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martedì, 30 Aprile 2024

Xylella: l’impegno della ricerca CREA/2  

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Tra gli studi e gli approcci che i ricercatori CREA stanno portando avanti a difesa del territorio salentino e del suo straordinario patrimonio olivicolo aggredito da Xylella fastidiosa, è in corso di sperimentazione una strategia di difesa ecocompatibile,  facile da attuare e a basso costo, tale da poter essere applicata sia da grandi che da piccole aziende.

L’agroecosistema olivicolo salentino è un unicum territoriale di notevole pregio paesaggistico, storico, culturale oltreché produttivo che non ha eguali nel bacino del Mediterraneo. È, infatti, caratterizzato dalla presenza, su una notevole porzione di territorio, di esemplari secolari ed anche millenari di particolare pregio che mettono in evidenza come l’olivo rappresenti una vera e propria coltura identitaria per tutta l’area. Tale caratteristica, quindi, travalica il solo aspetto produttivo e fornisce uno spunto rilevante per cercare di conservarne la sua esistenza.  

Con lo scopo di salvaguardare contesti peculiari di tale territorio, attraverso una serie di studi interdisciplinari, è stata indagata una strategia articolata di difesa nei confronti di Xylella fastidiosa. Gli studi hanno coinvolto sia centri di ricerca del CREA, quali il Centro di ricerca per l’Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura, il Centro di ricerca Difesa e Certificazione, Università italiane, agronomi e tecnici operanti nel settore olivicolo. In particolare, le ricerche sono state condotte nell’ambito dei Progetti Ministeriali “Olidixit” e “Salvaolivi” nonché nel quadro di un accordo di Collaborazione tra CREA e Regione Puglia. 

Si è partiti da studi condotti negli Stati Uniti che indicano come ioni zinco e rame (ovvero atomi con cariche elettriche) siano attivi nel devitalizzare il batterio ed eliminare i gel che ostruiscono il passaggio della linfa grezza, bloccando la nutrizione delle piante infestate. Su questa base è stato testato un biofertilizzante contenente questi ioni e in grado di raggiungere i vasi all’interno della pianta nei quali il batterio si insedia e si moltiplica, attraverso la semplice nebulizzazione del prodotto sulla chioma. Le prove condotte, relative in particolar modo all’azione di controllo del batterio da parte del prodotto e alla sua reale capacità di arrivare fino ai vasi in cui circola la linfa grezza, hanno permesso di rilevare l’attività battericida con devitalizzazione di Xylella fastidiosa e il blocco della formazione delle strutture che ostruiscono questi vasi. 

A seguito di indagini preliminari di laboratorio si è passati a testare il prodotto in pieno campo. In alcune aziende olivicole salentine sono state effettuate prove triennali e di medio termine per rilevare l’effettiva riduzione della presenza del batterio all’interno degli ulivi nonché la reale capacità da parte delle piante di vegetare e produrre, sia pure in presenza di una ridotta densità di Xylella fastidiosa al loro interno.  

In tutti i casi si è potuto accertare, attraverso analisi molecolari in grado di misurare la concentrazione dei livelli di presenza delle cellule del patogeno, che la somministrazione del biofertilizzante è in grado di ridurre la presenza di Xylella fastidiosa negli olivi, consentendo una ripresa della produzione. Gli effetti positivi dei trattamenti sono stati evidenziati, anche da indagini sulla fisiologia delle piante, effettuate con tecniche di risonanza magnetica che hanno evidenziato il ripristino dei processi metabolici e l’attivazione di meccanismi di difesa nei confronti del batterio. 

La strategia adottata consiste nella somministrazione alla chioma del biofertilizzante una volta al mese, da inizio primavera ad inizio autunno, mediante nebulizzazione con atomizzatore o con lancia. È molto importante bagnare uniformemente tutta la chioma. Parallelamente vanno effettuate lavorazioni superficiali del terreno in pieno inverno e in primavera per eliminare le uova e uccidere le forme giovanili degli Insetti vettori che diffondono la malattia da piante infette a piante sane. Tali interventi devono essere accompagnati da potature equilibrate che evitino le sbrancature dell’albero e da una gestione agronomica che permetta di mantenere la fertilità del terreno. La strategia di controllo sopradescritta è stata applicata su oltre 1.500 ettari di oliveti salentini, sia in aziende di notevoli dimensioni che in piccole proprietà. 

Le prove condotte, pur nella grave situazione determinata dall’ampia diffusione dei fenomeni di deperimento e morie degli ulivi conseguenti all’introduzione di Xylella fastidiosa sul territorio italiano, hanno permesso di definire una possibile strategia emergenziale di intervento per la conservazione di uliveti di pregio e di particolare valore paesaggistico e storico nelle aree olivicole nelle quali non è più obbligatorio e non è possibile ricorrere a interventi di eradicazione, indispensabili invece nei nuovi focolai e nelle aree di ulteriore diffusione della malattia.  

Figura. Oliveto a Cannole (provincia di Lecce) sottoposto alla strategia di contenimento nei confronti di Xylella fastidiosa a partire dal 2016 (al centro nella foto) a confronto con oliveti disseccati. 

Marco Scortichini
Dirigente di ricerca, CREA Centro Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura

Caratterizzazione, epidemiologia e controllo ecosostenibile dei batteri fitopatogeni 

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