Risponde Alessandra Pesce, Direttrice Centro Politiche e Bioeconomia
Parlare di agri-fotovoltaico sembra quasi un ossimoro, perché per tanti anni la produzione di energia elettrica da fonte solare è stata in contrapposizione alla produzione agricola. In altre parole, la terra è stata utilizzata per collocare i pannelli, sottraendo l’uso, di fatto, del principale fattore di produzione dell’agricoltura.
La ricerca ha permesso di mettere a punto nuovi modelli tecnologici, con un uso sempre più sostenibile delle risorse: l’agrofotovoltaico ne è un’espressione in quanto consente un’integrazione tra produzione agricola e produzione energetica. Lo stesso terreno coltivato è la base per strutture sopraelevate o integrate di pannelli fotovoltaici, si tratta di coltivazioni il cui ombreggiamento favorisce la produzione e riduce il consumo di acqua. In molti casi occorre ancora perfezionare la tecnologia, ma le sperimentazioni stanno dando buoni frutti, soprattutto se combinate con strumenti di agricoltura 4.0.
Intanto cominciamo a ristrutturare le coperture degli edifici aziendali agricoli, mettendo sul tetto i pannelli fotovoltaici e utilizzando l’energia prodotta per una maggiore efficienza nella gestione delle aziende, grazie al progetto del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza “Parco Agrisolare”.