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venerdì, 26 Aprile 2024

Il suolo… è inquinato e inquina

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Intervista a Rita Aromolo, primo tecnologo del CREA Agricoltura e Ambiente a cura di Manuela Cicerchia

Quando si parla di inquinamento ambientale non bisogna dimenticare che si parla anche di inquinamento del suolo, una risorsa preziosa ma non eterna. Scopriamo insieme perché anche il suolo può inquinarsi, le conseguenze che questo fenomeno può portare e qual è l’obiettivo che il CREA Agricoltura e Ambiente si è posto con le sue ricerche 

L’inquinamento del suolo è un fenomeno che è andato aumentando negli ultimi decenni, erodendo una risorsa preziosa e vitale. Cerchiamo di capire, insieme a Rita Aromolo, primo tecnologo del CREA Agricoltura e Ambiente in cosa consista questo fenomeno come lo si può contrastare. 

Dott.ssa Aromolo, ci può spiegare cosa si intende con esattezza per inquinamento del suolo? In quale contesto, e con quali modalità, tale inquinamento può avvenire? 

Il suolo è una risorsa naturale fondamentale, soggetta ad elevato rischio di degrado e, in quanto tale, deve essere salvaguardata e protetta. 

Il XX secolo è stato caratterizzato da un netto sviluppo economico e un aumento dei consumi che hanno portato benessere e ricchezze a buona parte della popolazione occidentale. In realtà, se da una parte il tenore di vita è nettamente migliorato, dall’altro, problemi quali produzione di rifiuti, perdita della biodiversità, inquinamento prodotto dall’uso dei combustibili fossili hanno generato delle forti pressioni sull’ambiente. Lo sviluppo industriale, lo smaltimento dei rifiuti, l’impiego eccessivo di fertilizzanti, l’uso di acque irrigue di pessima qualità e tante altre fonti di inquinamento hanno determinato la dispersione e l’accumulo nell’ambiente, soprattutto nel suolo, di metalli pesanti e di altri contaminanti, determinando un serio problema per la vita delle piante e dell’uomo. Basti pensare che è dal suolo che i vegetali e le piante traggono le sostanze nutritive necessarie alla loro crescita e al loro sostentamento.  

L’inquinamento del suolo è un fenomeno preso in considerazione come problema serio solo negli ultimi decenni. Per molto tempo, infatti, il degrado della risorsa suolo è stato ignorato in favore della capacità del suolo di trattenere le sostanze inquinanti tamponandone gli effetti evidenti entro poco tempo, al contrario di quei comparti ambientali, come l’aria o le risorse idriche superficiali che, invece, reagiscono all’inquinamento antropico ripercuotendosi sull’ambiente con maggiore immediatezza. 

L’accumulo di sostanze potenzialmente tossiche nei suoli può derivare sia da cause naturali che antropiche. Naturali sono la presenza, ad esempio, di alte quantità di metalli pesanti in relazione al substrato roccioso su cui si è formato il suolo e alla sua origine geogenica; antropiche possono essere, invece, pratiche agricole intensive, attività civili e industriali, traffico veicolare, ecc. 

I principali inquinanti del suolo, che possono impattare negativamente anche sulla salubrità degli alimenti, possono essere identificati ad esempio in metalli pesanti, eccesso di nutrienti ecc.  

La presenza di metalli nel terreno, sia essa dovuta a cause endogene o esogene, può rappresentare un serio rischio per l’uomo in funzione del potenziale di trasferimento di questi nelle produzioni agricole e, di conseguenza, nella catena alimentare. 

I metalli pesanti hanno la caratteristica di non essere soggetti ad alcun processo di decomposizione e permangono, quindi, nel suolo fino a quando non vengono trasportati da qualche meccanismo chimico, fisico o biologico in un altro comparto ambientale. La presenza di metalli, se in concentrazione superiore a determinate soglie, perturba gli equilibri microbiologici del suolo, condizionandone negativamente la fertilità e l’assorbimento radicale da parte dei vegetali. Essi  si trovano normalmente come elementi in traccia nell’ambiente, in concentrazioni molto basse e in piccole concentrazioni, sono essenziali per la vita delle piante, degli animali e dell’uomo, ma superate certe soglie, possono rivelarsi tossici.  

La crescita della popolazione e il degrado della risorsa suolo a livello mondiale renderanno – e rendono già ora – necessario impiegare estensioni sempre maggiori di terreno e utilizzare per l’agricoltura anche suoli pesantemente influenzati dalle attività antropiche, che quindi potrebbero contenere concentrazioni elevate di contaminanti di varia natura, soprattutto in aree sviluppate e fortemente industrializzate. 

I contaminanti attraverso il sistema suolo pianta possono entrare nel ciclo alimentare ed essere accumulati negli organismi umani. Si rende necessario, dunque, valutare se e come la presenza di inquinanti nei terreni influenzi la qualità e la sicurezza igienico-sanitaria degli alimenti, in modo da valutare eventuali effetti dell’inquinamento del suolo sulla salute umana, mediati dalle coltivazioni ad uso alimentare.  

I metalli pesanti (e altri elementi in tracce potenzialmente tossici) possono avere effetti nocivi se accumulati in quantità eccessive all’interno dell’organismo. Una delle vie di esposizione principali a questo tipo di sostanze è l’assunzione attraverso gli alimenti; il loro ingresso nella catena alimentare avviene essenzialmente attraverso l’assimilazione da parte delle piante, che li assorbono dal suolo su cui crescono e, in misura minore, attraverso la deposizione fogliare. 

Il CREA Agricoltura e Ambiente è il Centro di ricerca specializzato anche nello studio del suolo. Gli studi e le ricerche da lei portate avanti in cosa consistono e quali sono gli obiettivi che si prefiggono? 

A tale proposito svolgo attività di ricerca nell’ambito dello studio e dell’analisi dei metalli pesanti nel suolo e nei vegetali, degli indicatori chimici della fertilità del suolo nella valutazione dell’impatto ambientale, dell’influenza delle pratiche colturali sulla qualità dei prodotti e sulle caratteristiche chimico-fisiche dei suoli, dell’inquinamento atmosferico e della qualità ambientale. 

Le ultime ricerche svolte sono finalizzate al monitoraggio delle deposizioni atmosferiche e del particolato, in relazione ai metalli pesanti, in una riserva naturale protetta, la Tenuta Presidenziale di Castelporziano, limitrofa all’area urbana di Roma. Partecipo come esperto del CREA, al Gruppo di Lavoro, istituito con decreto interministeriale, per la stesura di un modello scientifico di riferimento per la classificazione dei terreni relativi alla Terra dei Fuochi. L’obiettivo del modello è di pervenire all’individuazione di criteri per la valutazione dei terreni agricoli, finalizzati ad assicurare la salubrità e la qualità delle produzioni agroalimentari a tutela della salute umana. 

Il modello detta i criteri per individuare, su base scientifica e non empirica, l’inquinamento del suolo ed il rischio per la salute umana, animale e dell’ambiente ed ha valenza generalizzata per cui potrà essere esportato ed applicato in altre realtà territoriali caratterizzate da fenomeni similari. Sono state svolte dal nostro Centro anche attività analitiche per la ricerca di metalli pesanti nei suoli posti sotto osservazione. 

Nell’ambito delle mie ricerche, inoltre, partecipo ad un progetto MiPAAF  “Agroener” per la valorizzazione a scopi energetici di residui ligno- cellulosici provenienti da potature di verde urbano. Mi sono anche occupata di indagini sugli orti urbani, un fenomeno in crescente diffusione, nell’ottica di verificare l’influenza dell’impatto antropico dovuto al traffico veicolare e alle attività civili, sul suolo su cui si coltivano piante a scopo alimentare, cercando di porre l’attenzione sulla necessità di monitorare il suolo su cui vengono effettuate queste colture e sulla eventuale esigenza, se necessario, di scegliere colture in cui eventuali inquinanti vengano bloccati dalle radici e non traslochino nella parte edibile. 

Altri studi condotti riguardano il Fitorisanamento: vengono piantati in siti inquinati, come ad esempio Porto Marghera, pioppi ed eucalipti che neutralizzano i metalli pesanti: li assorbono fissandoli nel legno del tronco e le radici impediscono agli agenti contaminanti di raggiungere la falda acquifera. Una tecnica senza l’uso di sostanze chimiche che innesca anche una sorta di economia circolare in quanto il legno può essere usato come biomassa per produrre energia. 

Studiare l’inquinamento del suolo presuppone da parte del ricercatore la volontà di porre rimedio a tutta una serie di accadimenti, ambientali e salutari, infondendo anche una maggiore consapevolezza nella popolazione.  Quali ricadute attese, quali aspettative potranno esserci secondo lei per il suolo, per l’agricoltura e per l’ambiente dalle ricerche portate avanti? 

Uno degli scopi del mio lavoro è cercare con le mie ricerche di accrescere la consapevolezza dell’importanza della salvaguardia delle nostre risorse ambientali quali il suolo e far comprendere che la tutela della salute umana passa anche attraverso una attenta valutazione della qualità degli alimenti, la cui salubrità e le cui proprietà organolettiche sono determinate dall’ambiente in cui vengono prodotti.

Rita Aromolo, primo tecnologo del CREA Centro di ricerca Agricoltura e Ambiente

Tecnologo II° livello, svolge attività di ricerca nell’ambito dello studio e dell’analisi di metalli pesanti nel suolo, nei vegetali e nell’atmosfera, degli indicatori chimici della fertilità del suolo nella valutazione dell’impatto ambientale, dell’influenza delle pratiche colturali sulla qualità dei prodotti e sulle caratteristiche chimico-fisiche dei suoli, dell’inquinamento atmosferico e della qualità ambientale

#PensieroVerde
Per assicurare un futuro sostenibile al nostro pianeta, bisognerebbe cercare di ristabilire l’equilibrio tra il consumo umano di risorse naturali rispetto alla capacità della Terra di rigenerarle e ridurre la nostra impronta ecologica

Manuela Cicerchia, Tecnologo presso l’Ufficio Stampa

Editor di pubblicazioni scientifiche e divulgative, redattore e curatore editoriale.
Coordina la pianificazione e la gestione delle attività informative dell’Ente attraverso il canale istituzionali del sito e dei social. Collabora alla pianificazione strategica relativa alla disseminazione dei progetti di ricerca

#laFrase
Quando sei a un bivio e trovi una strada che va in su e una che va in giù, piglia quella che va in su. È più facile andare in discesa, ma alla fine ti trovi in un buco. A salire c’è più speranza. E’ difficile, è un altro modo di vedere le cose, è una sfida, ti tiene all’erta.
Tiziano Terzani

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