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Per fare l’albero (ma anche tutte le altre piante) ci vuole un seme 

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La qualità del nostro cibo e dell’agroalimentare italiano – e noi lo dimentichiamo spesso – inizia dal seme. Un concentrato di innovazione, tecnologia e qualità, che dai campi arriva direttamente sulle nostre tavole, attraverso il cibo che mangiamo. L’accesso a sementi di qualità e certificate è il primo tassello non solo per la sicurezza alimentare, ma anche per la competitività dei nostri prodotti. Scopriamo le attività del CREA Difesa e Certificazione per tutelare un settore strategico per il nostro Paese e per il Made in Italy 

Il settore delle sementi è un potentissimo strumento della sovranità e della sicurezza alimentare, perché, attraverso le politiche che ruotano attorno al seme, è possibile incidere sia sulla salvaguardia del patrimonio genetico nazionale e della biodiversità, sia sulla valorizzazione di determinate varietà, che rappresentano l’essenza della produzione nazionale. L’accesso a sementi di qualità rappresenta la prima condizione per sviluppare politiche che garantiscano la sicurezza alimentare.   

Il seme è un concentrato di innovazione, tecnologia, qualità. Dal campo alla tavola il seme è sempre protagonista. In campo, una delle prime domande che si deve fare l’agricoltore è: quale varietà coltivare? dove acquisire le sementi della varietà richiesta?  

Le caratteristiche genetiche insite nel seme si trasferiranno nel prodotto raccolto e di conseguenza al prodotto trasformato che arriva sulle nostre tavole. Pertanto, la scelta comporta una visione di prospettiva, a seconda delle caratteristiche dell’ambiente di coltivazione, delle peculiarità agronomiche dell’azienda agricola e della destinazione del prodotto.   

Attraverso il seme, infatti, entra nell’azienda agricola, l’innovazione frutto di ricerca, sperimentazione e lavoro del costitutore della varietà, di chi la mantiene in purezza, di chi la moltiplica e di chi la rende disponibile all’agricoltore. 

Le caratteristiche tecnologiche delle sementi sono altrettanto importanti, perché il seme deve soprattutto germinare nelle più alta percentuale possibile, essere puro e privo di materiale inerte e non portare con sé semi estranei indesiderati. Deve essere, altresì, sano, e pertanto privo di malattie trasmissibili: proprio per tali ragioni spesso il seme è trattato con prodotti che lo difendono dalle malattie, nella prima fase di insediamento in campo. Alcune specie sono generalmente confettate come la barbabietola, per esempio, per assorbire le asperità della superficie naturale del seme (un glomerulo in questo caso) e facilitare le operazioni di semina di precisione. 

Produrre sementi, inoltre, comporta conoscenze multidisciplinari che vanno dalla botanica alla genetica, dall’agronomia all’economia. Si tratta di un’attività specializzata che non si può improvvisare e che richiede tempi tecnici lunghi e buona programmazione, ancor più se si parla di costituire nuove varietà. 

La qualità delle sementi si compendia in tutte le caratteristiche che le rendono utili alle esigenze cui devono rispondere.

Proprio per l’importanza che rivestono nel sistema agro-alimentare nell’Unione europea, le sementi sono soggette a certificazione da parte di un ente terzo, in Italia CREA-Difesa e Certificazione, che garantisce con controlli di prodotto e di processo che le sementi immesse in commercio rispondano ai requisiti minimi previste dalle normative di settore. 

Da un punto di vista generale, spesso le sementi sono definite un prodotto strategico e mai affermazione è stata più centrata. Le sementi sono, infatti, il primo anello della catena della sicurezza alimentare, il complesso varietà-seme contribuisce al benessere economico degli agricoltori, alla salvaguardia della biodiversità e dell’ambiente e può giocare un ruolo determinante nella mitigazione delle conseguenze dei cambiamenti climatici. È ciò che una recente analisi OCSE ha definito la tripla sfida.

Aumento della produttività, migliore sfruttamento dei fattori di crescita delle piante, resistenza o tolleranza a patogeni e a stress biotici e abiotici, caratteristiche nutrizionali, qualità in senso lato, sono solo alcuni dei fattori con cui varietà vegetali e sementi possono contribuire a raggiungere gli obiettivi. 

Disporre di una politica sementiera per un Paese significa disporre delle leve per indirizzare la produzione e per intervenire in caso di necessità quando calamità naturali o eventi internazionali alterano gli equilibri consolidati. Il coinvolgimento di tutti portatori di interesse sia pubblici sia privati nella sua definizione è uno dei fattori di successo di una tale politica. 

Un sistema sementiero importante e ben organizzato, anche dal lato istituzionale, è un punto di forza del Paese per garantire l’accesso a sementi di qualità e in quantità necessarie a soddisfare i fabbisogni nazionali e possibilmente alimentare un flusso di esportazione di cui l’economia possa beneficiare. 

L’Italia può vantare un settore sementiero dinamico e di lunga tradizione che pur tra punti di forza e inevitabili punti di debolezza, si colloca tra i primi paesi per importanza in ambito europeo.

Pier Giacomo Bianchi
Dirigente di ricerca Area sementi di CREA Centro Difesa e Certificazione

Coordinatore scientifico

#lafrase Mi hanno sepolto ma quello che non sapevano è che io sono un seme (Wangari Maathai)

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