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mercoledì, 8 Maggio 2024

Oasi di diversità aliena: i giardini della Riviera ligure

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Anche i giardini storici e botanici, per la loro ricchezza in termini di biodiversità, possono attirare la presenza di parassiti e di specie aliene nocive e invasive, mettendo a serio rischio le specie autoctone. Scopriamolo cosa sta facendo il CREA, con il suo centro di Orticoltura e Florovivaismo, in questa direzione. 

Non sono poche le ragioni per le quali la sorprendente diversità vegetale dei giardini storici e botanici cattura l’attenzione di numerosi visitatori. Questi spazi costituiscono esempi insuperabili di progettazione botanica, dove specie di piante native ed esotiche convivono e interagiscono con l’ambiente che le circonda. La biodiversità dei giardini è data, oltre che dall’ingente numero di specie vegetali, anche da numerosi altri organismi come microbi, insetti, uccelli e mammiferi, che sfruttano le svariate risorse disponibili per stabilirsi in questi luoghi. Tale diversità botanica aumenta però contestualmente le possibilità di insediamento di specie nocive alle piante stesse. 

Punti di ritrovo 

Le numerose piante esotiche dei giardini possono, infatti, attirare e offrire alimento a parassiti specializzati come nel caso del temibile punteruolo rosso delle palme Rhynchophorus ferrugineus. Questo coleottero originario del sudest asiatico ha dimezzato negli ultimi 20 anni i numerosissimi esemplari di palme delle Canarie (il suo ospite preferito) presenti non soltanto nei giardini storici e botanici, ma anche nelle aree verdi urbane e nei piccoli giardini privati in tutto il nord del Mediterraneo.  

Un caso analogo di specie invasiva è quello del punteruolo nero dell’agave (Scyphophorus acupunctatus) ,parassita di origine centro e nord americana, che infesta le specie di agave, yucca e altre specie affini. A differenza del punteruolo rosso delle palme non è stato oggetto di programmi pubblici di gestione, perché è relativamente poco frequente in ambienti urbani e perché infesta esemplari di agave, che invadono aree costiere non gestite. La presenza incontrollata di questo insetto, però, causa gravissimi danni nelle preziose collezioni di Agavacee dei giardini botanici, i quali devono destinare risorse umane e materiali per la gestione del parassita. Il Centro di Orticoltura e Florovivaismo del CREA partecipa, nell’ambito di un accordo quadro di collaborazione con i Giardini Botanici Hanbury e su richiesta di altri giardini storici della Riviera ligure e francese, allo sviluppo di soluzioni per la lotta a questo e ad altri parassiti emergenti, per i quali non esistono ancora specifiche strategie di controllo.

Squilibri naturali 

Talune specie di insetti alieni sono caratterizzati dall’alternarsi di periodi in cui compaiono in gran numero a fasi di latenza. Nella Riviera ligure e francese  una specie  invasiva è  un piccolo Coleottero Phloeosinus armatus, originario del Mediterraneo orientale, in grado di causare gravi danni a cipressi di particolare valore storico. Di norma Coleotteri come Phloeosinus armatus, che si sviluppano sotto le cortecce degli alberi e per raggiungere la maturità scavano nei giovani getti, sono favoriti nei loro attacchi da stress ambientali che indeboliscono le piante, predisponendole alla colonizzazione di questi insetti che, proprio per tale caratteristica, sono inclusi tra i cosiddetti “Fitofagi di debolezza”.  

Altri parassiti alieni, come i coleotteri del legno del genere Xylosandrus, sembrano sfruttare anch’essi condizioni di debolezza delle piante, in particolare i periodi di prolungate siccità. Varie specie di Insetti di debolezza sono, inoltre, capaci di attaccare varie piante, anche indigene. Ne è un chiaro esempio la specie aliena invasiva Xylosandrus crassiusculus, che, dopo essere stato introdotto accidentalmente in Italia, si è riversato sugli alberi di carrubo. La possibilità di nutrirsi di specie diverse di piante rende spesso difficile monitorare la presenza di questi Alieni. 

Amici e nemici 

La presenza di specie esotiche e la diversità vegetale tipica dei giardini botanici e storici favorisce, però, non soltanto la colonizzazione e l’insediamento di insetti alieni invasivi, ma aumenta anche le possibilità che tali specie entrino in contatto con antagonisti naturali di specie indigene, realizzando in vari casi nuove associazioni in grado di favorirne il controllo.  

Nel caso in cui gli antagonisti naturali presenti non siano in grado di controllare efficacemente le specie dannose è importante prendere in considerazione le possibilità di ricorrere a veri e propri programmi di lotta biologica. Qualora esistano, infatti, nemici indigeni utilizzabili contro le specie aliene invasive, prodotti in apposite biofabbriche, il loro impiego può rappresentare una alternativa importante. 

Nel caso, però, che nessuna specie indigena, naturalmente o liberata in tali ambienti, risulti capace di effettuare un effettivo biocontrollo degli alieni nei giardini botanici e storici, analogamente a quanto prospettabile per le coltivazioni agrarie, può essere ipotizzato il ricorso a programmi di Lotta Biologica Classica. In tal caso, nel rispetto della normativa vigente, è necessario che un preliminare Studio del rischio, redatto secondo un apposito Decreto Ministeriale, sia approvato dalle autorità competenti per evitare di introdurre specie che potrebbero arrecare in seguito danni alla faune e flora indigene.

Fernando Monroy 
Ricercatore, CREA Centro Orticoltura e Florovivaismo

Si è specializzato nello studio dei processi di decomposizione della materia organica e della fauna del suolo. Attualmente si occupa di interazioni biochimiche pianta-parassita e pianta-suolo.   

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