFood.  

Lo scomparto è quello della Gray Water e si riferisce al primo degli Obiettivi Realizzativi (OR) in cui è stato messo a punto, a scopo di riuso irriguo, un sistema di fitodepurazione per il trattamento secondario di acque reflue provenienti da attività agrituristiche di un’azienda agrituristica nell’agro di Grammichele (Catania).  

Restando nel tema, l’Acquedotto Pugliese sta portando avanti un progetto finanziato da Regione Puglia, che ha l’obiettivo di sviluppare un impianto per il riutilizzo delle acque reflue affinate per scopi irrigui di cui potranno beneficiare vigneti, frutteti e uliveti in un’area di 500 ha ad Acquaviva delle Fonti (Bari). 

Aridocoltura moderna: acqua sì, ma a piccole dosi. L’acqua è una risorsa rinnovabile, ma scarsa. Per questo già nel 1950 Enrico Pantanelli definì l’aridocoltura come “un insieme di pratiche agronomiche da adottare in condizioni di limitate disponibilità idriche per ottenere i migliori risultati produttivi senza dover ricorrere all’irrigazione”. Con l’espandersi dell’irrigazione in aree con disponibilità d’acqua non sufficienti a coprire i fabbisogni idrici delle colture, Luigi Cavazza ne modificò la definizione come “un’agricoltura in cui è praticato il più razionale uso delle limitate risorse idriche disponibili”, includendo quindi il ricorso alla pratica irrigua in un regime deficitario, che mira cioè al parziale soddisfacimento dei fabbisogni evapotraspirometrici delle colture agrarie. 

Nello scomparto della Green Water del tool-box Water4Agrifood sono riposte le misure a disposizione degli agricoltori per una moderna aridocoltura, che capitalizza l’acqua verde, quella cioè si infiltra nel suolo a seguito delle piogge. Le misure riguardano le pratiche agronomiche a disposizione degli agricoltori volte a: 1) aumentare la capacità di infiltrazione e ritenzione idrica del suolo, migliorandone la struttura mediante pratiche conservative di minima e soprattutto non-lavorazione; 2) scegliere specie di colture cerealicole, orticole, ecc., varietà, portainnesti adatte a condizioni di carenza idrica e che rispondano positivamente alle tecniche agronomiche innovative di recente messa punto, studiate e sperimentate nell’areale pedoclimatico della provincia di Catania; 3) utilizzo di ammendanti organici per aumentare la capacità di invaso dei suoli e incrementare l’efficienza d’uso dell’acqua (WUE, water use efficiency) in studio presso il CREA Agricoltura e Ambiente in Puglia; 4) adozione dell’irrigazione deficitaria, in sperimentazione in sistemi agrumicoli della Sicilia, con impiego di sensori avanzati per il monitoraggio di variabili irrigue ed ecofisiologiche a scala aziendale e comprensoriale. 

Usare bene l’acqua con l’agricoltura di precisione 

Usare l’acqua con elevata efficienza è l’obiettivo fondamentale di una agricoltura moderna, sostenibile per l’agricoltore e l’ambiente, fondata su tecniche agronomiche di precisione, che mirano ad ottimizzare l’impiego di acqua blu, massimizzandone la sua efficienza d’uso e ad ottenere rese elevate e sostenibili per l’agricoltore, l’ambiente e il consumatore.  

La Blue Water è l’acqua piovana, che non è assorbita direttamente dalle piante, ma che è immagazzinata, artificialmente o naturalmente, nei corpi idrici superficiali o nelle falde sotterranee, utilizzabile per scopi irrigui. A questa risorsa si riferiscono le misure che gli agricoltori possono mettere in atto e che sono contenute nel cassetto del tool-box Water4Agrifood denominato Precision Water contenente i risultati degli studi realizzati nei siti sperimentali in provincia di Bologna, Siracusa, Catania, Pisa e Bari.  

Prima di tutto si tratta di adottare sistemi di irrigazione localizzata nell’ambito della quale, nel Progetto W4AF, si sono progettati e realizzati: 1) alee gocciolanti a micro-portata per irrigazione superficiale e sub-superficiale, anche in condizioni di deficit idrico, testate in sistemi arborei ed orticoli; 2) sistemi di filtrazione-distribuzione adatti all’utilizzo di risorse idriche non convenzionali in agricoltura.  

Nei sistemi arborei è possibile incrementare l’efficienza d’uso dell’acqua, riducendo gli input e gli output idrici improduttivi in sistemi arborei attraverso pratiche colturali innovative, quali l’impiego di teli pacciamanti sotto le chiome degli alberi e reti ombreggianti, al di sopra degli stessi, come quelli sperimentati in provincia di Bari.  

L’adozione di applicativi di sistemi di supporto alle decisioni (DSS) degli agricoltori per la gestione sostenibile dell’irrigazione e il risparmio idrico è divenuta una strada imprescindibile per un’agricoltura moderna e sostenibile, grazie all’ampia disponibilità di DSS che hanno raggiunto un elevato grado di affidabilità per la programmazione irrigua, soprattutto per quei DSS che prevedono l’impiego di informazioni derivanti da remote e proximal sensing. In W4AF si sono sviluppati modelli di simulazione per: 1) gestione irrigua in presenza di ridotta disponibilità idrica con focus su agrumi, olivo, uva da tavola e carciofo; 2) scelta e progettazione impianti irrigui efficienti: 3) Irrigazione a rateo variabile mediante elaborazione di indici vegetazionali provenienti da immagini satellitari; 4) governance e tutela qualitativa delle risorse idriche destinate alle produzioni agroalimentari. 

Il ruolo delle Istituzioni  

Gli ultimi due scomparti del tool-box si riferiscono esplicitamente alle Istituzioni. L’OR4 Price Water ha messo a punto strumenti avanzati per l’individuazione di politiche di tariffazione per promuovere un uso di acqua sostenibile, garantendo il recupero di costi ambientali e la messa a punto di un modello fisicamente basato per la quantificazione dei prelievi, utilizzi e restituzioni, stima dei flussi di percolazione in un bacino idrografico in provincia di Oristano.  

Anche alle istituzioni, si riferisce l’OR5 Future Water che ha affrontato l’adattamento ai cambiamenti climatici per la gestione delle risorse idriche a livello aziendale e di bacino e sulla distribuzione, dannosità e lotta ad agenti fitopatogeni, in particolare fitofagi esotici. È stato messo punto un DSS, di particolare interesse per gli enti di gestione delle risorse idriche, per la valutazione e pianificazione dell’utilizzo delle risorse idriche e per un migliore adattamento ai cambiamenti climatici nei casi studio della provincia di Foggia e territorio del Metapontino.  

Infine, anche con il sostegno di finanziamenti pubblici, è di importanza strategica il miglioramento genetico per l’ottenimento di varietà più tolleranti al “nuovo clima” mediante l’applicazione dei più innovativi ed efficaci metodi oggi a disposizione della ricerca.  

Conclusioni 

Se queste sono le misure che aziende agricole e le istituzioni possono adottare per affrontare le emergenze idriche, purtroppo sempre più frequenti, la cui causa va ricercata  nelle conseguenze dei cambiamenti climatici, è evidente e urgente la necessità di mettere in atto, prioritariamente, strategie di mitigazione che mirino alla riduzione delle emissioni dei gas climalteranti e della loro concentrazione in atmosfera, misure da attuare in tutti i settori antropici con un’intensità in linea con la quota parte di CO2 equivalente imputabile ad ogni settore stesso, come mostrato dall’infografica di “Our World Data”. 

Domenico Ventrella
Ricercatore, CREA Agricoltura e Ambiente 

La mia attività riguarda principalmente lo studio dell’impatto del cambiamento climatico sull’agricoltura e di come sia possibile, attraverso l’agronomia, aumentare le sue capacità di adattamento e mitigazione riducendo l’emissione dei gas climalteranti nel processo di coltivazione 

#lafrase Chi non conosce la verità è sciocco, ma chi pur conoscendola la chiama menzogna è un criminale (Galileo Galilei

 

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