
Risponde Giuseppe Pignatti, primo ricercatore CREA Foreste e Legno
Di norma un albero in foresta non ha bisogno di essere potato: l’albero è un organismo vivente altamente organizzato, costituito da strutture perenni come il tronco e da rami che tendono ad essere eliminanti autonomamente o a adattarsi naturalmente ai fattori locali condizionanti la crescita. Ad esempio, un albero isolato piegato dai venti del mare, uno slanciato in una foresta densa, oppure uno contorto ai limiti del bosco in alta montagna, hanno forme molto diverse che riflettono i fattori ambientali caratteristici del luogo in cui vivono, ma non avranno alcuna necessità di essere potati.
In città è diverso: agli alberi vengono attribuite funzioni dall’uomo (protettive, paesaggistiche, sociali), ma soprattutto l’ambiente in cui crescono è condizionato da fattori particolarmente limitanti, come la frequentazione dei pedoni, il traffico automobilistico elevato, i suoli e il clima modificati, gli spazi ridotti. Decidere di far crescere un albero in città significa rispettare la sua identità biologica, assicurando una crescita sana e duratura, malgrado le limitazioni imposte dall’ambiente cittadino e dall’uomo.

La potatura è solo una tra le diverse pratiche per consentire un migliore adattamento dell’albero all’ambiente della città. Non è un intervento fatto a prescindere, in maniera sistematica. È piuttosto la conseguenza di una buona ragione per tagliare, tra motivazioni estetiche e funzionali o tecniche, per limitare le dimensioni della chioma, adattare l’alberatura a mutamenti urbanistici, ridurre la diffusione di malattie, o per garantire la sicurezza in spazi altamente frequentati.
Purtroppo, spesso con il pretesto della sicurezza o del supposto risparmio, è frequente il caso di potature drastiche o di rami del tutto sani, dimenticando che un albero in buone condizioni di vitalità è anche molto resistente agli eventi estremi del clima. Una potatura troppo radicale in effetti può addirittura ridurre la sicurezza, per la presenza di monconi morti o per il ricaccio di rami deboli e poco ancorati, potenzialmente pericolosi. D’altra parte, alcune specie sono più soggette alla caduta di rami per effetto di venti forti o di accumulo di neve (ad esempio, pioppo e robinia).
In definitiva, in città è l’uomo che determina la necessità di potare gli alberi, ma a questa necessità si affianca l’impegno a rispettare l’albero come identità biologica. Un bravo potatore è colui che è capace di distinguere tra un taglio dannoso, inutile, facoltativo o obbligatorio. Più che una pratica schematica e occasionale, potare un albero in città diventa così un’arte, che incarna la cura periodica e costante di un patrimonio vivente affidato a mani esperte.

Tecnologo, CREA Centro Foreste e Legno
Laureato in scienze forestali con dottorato in arboricoltura da legno, si occupa di gestione forestale sostenibile, prodotti forestali non legnosi, di studio e conservazione della biodiversità per la filiera vivaistica forestale
#lafrase In tutte le realtà naturali v’è qualcosa di meraviglioso (Aristotele)