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lunedì, 7 Ottobre 2024

Imprese agricole che non fanno acqua/1: lo scenario  

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Uno degli effetti del cambiamento climatico è la frequenza di prolungati periodi di siccità alternati a rovesci molto violenti. In soccorso delle imprese agricole, quindi, per colmare i deficit idrici, viene l’irrigazione, in grado di garantire qualità e resa dei prodotti e il reddito che ne deriva. Per conciliare la maggiore domanda e la minore disponibilità di acqua sono necessarie, quindi, forme di governo e politiche di investimento per un uso efficiente dell’acqua per l’irrigazione, che supporti la redditività e la sostenibilità dell’agricoltura.  

In Italia, come negli altri Paesi Mediterranei, l’acqua è una risorsa fondamentale per l’agricoltura, e, sebbene nelle aree con clima più temperato, la presenza di piogge ha un ruolo fondamentale, l’irrigazione è sempre più utilizzata per regolare i deficit idrici stagionali e garantire una qualità e una resa soddisfacenti dei prodotti. Il principale effetto della crisi climatica, infatti, è la modifica della frequenza delle piogge, anche alternando prolungati periodi di siccità a rovesci forti e concentrati. Gli impatti sul settore agricolo includono la perdita di raccolti e costi maggiori per l’approvvigionamento idrico e l’irrigazione. Per garantire il reddito e la produttività agricola, sempre più spesso bisogna fare ricorso all’irrigazione per fornire alle colture la quantità di acqua necessaria a crescere. L’irrigazione permette, quindi, il mantenimento della quantità e qualità delle produzioni, e di conseguenza anche il reddito che ne deriva. Per conciliare la maggiore domanda e la minore disponibilità di acqua sono necessarie forme di governo e politiche di investimento per un uso efficiente dell’acqua per l’irrigazione, che supporti la redditività e la sostenibilità dell’agricoltura.  

La PAC 2023/27 ha integrato nei suoi obiettivi anche la migliore gestione dell’acqua nelle pratiche agricole, prevedendo una serie di misure, tra cui la formazione e l’ammodernamento delle aziende agricole, per promuovere l’efficienza idrica, nonché ammodernamenti infrastrutturali a livello aziendale e collettivo. Allo stesso modo, a livello nazionale. I ministeri competenti hanno avviato una programmazione di medio periodo per fronteggiare la criticità delle perdite d’acqua, puntando alla modernizzazione infrastrutturale del reticolo idrografico nazionale. 

Agricoltura e irrigazione: il connubio 

In Italia si coltivano circa 13 milioni di ettari e ne vengono irrigati 2,5 milioni dalla metà delle aziende agricole italiane. Negli ultimi dieci anni è aumentata lievemente la predisposizione a irrigare in linea con quanto è avvenuto a livello mondiale. L’aumento della superficie irrigata non è uniforme a livello nazionale ma è differente nelle varie aree del Paese: minimo nelle Isole (+1%), ma molto marcata nel Nord Est dell’Italia (+28%). In queste aree, infatti, l’aumento delle temperature e la modifica della stagionalità delle piogge, hanno reso necessario irrigare colture tradizionalmente non irrigue come la vite da vino e l’olivo, di importanza strategica per l’economia di quelle aree e dell’intero comparto nazionale. Questo dato è in linea con uno studio del CREA, basato sui dati delle aziende RICA della regione Veneto, in cui si è evidenziato come l’irrigazione incida positivamente sulle performance economiche delle aziende agricole, soprattutto in quelle con colture arboree (vite e olivo). In controtendenza, al Sud e al Nord Ovest le superfici irrigate si sono ridotte rispettivamente del 3 e dell’1 per cento. 

L’impronta idrica dei diversi prodotti vegetali e della carne differiscono notevolmente, con valori elevati per gli oli vegetali, le colture di fibre e la frutta tra i prodotti vegetali e per le carni bovine e ovine e caprine tra i prodotti  a base di carne. Nonostante tutto, però,  si stima che prodotti vegetali e quelli carnei italiani abbiano un’impronta idrica inferiore a quella di prodotti simili importati da Paesi esteri, a causa delle diverse condizioni climatiche, delle pratiche di gestione dell’acqua e delle politiche ambientali. 

Nel tempo, a livello nazionale, sta anche diminuendo il numero delle aziende agricole con superfici irrigate, con una flessione del 22% nel decennio 2010-2022: il calo maggiore si osserva al Sud Italia e nelle Isole, conformemente alla riduzione delle superfici irrigate

Cosa ci dicono dunque questi dati?  

È lecito presumere che, visti gli andamenti climatici sfavorevoli e i rischi connessi, le aziende di piccole dimensioni si stiano maggiormente orientando verso colture meno dipendenti dall’irrigazione, anche se meno redditizie, mentre le aziende di dimensioni maggiori riescono ad attrezzare per l’irrigazione parte delle superfici coltivate, fronteggiando le spese per gli investimenti e la gestione irrigua, compresi i costi energetici.  

La spesa in energia sostenuta dalle aziende per la sola distribuzione dell’acqua al campo (indipendentemente dalla modalità di approvvigionamento) costituisce, infatti, la voce di costo prevalente legata alla pratica irrigua a livello aziendale (più dell’80%1).  La siccità ha aumentato i consumi energetici per  la necessità di effettuare irrigazioni straordinarie. All’aumento dei consumi si affianca, inoltre, l’aumento del prezzo dell’energia, in costante crescita negli ultimi anni. La combinazione tra questi due fattori (aumento di consumi e di prezzi) ha causato importanti rincari della spesa energetica complessiva, rendendo sempre più oneroso ricorrere all’irrigazione.  

Più in generale, la prospettiva di scenario a medio termine, entro il 2030, è quella di una riduzione limitata delle dimensioni della dell’area agricola produttiva, con la diminuzione di superfici dedicate a cereali, foraggi e pascoli e aumento di aree dedicate a semi oleosi e legumi. L’innalzamento delle temperature, inoltre, potrebbe causare l’allungamento della stagione di crescita e potrebbe diventare frequente la coltivazione di colture per periodi di tempo più lunghi ed eventualmente con raccolti multipli. Di conseguenza, i cambiamenti climatici implicano un notevole incremento del deficit idrico delle colture, aumentando il fabbisogno  di acqua per l’irrigazione di oltre il 20 % in alcune aree del Paese. 

Investire nell’efficienza. Chi sostiene le aziende? 

Sempre i dati dell’ultimo censimento ISTAT mostrano che circa il 7% del totale delle aziende innovatrici ha effettuato investimenti in ambito irriguo; di queste, la maggior parte è localizzata al Nord Est, a conferma di quanto spiegato in precedenza. Gli investimenti per migliorare l’efficienza dei sistemi di irrigazione, ovvero per fornire al campo solo l’acqua strettamente necessaria alle colture, sono in grado di accrescere la produttività aziendale. In che modo? Riducendo le perdite nelle reti irrigue e sostituendo metodi irrigui poco efficienti, come ad esempio lo scorrimento, che prevede di riversare l’acqua in campo, con altri più efficienti come, ad esempio, quello a goccia in cui l’acqua viene data alla sola pianta in maniera lenta. 

Questo tipo di investimenti è stato sostenuto dalle Regioni nel corso delle differenti programmazioni della politica di Sviluppo Rurale, anche attraverso l’uso di sensori e lo sviluppo di software dedicati, che possono garantire gli stessi livelli di qualità e di rese, ma utilizzando meno acqua. Nel Piano Strategico della PAC 2023/27 per l’Italia, sono stati previsti diversi interventi per rendere sostenibile l’utilizzo dell’acqua e delle risorse idriche in agricoltura: oltre gli interventi di investimento, ci sono misure climatico-ambientali specifiche, come l’ACA 2 – Uso sostenibile dell’acqua –  che promuovono l’adozione di sistemi esperti, per ottimizzare  la pratica irrigua sulla base dell’effettivo fabbisogno delle colture, sia in termini di volumi da distribuire sia in termini di programmazione temporale degli interventi irrigui. Con l’ACA 24 – Agricoltura di precisione – , invece, si promuove l’irrigazione sulla base del principio del bilancio idrico pianta – suoloatmosfera con apposite attrezzature di precisione, in grado di variare gli apporti irrigui in funzione anche delle caratteristiche pedologiche dei suoli, oppure con l’impiego di sensoristica IOT per la misurazione dell’umidità del suolo. 

Ma come arriva l’acqua alle aziende agricole e di quanta acqua c’è bisogno? 

Dal punto di vista della gestione dell’acqua, le aziende agricole possono decidere di associarsi a un Ente irriguo, ove presente sul territorio, aderendo a un servizio idrico di irrigazione collettiva. Gli Enti irrigui prelevano l’acqua da fiumi, laghi o sorgenti, la accumulano se necessario in invasi (come dighe o piccoli laghetti), la distribuiscono sul territorio secondo specifiche procedure di fornitura dell’acqua agli utenti finali, ovvero le aziende agricole (esercizio irriguo). Gli agricoltori associati versano agli Enti un contributo, chiamato tariffa o ruolo irriguo, per la copertura dei costi del servizio (compresi i costi energetici e di manutenzione delle reti) in funzione dei benefici che se ne traggono, definito in base alla quantità di acqua utilizzata e, quindi, in funzione degli ettari irrigati e delle tipologie di colture praticate ecc. Questo tipo di gestione riguarda oltre il 60% dell’acqua fornita alle aziende. 

In alternativa, è la singola azienda a prelevare autonomamente l’acqua sostenendone direttamente tutti i costi di approvvigionamento.  

Uno studio del CREA del 2019 ha caratterizzato le aziende agricole secondo la modalità di ottenimento della risorsa irrigua, partendo dai dati della RICA e del SIGRIAN. Delle circa 11.000 aziende del campione RICA, il 24% ricorre agli Enti irrigui e soprattutto nel nord Italia, con una superficie media irrigata di circa 10 ettari. Le restanti sono localizzate soprattutto nelle Regioni del sud, con una superficie media di 2,5 ettari. 

Il CREA ha svolto un’analisi dei fabbisogni irrigui nelle regioni del Nord Italia appartenenti al distretto del Fiume Po (Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Valle D’Aosta, e parte del Veneto, delle Marche e della P.A. Trento), sui dati AGEA del 2018 e sulle informazioni della banca dati SIGRIAN oltre che su dati climatici, per gli anni 2016, 2017, 2018 sia nel collettivo che in autoapprovvigionamento. Dai dati AGEA del 2018 è stata calcolata la superficie potenzialmente irrigua sotto i 600 metri nell’area del Distretto Po ottenendo circa 1,4 milioni di ettari nel servizio collettivo e circa 575 mila nell’autoapprovvigionamento. Questa base è stata assunta per il fabbisogno dei tre anni variando però gli indici climatici. Quello che è venuto fuori è che, l’anno 2017, caratterizzato da una forte siccità estiva, ha portato ad un maggiore fabbisogno da parte delle colture. Infatti, se nell’anno 2016 il fabbisogno in autoapprovvigionamento si attestava sui 2, 5 miliardi di metri cubi, l’anno dopo è aumentato di 1 miliardo attestandosi sui 3,5. Nel 2018, in cui la situazione climatica si è ristabilita il fabbisogno è diminuito anche rispetto al 2016, attestandosi sui 2,2 miliardi. Per quanto riguarda le aziende agricole che prendono l’acqua dagli Enti irrigui si è avuta la stessa situazione, ma con ordini di grandezza differenti. Da un fabbisogno irriguo di 10,7 miliardi di metri cubi del 2016, si è passati a 13,7 miliardi nel 2017, per poi scendere a 9,7 miliardi nel 2018. La forte variazione dei fabbisogni nei vari anni mostra come l’andamento climatico incida fortemente sulle potenzialità produttive del settore, inducendo anche cautela negli agricoltori nell’investire in colture irrigue che sono sì redditizie, ma vincolate al fattore acqua molto variabile e soggetto a scarsità, soprattutto laddove non supportati da adeguate politiche di gestione efficiente dell’acqua. 

Considerati i volumi in gioco, è evidente come, oltre a sostenere gli investimenti aziendali, è importante anche investire sulle opere di approvvigionamento e distribuzione gestite dagli Enti irrigui, per garantire alle aziende adeguata disponibilità di acqua irrigua e, quindi, adeguata redditività.  

Le competenze alla programmazione e al finanziamento di questo tipo di interventi su infrastrutture irrigue sono condivise tra le Regioni (che agiscono prevalentemente mediante i fondi dello Sviluppo Rurale) e i Ministeri, in particolare il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti (MIT) per le infrastrutture idriche (anche a scopo promiscuo irriguo, potabile ed idroelettrico) e il Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste (MASAF) per le reti irrigue. Negli ultimi anni il MASAF ha investito molte risorse per l’efficientamento delle infrastrutture irrigue, privilegiando le aree più vulnerabili alla siccità e dedite a produzioni tipiche, beneficiando in ciò delle informazioni e funzionalità delle banche dati SIGRIAN2 e DANIA3 . Ad oggi, tuttavia, ingenti risorse sono ancora necessarie per migliorare l’accumulo di acqua, efficientare e digitalizzare le reti irrigue. 

Riferimenti 

  • Autorità di bacino del Fiume Po, Piano di gestione delle acque 2021-2027 (https://www.adbpo.it/PianoAcque2021/PdGPo2021_22dic21/Elaborato_06_AnalisiEconomica_22dic21/PdGPo2021_Elab_6_AE_22dic2021.pdf
  • EEA Report – Water resources across Europe confronting water stress: an updated assessment N.20/2021 
  • Ferrigno M, Lorenzetti R, Folino LA, Zucaro R (2022) The new Italian web database to support irrigation investment policies: DANIA, in International. Journal of Sustainable Agricultural Management and Informatics, Vol. 8, No. 1, 2022. https://doi.org/10.1504/IJSAMI.2022.123047 
  • Ferrigno M, Manganiello V, Pergamo R (2023) , Giornata dell’acqua ONU, affrontare la siccità in Italia tra prevenzione e gestione dell’emergenza – Pianeta PSR n.123/2023 
  • Ferrigno M., Zucaro R., Le infrastrutture irrigue a sostegno dell’agricoltura italiana, in Zumpano C. (a cura), INFRASTRUTTURE RURALI E SVILUPPO TERRITORIALE.POLITICHE A CONFRONTO, Rete Rurale Nazionale, Roma (2023a). ISBN 9788833853093 
  • Ferrigno M., Folino L.A. (2023b), Reti irrigue collettive: investimenti tra produttività e sostenibilità, in RRN MAGAZINE / numero 18 febbraio 2023 (Pianeta PSR – Il futuro in una goccia
  • Ferrigno M., Folino L.A., Capone S. (2023b), Infografica – I progetti di investimento irrigui in Dania, in in RRN MAGAZINE / numero 18 febbraio 2023 (Pianeta PSR – Il futuro in una goccia) 
  • Manganiello V., Ferrigno M., (2022) Agricoltura e risorse idriche in Annuario dell’agricoltura italiana 2021 – Volume LXXV, CREA. 
  • Manganiello V., Ferrigno M., (2023a) Agricoltura e risorse idriche in Annuario dell’agricoltura italiana 2022 – Volume LXXVI, CREA. 
  • Manganiello V., Ferrigno M., (2023b) Le banche dati SIGRIAN e DANIA a supporto delle politiche per l’uso sostenibile dell’acqua in agricoltura e nel quadro di attuazione degli SDGs, Pianeta PSR, n. 123 aprile 2023.  
  • Manganiello V., Crisponi C., Capone S., (2023), Una fotografia del Servizio Idrico di irrigazione sulla base dei dati SIGRIAN, in RRN MAGAZINE / numero 18 febbraio 2023 (Pianeta PSR – Il futuro in una goccia). 
  • Pergamo R., Ruberto M., La gestione dell’acqua e delle risorse idriche nella politica di sviluppo rurale: un percorso in continuità tra diversi periodi di programmazione, Pianeta PSR, n. 123 aprile 2023. 
  • Ruberto M, Pergamo R, L’acqua tra agricoltura e ambiente: dalla Direttiva Quadro Acque alla nuova PAC in RRN MAGAZINE / numero 18 febbraio 2023 (Pianeta PSR – Il futuro in una goccia
  • Ruberto M., Catini A., Lai M., Manganiello V. (2021), The impact of irrigation on agricultural productivity: the case of FADN farms in Veneto, in Economia agro-alimentare /Food Economy Vol. 23, Issue. 3, Art. 17, pp. 1-20 – ISSN 1126-1668 – ISSNe 1972-4802, doi: 10.3280/ecag2021oa12779. 
  • Zucaro R., Manganiello V., (2021) Agricoltura e risorse idriche in Annuario dell’agricoltura italiana 2020 – Volume LXXIV, CREA. 
Veronica Manganiello
Tecnologa, CREA Centro Politiche e Bioeconomia

Si occupa di ricerche per l’uso sostenibile delle risorse idriche in agricoltura. Responsabile tecnico-scientifico dell’Accordo di cooperazione per il PSRN 2014-2020. Referente banca dati SIGRIAN.

#lafrase Da soli si va più veloci ma insieme si va più lontani (Antico proverbio Africano)

Marianna Ferrigno
Tecnologa, CREA Centro Politiche e Bioeconomia

Si occupa di ricerca a supporto della pianificazione delle politiche per le risorse idriche in agricoltura e per il finanziamento di investimenti irrigui, in coordinamento con le politiche ambientali per l’acqua. Responsabile tecnico-scientifico dell’Accordo di cooperazione per il PSP 2014-2020. Referente database DANIA.

#lafrase You’ve gotta get up and try try try (P!nk)

Raffaella Pergamo
Ricercatrice del CREA – Politiche e Bioeconomia

Gli interessi di ricerca spaziano dalle politiche di sviluppo rurale a quelle per l’irrigazione, analisi economica delle filiere, agricoltura di precisione e digitale, strumenti finanziari per l’agricoltura, economia circolare e tutela della biodiversità. E’ componente del CUG CREA, del Forum dello Sviluppo Sostenibile- Gruppo Prosperità e del gruppo Finanza Sostenibile in ASVIS

#lafrase In una goccia d’acqua si trovano tutti i segreti degli oceani (Khalil Gibran)

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