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giovedì, 26 Dicembre 2024

Quanto vale l’agroalimentare italiano  

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L’Italia è uno dei paesi più industrializzati al mondo e l’attività agricola in sé e  per sé mostra un valore fortemente ridotto rispetto al passato, come accade in tutte le economie sviluppate, ma non per questo meno rilevante per l’interesse pubblico. La produzione di prodotti agricoli, e quindi di cibo, resta infatti una delle principali preoccupazioni di qualunque governo, anche tenuto conto del fatto che, soprattutto nei paesi più avanzati, si inserisce in una più ampia catena alimentare e genera una fitta rete di relazioni intersettoriali, che costituiscono la filiera agroalimentare, di cui l’agricoltura e l’industria alimentare e delle bevande (food&beverage) rappresentano gli elementi di base

Oggi la filiera agroalimentare nel suo complesso vale in Italia circa 550 miliardi di euro in termini di fatturato (stima del CREA Politiche e Bioeconomia), pari al 15% del fatturato dell’intera economia nazionale. All’interno di questo sistema, l’agricoltura e l’industria alimentare e delle bevande rappresentano insieme quasi il 39% dell’intero valore. Più nel dettaglio, la fase industriale spiega oltre il 27% del totale e l’agricoltura un ulteriore 11% circa. Completano il quadro il commercio all’ingrosso e al dettaglio, i quali insieme pesano per ben il 53% del totale. Infine, la ristorazione raggiunge un fatturato di quasi 45 miliardi, equivalenti all’8% del sistema complessivo. 

Nonostante la contrazione progressiva dell’input di lavoro nel corso degli anni, l’agroalimentare italiano è ancora un settore strategico anche dal punto di vista occupazionale, con 1,6 milioni di occupati nel 2022, pari al 7% del numero complessivo in Italia. Per quanto riguarda la produzione, il valore del settore agricolo ha raggiunto, nel 2022, una quota pari a 74 miliardi di euro (con un’incidenza sulle attività economiche complessive del Paese superiore al 4%), confermando una posizione di assoluto rilievo tra i primi tre paesi dell’UE.  

All’interno del settore agricolo i prodotti di maggior rilievo, come valore della produzione, sono quelli di origine vegetale. I principali comparti sono rappresentati da ortaggi e patate (15%), uva e vino (9,4%), frutta e agrumi (9,3%). La componente zootecnica pesa circa per il 29%, con le carni che rivestono la posizione principale, seguite dal latte (17% e 9,6% rispettivamente). 

Guardando invece alla fase di trasformazione industriale, si nota il ruolo di primo piano rivestito dal settore delle bevande, che da solo pesa per il 14% del valore della produzione del settore food&beverage nazionale, trainato dal comparto del vino che da solo raggiunge la metà del valore del beverage italiano. Nel comparto food, invece, spicca la lavorazione e conservazione della carne e dei suoi prodotti, con un valore pari al 22% dell’intera industria alimentare nazionale. Si segnalano anche gli altri prodotti da forno e farinacei e l’industria lattiero-casearia, entrambi con una quota del 15% sul totale, oltre alla lavorazione di frutta e ortaggi che pesa per un ulteriore 11% circa. 

Fonte: ISTAT
Fonte: ISTAT
Fonte: ISTAT

Ciò che più caratterizza il sistema di produzione del cibo in Italia è certamente il ruolo rivestito dalle produzioni di qualità, sempre più apprezzate da un consumatore in cerca di un forte richiamo ai territori e al brand italiano. I prodotti con una provenienza geografica, siano essi identificati con una DOP (denominazione di origine protetta) o con una IGP (indicazione geografica tipica), sono il fiore all’occhiello dell’agroalimentare italiano e raggiungono un valore alla produzione di 19,1 miliardi di euro, contribuendo al 21% del fatturato complessivo del settore agroalimentare nazionale. 

Quello DOP e IGP è un segmento di grande forza propulsiva dell’agroalimentare, espressione di un patrimonio economico per sua natura non delocalizzabile, frutto del lavoro coeso di un sistema complesso e organizzato che, in tutto il territorio nazionale, coinvolge 198.842 operatori e 291 Consorzi di tutela

Il comparto food DOP-IGP sfiora gli 8 miliardi di euro con 321 prodotti registrati. La categoria più consistente è quella degli ortofrutticoli e cereali, 124 prodotti registrati, ma sono i formaggi e i salumi a totalizzare il maggiore valore di produzione: quasi il 60% i formaggi e il 25% i salumi. Nel beverage, il comparto vino, con 527 DOP e IGP, registra 27 milioni di ettolitri di vino imbottigliato, con un valore della produzione che supera gli 11 miliardi di euro.  

Fonte: Qualivita-ISMEA

Va sottolineato che il patrimonio gastronomico nazionale è ben più ampio di quello che ricade all’interno del sistema di tutela UE (DOP e IGP). Al consumatore italiano si apre anche il ventaglio della cospicua offerta di specialità regionali, rappresentate dai prodotti agroalimentari tradizionali (PAT), divenuti per legge, dal 1998, espressione del patrimonio culturale italiano, al pari dei beni storici, artistici, architettonici. Aggiornati annualmente dalle Regioni, questi registrano attualmente 5.547 specialità, tra ricette, preparazioni varie, liquori, salumi, marmellate, ortofrutticoli, dolci, che il consumatore trova solitamente in loco da piccoli artigiani o nelle sempre più numerose e frequentate sagre e fiere di paese.   

Le esportazioni agroalimentari dell’Italia, spinte dagli aumenti dei prezzi internazionali, nel 2022 raggiungono il valore record di 59,4 miliardi di euro, circa il 10% dell’export totale nazionale di merci. Più dell’85% di ciò che esportiamo sono prodotti trasformati o bevande e questa quota è ulteriormente cresciuta negli ultimi anni. In particolare, l’export di bevande vale più di 11 miliardi di euro, di cui 8 miliardi di vino. 

Il Made in Italy, vale a dire l’insieme dei prodotti riconosciuti all’estero come tipici del nostro Paese, rappresenta oltre il 70% dell’export agroalimentare, per un valore di circa 43 miliardi nel 2022. Pasta e conserve di pomodoro sono i principali prodotti esportati dall’Italia nel mondo. Rilevante è anche il peso delle vendite all’estero di prodotti dolciari e caffè torrefatto. Francia e Germania sono i nostri principali mercati di destinazione per l’agroalimentare, insieme agli Stati Uniti. Questi ultimi hanno accresciuto il proprio ruolo nel corso degli anni, diventando il principale acquirente di importanti prodotti del Made in Italy, quali i vini e spumanti DOP o l’olio di oliva extravergine. 

Le pubblicazioni periodiche del CREA Politiche e Bioeconomia: una biblioteca per tutte le esigenze conoscitive sull’agricoltura italiana  

Lo studio delle caratteristiche strutturali e del valore economico del settore agricolo e, con l’evolversi del tempo, del settore agroalimentare è da sempre al centro delle attività di ricerca del CREA Politiche e Bioeconomia, Centro che nasce dalla trasformazione dell’Istituto nazionale di economia agraria (INEA), ente di ricerca fondato nel 1928 da Arrigo Serpieri. All’epoca, l’attività agricola rappresentava l’asse portante di un Paese basato su un’economia di sussistenza e con un sistema industriale ancora acerbo e, comunque, fortemente legato alla trasformazione di prodotti di origine agricola. Oggi, invece ci troviamo di fronte ad uno dei sistemi agroalimentari più sviluppati e rinomati al mondo, come testimonia la crescente fama internazionale del Made in Italy. 

A servizio di studiosi, attori istituzionali, operatori del settore e cittadini, interessati a conoscere più a fondo l’evoluzione e il funzionamento della filiera agroalimentare nazionale, il CREA PB produce periodicamente una serie di pubblicazioni disponibili on line qui

L’Annuario dell’Agricoltura italiana, fin dal 1947, analizza l’andamento del sistema agroalimentare nazionale ed evidenzia le sue linee evolutive. Il Volume è frutto di un’ampia analisi documentale, integrata da numerosi dati statistici ed è completato da indagini originali condotte dal Centro di ricerca. Ogni edizione si arricchisce di numerosi approfondimenti, che forniscono spunti di riflessione in relazione a questioni di attualità e a temi emergenti (Approfondisci). 

Dal 1988, L’agricoltura italiana conta (anche in versione inglese e cinese) costituisce un agile strumento informativo sull’andamento del sistema agroalimentare italiano, fornendo un prezioso aiuto per tutti coloro che necessitano dei dati e delle tendenze che, anno dopo anno, caratterizzano l’agricoltura italiana. L’uso di infografiche e la raccolta di informazioni di sintesi lo rendono un apprezzato strumento divulgativo. (Approfondisci).    

Il Rapporto sul commercio con l’estero dei prodotti agroalimentari fornisce, dai primi anni ‘90, un’approfondita analisi degli aspetti strutturali e di tendenza dei flussi di commercio agroalimentare dell’Italia per comparti e prodotti, nonché delle dinamiche per aree e principali paesi partner. Il volume contiene, inoltre, approfondimenti sugli scambi con l’estero delle regioni italiane e sulle esportazioni dei prodotti del Made in Italy (Approfondisci). 

CREAgritrend è un bollettino trimestrale che ha lo scopo di descrivere l’andamento del settore agroalimentare italiano attraverso l’analisi delle principali variabili macroeconomiche relative ad agricoltura, industria alimentare e delle bevande e commercio con l’estero dei prodotti agroalimentari. L’analisi è integrata da una sezione dedicata all’analisi del sentimento in agricoltura, un sistema in grado di misurare gli aspetti umorali degli addetti ai lavori, dal punto di vista sociale ed economico (Approfondisci). 

BIOREPORT dal 2011 affronta le principali tematiche dell’agricoltura biologica in Italia, fornendo un quadro conoscitivo della situazione strutturale ed economica del settore, dell’andamento del mercato, delle politiche e del sostegno e approfondendo, di volta in volta, le principali problematiche della produzione, le diverse filiere, la disponibilità e l’impiego degli input produttivi, i casi regionali e i modelli produttivi di altri paesi (Approfondisci). 

Roberta Sardone
Ricercatrice CREA Centro Politiche e Bioeconomia

Laurea in economia e commercio, è Dirigente di ricerca al CREA-Politiche e Bioeconomia. I principali ambiti di ricerca riguardano il sistema agroalimentare italiano, la sostenibilità dell’agricoltura, la struttura dell’industria alimentare e lo studio della filiera del vino. È responsabile dell’Annuario dell’agricoltura italiana. È docente presso il corso di Scienze e culture enogastronomiche dell’Università di Roma Tre.

#lafrase L’umorismo va distinto dall’ironia. Quando si fa dell’ironia si ride degli altri. Quando si fa dell’umorismo si ride con gli altri
(Carlo M. Cipolla)

Francesca Marras
Ricercatrice CREA Centro Politiche e Bioeconomia

Laureata in sociologia rurale, lavora dal 1990 all’INEA, in seguito CREA-Politiche e Bioeconomia, sulle pubblicazioni istituzionali, occupandosi di temi come la qualità dei prodotti agroalimentari e l’agricoltura biologica

#lafrase Non è che tu debba essere sempre ispirata, puoi anche affidarti tranquilla  alla stanchezza (Etty Hillesum)

Simona Romeo Lironcurti
Ricercatrice CREA Centro Politiche e Bioeconomia

Laureata in economia e commercio e abilitata alla professione di consulente tecnico del tribunale per il quale ha svolto numerose perizie agricole. Dal 2007 svolge attività di ricerca per il CREA Politiche e Bioeconomia (ex INEA). Ha sviluppato i propri interessi e le proprie competenze nei seguenti filoni di ricerca: Politiche Agricole, analisi micro e macroeconomiche del mercato agroalimentare, Biotecnologie in agricoltura

#lafrase Labor omnia vincit

Roberto Solazzo
Ricercatore CREA Centro Politiche e Bioeconomia

Laurea in Economia politica e dottorato in Economia, i suoi principali ambiti di ricerca sono l’analisi dei mercati internazionali e la valutazione delle politiche agricole. È responsabile del Rapporto sul commercio con l’estero dei prodotti agroalimentari

#lafrase La ricerca è per definizione movimento: ciò che era vero ieri non lo è più oggi, e sarà ancora modificato domani (Piero Angela)

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