TESTATA GIORNALISTICA ONLINE DEL CREA, ISCRIZIONE N. 76/2020 AL REGISTRO STAMPA DEL TRIBUNALE DI ROMA DEL 29/7/2020

10 C
Roma
domenica, 8 Dicembre 2024

Limone: un frutto da riscoprire

Della stessa Rubrica

Profumi, sapori, storia e territorio per un patrimonio genetico ancora da valorizzare e che offre agli scienziati armi importanti contro virus e patologie. 

Il Centro Olivicoltura Frutticoltura e Agrumicoltura del CREA è impegnato da diversi decenni nella conservazione della biodiversità limonicola e nell’utilizzo di tale biodiversità per il miglioramento genetico. Si dedica, inoltre, al risanamento da virus e all’identificazione di fonti di resistenza al mal secco, sia all’interno del germoplasma limonicolo che in quello degli altri agrumi coltivati e selvatici. 

Il settore limonicolo 

Il limone (Citrus limon) rappresenta uno degli agrumi più coltivati in Italia, dopo arancio e mandarini, con una superficie investita di oltre 25.000 ettari, di cui circa 22.500 in Sicilia (ISTAT, 2021). Il limone, oltre che per il succo, viene coltivato per l’estrazione di essenze dalla buccia, prevalentemente utilizzate nell’industria agroalimentare.  

Figura 3 – Limone Pink Fleshed, caratterizzato dalla variegatura di foglie e frutti e dalla pigmentazione rosa della polpa (foto di M. Caruso). 

Il territorio nazionale presenta numerose aree vocate alla sua coltivazione, che si concentrano lungo la costa ionica e quella tirrenica. La Sicilia presenta tre consorzi di tutela IGP, ovvero quelli del Limone di Siracusa, che si estende per oltre 1.300 ettari, del Limone Interdonato, coltivato nella provincia di Messina, e del Limone dell’Etna, riconosciuto nel 2020. A questi si aggiungono il consorzio del Limone di Rocca Imperiale in provincia di Cosenza, le due IGP campane (Amalfi e Sorrento) ed il Limone Femminello del Gargano in Puglia. Il gruppo varietale di maggior pregio e più coltivato in Italia è quella del Femminello, di cui esistono numerose selezioni commerciali. Alcune selezioni clonali di limone, come il Lunario e il Pink fleshed (figura 3) hanno un elevato valore ornamentale. La biodiversità limonicola è anche rappresentata da numerosi ibridi spontanei, in parte descritti dai più importanti citrologi a partire dal XVII secolo. Alcuni sono tolleranti al mal secco e rappresentano quindi delle utili fonti di resistenza o tolleranza utilizzabili per i programmi di incrocio. Alcune di queste accessioni vengono coltivate e vendute in mercati locali (limone cedrato Spadafora, Piretto) o tuttora utilizzate a scopo ornamentale come il limone Cardinale, il cedro Vozza, la Pera del Commendatore (figura 4), il Pomo d’Adamo Cedrato (foto 5)]. 

Foto 5 – Frutto di Pomo d’Adamo Cedrato (foto di M. Caruso) 

La gran parte della produzione nazionale di limone si concentra tra fine settembre e marzo-aprile. Esistono inoltre produzioni estive, concentrate principalmente nell’areale Etneo, ottenute grazie alla tecnica della “forzatura” o “secca” su terreno sciolto, che dà origine alla produzione dei verdelli; essi rappresentano una tipologia di frutto economicamente importante, poiché matura nel periodo da maggio a settembre, quando la produzione nazionale è pressoché assente e si registrano i picchi di consumo. La forzatura consiste nella sospensione della somministrazione irrigua nel periodo estivo, provocando uno stress idrico prolungato (circa 4 settimane) alla pianta. Quando la chioma manifesta un appassimento generalizzato, che di norma si evidenzia a luglio, si interviene con irrigazione ed eventuale concimazione azotata che inducono il superamento dello stress e causano un’abbondante fioritura, che darà origine a frutti che raggiungeranno la maturazione nell’estate successiva. 

In Sicilia, i frutti di limone sono molto graditi anche per il consumo fresco, in insalata o a fine pasto per le proprietà digestive. Inoltre, il succo appena spremuto con l’aggiunta di seltz ed un pizzico di sale costituisce una bevanda molto dissetante che reintegra liquidi, vitamine e sali minerali e viene distribuita in numerosi chioschi disseminati nelle vie cittadine. Tra le caratteristiche nutrizionali si evidenzia l’elevato contenuto di vitamina C e composti fenolici antiossidanti, che, come è noto, hanno molti effetti benefici sulla salute. Numerosi sono gli studi che hanno attribuito al succo di limone proprietà salutistiche: aumenta le difese immunitarie, aiuta la funzionalità renale diminuendo i livelli di acido urico, previene i danni causati dai radicali liberi e le malattie cardiovascolari abbassando i livelli di colesterolo. 

Un po’ di storia 

Il limone, insieme al cedro, era già conosciuto in epoca romana (I secolo AC) e fu reintrodotto in Italia nel periodo della dominazione araba (X secolo). La Sicilia ha rappresentato fino a pochi decenni fa la principale area mondiale di produzione ed esportazione. Sebbene il nostro Paese non sia più tra i principali produttori di limone, esso rimane una delle aree di coltivazione con maggiore biodiversità, da cui derivano numerose varietà diffuse a livello globale. Nel corso dei secoli si è assistito al proliferare di varietà ed accessioni con caratteristiche diverse, in termini di forma e dimensione del frutto, colorazione dei fiori e dei germogli (che nella maggior parte dei casi assumono una tinta violacea), grado di acidità, colorazione della polpa, attitudine alla rifiorenza (ovvero alla produzione di frutti in diversi periodi dell’anno), precocità di ingrossamento del frutto, presenza di semi e tolleranza a patogeni. Quasi tutte le varietà commerciali derivano da mutazioni spontanee di un unico capostipite, probabilmente originario dell’areale pedemontano dell’Himalaya, e che deriva da un incrocio spontaneo tra arancio amaro (Citrus aurantium) e cedro (Citrus medica) (Figura 2). 

Figura 2 – Il limone deriva dall’incrocio avvenuto spontaneamente tra l’arancio amaro (genitore femminile) ed il cedro (genitore maschile). 

Limone: cosa temere? 

Foto 1 – Pianta di limone colpita da mal secco (foto di M. Caruso)

Il più grosso fattore limitante per le produzioni limonicole nazionali è rappresentato dal mal secco (foto 1), malattia provocata dal fungo Plenodomus tracheiphilus, che si annida nei fasci vascolari della pianta e ne causa disseccamenti fino alla morte. Purtroppo, non esistono metodi di cura, e l’unico modo per contenerne la diffusione è l’utilizzo di sali di rame preventivi o l’asportazione della vegetazione colpita. In questo contesto, ed alla luce della necessità di limitare l’uso di prodotti a base di rame (Regolamento di Esecuzione UE 2018/1981), la selezione di varietà resistenti o tolleranti alla malattia rappresenta un obiettivo prioritario per l’intero comparto. 

L’attenzione è alta anche nei confronti di alcune malattie da virus, come il Citrus tatter leaf, il Citrus chlorotic dwarf e il Citrus yellow vein clearing, non ancora segnalati nel nostro territorio, ma alcuni già presenti alle porte del Mediterraneo, la cui diffusione provocherebbe grosse perdite economiche in termini di produttività. 

Il contributo della ricerca del CREA 

Il Centro Olivicoltura Frutticoltura e Agrumicoltura del CREA è impegnato da diversi decenni nella conservazione della biodiversità limonicola e nell’utilizzo di tale biodiversità per il miglioramento genetico. Il CREA conserva oltre un centinaio di accessioni di limone, 6 di cedro, e 20 tra lime dolci, acide ed ibridi spontanei di limone e cedro presso le proprie aziende di Acireale e Reggio Calabria, sia in pieno campo che in strutture protette. I ricercatori del Centro operano inoltre il risanamento da virus e viroidi di parte delle accessioni in conservazione, al fine di includerle nel programma di certificazione del materiale di propagazione. Le attività di conservazione e risanamento sono condotte nell’ambito del progetto RGV-FAO.  

Il Centro di ricerca è, inoltre, costantemente impegnato nell’identificazione di fonti di resistenza al mal secco, sia all’interno del germoplasma limonicolo che in quello degli altri agrumi coltivati e selvatici. L’attività di ricerca è attualmente condotta nell’ambito del progetto FREECLIMB (www.primafreeclimb.com), progetto internazionale finanziato dal programma PRIMA, coordinato dall’Università di Milano e che vede il coinvolgimento di 15 partner provenienti dai paesi della sponda Nord e Sud del Mediterraneo. 

Recentemente, sempre nell’ambito del progetto FREECLIMB, il CREA ha partecipato al sequenziamento del genoma della varietà Femminello Siracusano, coordinato dall’Università di Catania. Le informazioni del genoma, pubblicate e quindi disponibili per la comunità scientifica, saranno estremamente utili per l’identificazione di geni di resistenza al mal secco e che controllano i principali caratteri qualitativi del frutto, con la finalità di assistere e rendere più efficienti i programmi di selezione di nuove varietà. 


Marco Caruso
Ricercatore, CREA-Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura 

Si occupa di miglioramento genetico degli agrumi attraverso programmi di incrocio e selezione clonale, per ottenere nuove varietà di arancio, mandarino e limone con migliori caratteristiche qualitative e resistenti ai parassiti, e portinnesti più tolleranti agli stress ambientali ed agli organismi nocivi.
Promotore delle strategie di rilascio e valorizzazione di nuove varietà di agrumi del CREA in Italia ed all’estero 

#lafrase Sperimenta la gioia di fare. Risplenderai di serenità (David Lynch) 

Grazia Licciardello 
Ricercatore, CREA-Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura

Biologa molecolare con esperienza nella diagnosi e nello studio di virus, fungi e batteri patogeni delle piante, in particolare di agrumi e olivo. Negli ultimi anni si è specializzata nella diagnosi di patogeni emergenti degli agrumi grazie ai test su piante indicatrici e all’applicazione delle nuove tecnologie di sequenziamento NGS 

#lafrase Non c’è niente di così paziente, in questo mondo, come un virus alla ricerca di un ospite (Mira Grant)

Gli ultimi articoli