Il progetto “Goccia Verde” è un programma di certificazione ambientale volontaria che valorizza un uso razionale ed oculato della risorsa idrica per l’irrigazione, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. Ne parliamo con Massimo Gargano, Direttore generale di ANBI.
Come nasce l’idea di questa certificazione?
Lo standard di “Goccia Verde” è un programma di certificazione volontaria promosso da ANBI in linea con quanto previsto dalla politica del Green Deal. In particolare, per adeguarsi velocemente alle priorità da raggiungere in termini di neutralità climatica e sicurezza alimentare e tenendo conto delle aspettative in materia di qualità ambientale ed energetica, abbiamo puntato a tenere sotto controllo non solo il costo dell’acqua per l’irrigazione, aumentando la sostenibilità delle infrastrutture, ma anche il prodotto agricolo ed agroalimentare, coinvolgendo le aziende agricole e di trasformazione, le loro organizzazioni e il territorio con le sue specificità. Partendo dall’osservazione del contesto socio-territoriale in cui ricade il Consorzio di bonifica, si possono trarre spunti interessanti e buone pratiche da diffondere, come individuare produzioni da tutelare ed incrementare, con un uso efficiente della risorsa idrica, e comunicare in maniera efficace i dati su qualità e quantità dell’acqua utilizzata. Inoltre, si possono privilegiare le scelte produttive che consentono ricavi e risparmio idrico ed estendere alle aziende l’utilizzo di strumenti di precisione che coadiuvano l’imprenditore agricolo nelle sue scelte agronomiche e colturali.
Possiamo, quindi, affermare che il progetto “Goccia Verde” può considerarsi una risposta tempestiva al problema della siccità?
L’ANBI rappresenta la rete italiana dei Consorzi di Bonifica, che essendo organi di autogoverno del territorio, sono impegnati nell’espletamento di funzioni di interesse pubblico come la gestione delle acque di superficie. La carenza idrica di questi ultimi mesi implica che i Consorzi devono gestire con la massima efficienza la distribuzione dell’acqua nelle campagne, sopportare dei costi energetici incrementati dalla situazione contingente e garantire la sicurezza idraulica degli impianti che devono funzionare con acqua al minimo. Adottare una politica ambientale che parta da un’analisi delle specificità del territorio, che individui degli obiettivi quantificati ed effettui degli audit interni periodici sulla gestione degli usi irrigui, che può identificarsi nel processo di certificazione di “Goccia Verde”, significherà non solo fronteggiare le emergenze, ma anche pianificare le attività ordinarie in un’ottica di sostenibilità dei processi gestionali e produttivi. In altre parole, vuol dire valorizzare quello che già si fa e individuare obiettivi di miglioramento, limitando gli impatti di alcuni processi e valutando le principali criticità che ne derivano.
I Consorzi di Bonifica adottano la certificazione “Goccia Verde” in forma singola o anche in Rete?
Questo tipo di certificazione prevede un processo partecipativo integrato, di cui il Consorzio di Bonifica è promotore e fruitore allo stesso tempo, e l’ottenimento della valutazione di sostenibilità territoriale può essere utilizzato anche dagli attori che operano in quel territorio, identificati nelle aziende agricole e nelle OP. Nella fase di implementazione, è il Consorzio ad individuare obiettivi e pianificare il sistema di gestione, per la definizione di un disciplinare d’uso della risorsa idrica in relazione alle produzioni del territorio. Tutti i Consorzi che aderiscono al progetto di certificazione accrescono in maniera evidente la propria reputazione e la capacità di fronteggiare le emergenze, essendo coinvolti in una valutazione della sostenibilità delle proprie scelte con logica preventiva. In una seconda fase della certificazione, si potrà prevedere una condivisione di alcune azioni del percorso in ottica di rete.
La certificazione è interna all’ANBI o viene effettuata da un soggetto indipendente?
Per dare maggiore efficacia alla procedura, è stato deciso che la verifica finale degli indicatori di sostenibilità, in base ai quali si ottiene la certificazione di “Goccia verde”, viene assicurata da un soggetto terzo indipendente. Sono nove i criteri da valutare, che vanno dalla sostenibilità generale degli usi, all’ottimizzazione degli usi idrici, da azioni per il controllo e il miglioramento della qualità dell’acqua ad azioni per il risparmio e la riduzione dell’impatto energetico, da azioni per il controllo della legalità ad azioni di facilitatore o di apripista per nuove tecnologie, da azioni di educazione e formazione ad azioni per l’incremento e ripristino di servizi ecosistemici, fino ad una valutazione della sostenibilità socio-economica.
Ricorre, spesso, in questo percorso di certificazione, la terza dimensione della sostenibilità: che ruolo ha precisamente?
I percorsi virtuosi previsti dal progetto “Goccia Verde” sono stati ideati e costruiti sulla base di una visione di sistema complessiva di obiettivi economici, ma anche di benessere e di trasparenza, di salvaguardia ambientale e di politica di economia circolare. Le finalità di questo percorso volontario, in cui la risorsa idrica è posta al centro del bene comune, sono la qualità del servizio, la sicurezza e il benessere del lavoratore e, allo stesso tempo, lo sviluppo del territorio, che non può prescindere da una maggiore competitività delle aziende agricole e delle loro organizzazioni di riferimento.
Gli interessi di ricerca spaziano dalle politiche di sviluppo rurale a quelle per l’irrigazione, analisi economica delle filiere, agricoltura di precisione e digitale, strumenti finanziari per l’agricoltura, economia circolare e tutela della biodiversità. E’ componente del CUG CREA, del Forum dello Sviluppo Sostenibile- Gruppo Prosperità e del gruppo Finanza Sostenibile in ASVIS
#lafrase In una goccia d’acqua si trovano tutti i segreti degli oceani (Khalil Gibran)