Le risorse genetiche forestali (RGF) costituiscono la base evolutiva della vita delle foreste e custodiscono quelle variabili che permettono ad alcuni esemplari di sopravvivere meglio alle avversità. Conservare e studiare queste abilità significa selezionare e produrre i semenzali più adatti alle specificità locali e resistenti al cambiamento climatico, un contributo importante per la tutela delle nostre foreste e della loro biodiversità.
Un patrimonio genetico da difendere
In un mondo dove i cambiamenti climatici corrono più veloci delle nostre previsioni, le foreste italiane sono chiamate a una missione difficile: resistere, adattarsi e continuare a offrire i loro preziosi servizi. Non parliamo solo di ombra e legno, le foreste, infatti, assorbono anidride carbonica, ospitano biodiversità, proteggono il suolo e ci offrono cibo e benessere. Ma per continuare a farlo, hanno bisogno di essere forti, flessibili, resilienti, e la chiave di tutto è nascosta nel loro DNA.
Le risorse genetiche forestali: un tesoro invisibile
Le risorse genetiche forestali (RGF) sono la base evolutiva della vita delle foreste. Esse costituiscono la fonte di variazione all’interno delle specie e permettono ad alcuni alberi di sopravvivere meglio alla siccità, al freddo, all’attacco di parassiti e ad altre avversità e di trasmetterle alle generazioni successive. Conservare questa diversità è come avere una fornita cassetta degli attrezzi: non sai quando ti servirà quel determinato strumento, ma sai che potrai usufruirne nel momento del bisogno.
Due strategie, un obiettivo: proteggere il futuro
Per salvaguardare questo tesoro, l’Italia – uno dei principali hotspot di biodiversità in Europa – adotta due strategie complementari: la conservazione in situ e la conservazione ex situ.
La conservazione in situ tutela le popolazioni forestali nel loro ambiente naturale, garantendo la sopravvivenza e l’evoluzione del patrimonio genetico, favorendo l’adattamento alle condizioni ambientali e preservando le interazioni ecologiche.
In Italia esistono aree forestali dove si proteggono popolazioni di alberi di particolare interesse genetico (Unità Genetiche di Conservazione), con un focus sulle popolazioni marginali che crescono ai limiti dell’areale naturale o in condizioni ambientali difficili. Un esempio, in questo caso, è rappresentato dalle popolazioni di Betula pendula (betulla bianca), testimoni della flora post-glaciale, presenti lungo l’Appenino in popolazioni di piccole e frammentate dimensioni. Queste popolazioni spesso possiedono caratteristiche genetiche uniche, preziose per l’adattamento ai cambiamenti futuri.
Un altro strumento di tutela sono i Materiali di Base (MB): popolazioni selezionate per le loro qualità genetiche e fenotipiche, iscritte nei Registri Regionali e Nazionali (RNMB). Questi materiali vengono classificati secondo criteri europei per garantirne qualità e tracciabilità lungo la filiera vivaistica, come stabilito dal D.Lgs. 386/2003 e successive integrazioni, alla cui definizione il CREA Foreste e Legno ha collaborato attivamente.
L’altra strategia è la conservazione ex situ che protegge le RGF fuori dal loro ambiente naturale. La collezione di Abies nebrodensis (abete dei Nebrodi), presso il CREA Foreste e Legno di Arezzo, rappresenta una delle principali iniziative di conservazione ex situ di questa specie endemica siciliana, considerata in pericolo critico di estinzione. Questa collezione comprende esemplari coltivati a partire da materiale genetico raccolto dalla originale popolazione naturale, con l’obiettivo di preservare la diversità genetica e supportare eventuali programmi di reintroduzione.
Esistono diversi tipi di conservazione ex situ:
- Conservazione del seme: tramite banche del germoplasma, dove i semi sono conservati in condizioni controllate per mantenerne la vitalità;
- Crioconservazione: prevede il congelamento di tessuti vegetali (come gemme o meristemi) a temperature molto basse, per conservarli a lungo;
- Conservazione in pieno campo: realizzata in arboreti sperimentali, dove le piante vengono coltivate e monitorate.
Quest’ultima permette non solo di conservare, ma anche di valutare le performance produttive e le caratteristiche genetico-adattative delle piante, osservando come reagiscono a diversi stress biotici (come malattie o parassiti) e abiotici (come la siccità o le temperature estreme). Questi “laboratori a cielo aperto” consentono di selezionare i materiali più promettenti per produrre semenzali resilienti e adatti alle specificità locali, con particolare attenzione agli effetti del cambiamento climatico, svolgendo così un ruolo fondamentale nella strategia di miglioramento genetico delle specie forestali.
Il CREA e la rete degli arboreti sperimentali
Il CREA Foreste e Legno è uno dei Centri di riferimento in Italia per la conservazione, la ricerca genetica e la valorizzazione delle RGF. Attraverso le sue sedi sperimentali e i suoi laboratori specializzati, il CREA studia i caratteri adattativi delle piante e analizza la variabilità genetica delle popolazioni. Svolge ricerca relativa alla caratterizzazione (fenotipica e genetica-adattativa), selezione e gestione delle RGF importanti per la salvaguardia della biodiversità, al fine della loro conservazione, miglioramento e adattamento ai cambiamenti climatici.
Il CREA Foreste e Legno, da oltre un secolo, progetta e gestisce una rete di arboreti sperimentali che rappresenta uno strumento per l’attuazione di una strategia di lungo termine per la ricerca e la conservazione delle RGF. Collocati in ambienti diversi permettono di valutare accrescimento, qualità del legno e resistenza agli stress; osservare le risposte a parassiti, siccità o gelo; selezionare genotipi promettenti per l’adattamento climatico.
Dal seme alla pianta: una filiera da curare
Ma la genetica, da sola, non basta. Serve una filiera vivaistica forestale sostenibile, capace di trasformare i risultati della ricerca in piante concrete, pronte a rinverdire aree degradate o a migliorare e rinforzare i boschi esistenti. Lungo tutta la filiera produttiva, dalla raccolta dei semi al loro processamento e conservazione, alla produzione in vivaio di piantine, fino al trasporto al sito di impianto, ogni passaggio deve essere tracciabile attraverso l’applicazione di protocolli idonei, come quelli già previsti dalla normativa vigente, o più avanzati, con l’utilizzo di approcci molecolari. In particolare, con gli strumenti molecolari, si possono creare mappe genetiche di riferimento delle popolazioni autoctone che permettono di verificare se il materiale vivaistico corrisponde realmente alla provenienza dichiarata o per verificare l’identità specifica del materiale in filiera.
Un futuro che affonda le radici nella scienza
La conservazione in situ ed ex situ e la certificazione sono gli elementi fondamentali per la costituzione di una filiera vivaistica sostenibile per la produzione di piantine di qualità, che siano in grado di adattarsi alle future condizioni indotte dei cambiamenti climatici. Solo così potremo piantare foreste che sapranno crescere forti nel clima che verrà.
La sfida è ambiziosa, ma l’Italia ha tutte le risorse per affrontarla. Investire nella gestione e valorizzazione delle risorse forestali è oggi una scelta strategica fondamentale, essenziale per una selvicoltura moderna e per una pianificazione forestale attenta alla multifunzionalità e alla tutela degli ecosistemi.
Risorse Genetiche Forestali: il Gruppo di lavoro del CREA Foreste e Legno – YouTube

Ricercatore presso il CREA Centro di ricerca Foreste e Legno – Arezzo
dottore di ricerca in ecologia forestale, ha svolto studi di ecofisiologia delle piante. Si occupa di gestione sostenibile delle foreste e delle piantagioni forestali, con particolare attenzione alla gestione e conservazione della biodiversità e delle risorse genetiche forestali, attraverso azioni di conservazione sia in-situ che ex-situ. Attualmente, in qualità di esperto distaccato presso la FAO, coordina le attività di supporto al comitato Silva Mediterranea.
#lafrase In nature nothing exists alone (Carson)

Ricercatrice presso il CREA Centro di ricerca Foreste e Legno
Dottore di ricerca in Ecologia Forestale. Responsabile, in collaborazione con il Dott. Giovanbattista de Dato, delle attività legate alla conservazione, gestione e miglioramento delle Risorse Genetiche Forestali (RGF) presso la sede di Arezzo. La sua attività si concentra in particolare sulla conservazione e gestione delle RGF in relazione ai cambiamenti climatici e allo studio dei principali tratti adattativi delle specie forestali.
#lafrase Il destino degli alberi è intimamente legato a quello dell’uomo (Peter Wohlleben)