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Fico sotto attacco

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Sono due le avversità gravi, che minacciano lo stato sanitario del fico, mettendo a rischio la produttività delle coltivazioni e l’integrità degli ecosistemi e dei paesaggi rurali. Si tratta del fungo patogeno Ceratocystis ficicola e del coleottero Aclees taiwanensis, il cosiddetto punteruolo nero del fico.  

Il fico (Ficus carica) è una specie arborea, che caratterizza il paesaggio rurale del Mediterraneo, la cui origine sembra essere in Medio Oriente, in particolare l’attuale Turchia, dove la sua coltivazione ai fini della produzione del frutto si fa risalire a più di 11.000 anni fa. Ad oggi, circa il 70%, della produzione mondiale deriva dai Paesi che si affacciano sul Mare Nostrum.  

Il frutto (in realtà è una infruttescenza il cui nome botanico è siconio) ha proprietà nutrizionali di tutto rispetto, che lo rendono assolutamente indicato al regime alimentare umano, visto il contenuto in fibra, sali minerali, vitamine, metaboliti antiossidanti, unitamente ad un indice e carico glicemico contenuti. Il suo adattamento ad ambienti caldi e siccitosi lo rendono quanto mai adatto ad una agricoltura, che deve fronteggiare i cambiamenti climatici caratterizzati da incremento delle temperature e prolungati periodi di carenza idrica.  

Purtroppo, due gravi avversità, di natura fungina ed entomologica, minacciano lo stato sanitario del fico, mettendo a rischio sia la produttività delle coltivazioni sia l’integrità degli ecosistemi e dei paesaggi rurali, di cui il fico è parte integrante in ambiente mediterraneo.  

Deperimento del fico in Grecia in seguito ad un attacco di Ceratocystis ficicola proveniente dal terreno. In basso processi necrotici a carico della parte basale del fusto e del colletto (da Tsopelas et al. 2021)

Il fungo patogeno Ceratocystis ficicola, è stato segnalato su fico in Grecia nel 2018 e in Italia nelle regioni Puglia e Sicilia nel 2023. Tale patogeno causa gravi alterazioni a livello del tessuto legnoso delle radici e del tronco nonché cancri corticali, e come conseguenza, rallentamento della crescita, ingiallimento e avvizzimento della vegetazione e morte della intera pianta (Figura 1). Data la gravità delle manifestazioni patologiche Ceratocystis ficicola è stato inserito nella alert list di EPPO (European Plant Protection Organization), per la quale è auspicabile evitare una ulteriore diffusione del patogeno nei Paesi del bacino Mediterraneo.  

In Giappone Ceratocystis ficicola è stato riportato su fico fin dal 1982, all’inizio denominato Ceratocystis fimbriata e poi riclassificato come Ceratocystis ficicola. Anche in Giappone si riportano danni analoghi a quelli descritti in Grecia e in Italia. Gli isolati presenti in Europa sono risultati geneticamente molto simili a quelli giapponesi, pertanto si ipotizza che gli isolati di Grecia e Italia provengano proprio dal Giappone. È interessante ricordare che il fico in Brasile è attaccato da un’altra specie fungina appartenente allo stesso genere, Ceratocystis fimbriata, anch’essa in grado di causare danni ingenti alla coltura e della quale si deve temere l’introduzione in Europa. Dal punto di vista tassonomico, dunque, Ceratocystis ficicola appartiene al gruppo di Ceratocystis cosiddetto Asiatico-Australiano, mentre la specie Ceratocystis fimbriata rinvenuta su fico in Brasile appartiene al gruppo Latino-Americano. 

La malattia si diffonde per mezzo di materiale di propagazione infetto e non pienamente sintomatico, commercio di piante in vaso infette e/o aventi terreno contaminato. Infatti, il patogeno è in grado di sopravvivere nel terreno. L’elevata infettività di terreni contaminati è provata dal fatto che piante di fico messe a dimora in terreni contaminati si infettano abbastanza facilmente.  

In Giappone le strategie di controllo hanno fortemente puntato su programmi di miglioramento genetico mirati a: i) selezionare le varietà di Ficus carica aventi minor suscettibilità a Ceratocystis ficicola; ii) a trasferire a varietà di Ficus carica, mediante incroci controllati, la elevata resistenza a Ceratocystis ficicola di Ficus erecta (una specie distinta ma affine a Ficus carica). Ciò al fine di creare portinnesti resistenti a Ceratocystis ficicola sui quali innestare le comuni varietà di fico coltivate. Nel 2019 sono stati pubblicati gli interessanti risultati di questa attività consistenti nella selezione di alcune linee ibride derivate da incrocio Ficus carica X Ficus erecta e successivo reincrocio (backcross) con Ficus carica. Nei test per valutare le performance agronomiche, questi cloni hanno mostrato eccellente resistenza a Ceratocystis ficicola, elevata propagabilità e crescita vigorosa nonché compatibilità all’innesto con le varietà di Ficus carica.  

L’altra grave avversità è Aclees taiwanensis, il cosiddetto punteruolo nero del fico, un coleottero arrivato in Italia dall’Asia forse 15-20 anni fa, presumibilmente tramite scambi commerciali.  

Ormai l’insetto si è insediato in molte regioni italiane: Toscana, Lazio, Liguria, Abruzzo, Puglia, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Marche, Umbria, Veneto, e Sicilia. I danni maggiori sono però stati segnalati in Toscana e Lazio, dove la specie si è diffusa anche in importanti zone di produzione del fico. Stessa situazione è stata riportata per la Francia nell’area della Valle di Sauvebonne.  

Non è considerato un insetto da “quarantena”, pertanto non sono in atto decreti di lotta obbligatoria.  

L’insetto colpisce il fico inizialmente a livello del colletto/grosse radici, nella zona di contatto con il terreno. La femmina depone le sue uova scavando con il rostro un alloggiamento nel legno, dopodiché le larve si sviluppano all’interno dei tessuti legnosi, sviluppando gallerie che vengono riempite di segatura. La larva matura si avvicina alla parte più esterna della corteccia e quindi si trasforma nell’ultimo stadio giovanile detto pupa. In questa fase si possono notare delle colature di rosura bagnata di colore arancio/marrone chiaro che fuoriescono dalla corteccia.  

Nel tempo l’infestazione provoca un deperimento generale delle piante che rappresenta il sintomo più caratteristico dell’attacco. Tuttavia, quando si vede questo sintomo la pianta è già fortemente compromessa e può essere condotta fino alla morte. Il fitofago colpisce piante giovani ed adulte, compromettendo in 2-3 anni la vitalità delle stesse. Gli adulti possono volare, anche se sulla pianta si spostano generalmente camminando e lasciandosi cadere se disturbati; si alimentano a carico di frutticini in accrescimento, ma anche di giovani rametti.  

Nelle nostre aree si possono osservare due picchi di presenza degli adulti in attività sulla pianta, uno a partire da giugno e l’altro a settembre.  

Al momento non sono registrati principi attivi per il controllo delle sue popolazioni; pertanto, in caso di attacchi sulle piante l’unico metodo può essere quello dell’eliminazione meccanica degli adulti. Questi possono venire catturati anche con l’impiego di manicotti di tessuto non tessuto posizionati alla base del tronco. Se non verranno trovate strategie di difesa efficaci, il patrimonio dei fichi italiani, sarà in futuro sicuramente a rischio

Le due avversità Ceratocystis ficicola e Aclees taiwanensis sembrano essere diffusi, al momento, in aree geografiche distinte. Tuttavia, in un futuro prossimo non si può escludere che, ad esempio in Italia, il primo si diffonda verso nord ed il secondo verso sud, riuscendo a sovrapporsi e trovandosi a colonizzare/infeudare le stesse piante. Ciò non solo pone scenari in cui il danno finale risulterebbe dalla somma delle azioni svolte da ciascuno a danno dell’ospite, ma si potrebbero creare delle sinergie. Infatti, è noto che specie di Ceratocystis si avvalgono di coleotteri xilofagi per essere veicolati di pianta in pianta. Anche per Ceratocystis ficicola si sospetta che il coleottero Euwallacea interjectus possa essere vettore in Giappone. Dunque, non si può escludere che Aclees taiwanensis oltrechè esplicare il danno sopra riportato possa, in presenza di Ceratocystis ficicola, assumere il ruolo di vettore di questo patogeno fungino. 

Gruppo di lavoro (M. Pilotti, E. Gargani, V. Lumia, I. Cutino, A. Brunetti, A. Nencioni)

Massimo Pilotti
Ricercatore, CREA Centro Difesa e Certificazione

Elisabetta Gargani
Ricercatore di III livello, CREA Centro Difesa e Certificazione

Entomologia agraria. 

#lafrase Il successo non è mai definitivo, il fallimento non è mai fatale; è il coraggio di continuare che conta (Wiston Churchill)

Valentina Lumia
Ricercatrice, CREA Centro Difesa e Certificazione

#lafrase Creatività e passione sono le radici della ricerca scientifica

Ilaria Cutino
Ricercatrice, CREA Centro Difesa e Certificazione, sede di Firenze

Laurea in Economia politica e dottorato in Economia, i suoi principali ambiti di ricerca sono l’analisi dei mercati internazionali e la valutazione delle politiche agricole. È responsabile del Rapporto sul commercio con l’estero dei prodotti agroalimentari.

#lafrase La ricerca è per definizione movimento: ciò che era vero ieri non lo è più oggi, e sarà ancora modificato domani (Piero Angela)

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