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martedì, 3 Dicembre 2024

@CREA Energia con il pioppo/1, l’albero del popolo  

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Scopriamo con il CREA Foreste e Legno le tante potenzialità del pioppo, “l’albero del popolo dei Romani”. Tra le tante utilità, approfondiremo in particolare quella energetica e vedremo tutto quello che la ricerca ha messo a punto per valorizzarne la produttività e la resistenza a stress biotici e abiotici e per ridurne l’impatto ambientale. 

Così l’avevano chiamato i Romani che ne conoscevano bene tutti i pregi ed i possibili utilizzi. Con vicende alterne ha attraversato i secoli, ma solo agli inizi del ‘900 il pioppo, in quanto specie legnosa a rapida crescita, è stato oggetto di intense attività di miglioramento genetico, basate su un’accurata scelta dei genitori da incrociare per ottenere cloni sempre più performanti.

In Italia la coltivazione del pioppo interessa oggi circa 50.000 ha, prevalentemente distribuiti in Pianura Padana lungo l’asta fluviale del Po, su terreni agrari. Il legno prodotto è destinato a diversi impieghi sia industriali che energetici con un prevalente utilizzo per la produzione di pannelli di compensato per il settore dell’arredo, interni di camper, caravan e navi. A tale comparto vengono solitamente destinati gli assortimenti migliori che, di fatto, assicurano anche una maggior remunerazione ai pioppicoltori. Altre utilizzazioni fanno riferimento al settore degli imballaggi tra cui le cassette per ortaggi, frutta e formaggi, oltre alla produzione di pallet, altri tipi di pannelli a base legno, pasta di cellulosa per l’industria cartaria e cippato per il settore bioenergetico. Un certo interesse è anche rivolto all’utilizzo in componenti migliorate dal punto di vista tecnologico usate in bioedilizia come le travi lamellari e le pareti in pannelli coibentati e fonoassorbenti.

Le numerose specie di pioppo (Populus spp.), come ad esempio P. nigra L, P. deltoides Bartr., P. alba L., P ×canadensis Moench (e tante, tante altre) si sono sviluppate naturalmente nelle zone temperate dell’emisfero boreale, dall’America alla Cina, ma oggi la loro coltivazione si spinge anche ad altre zone nell’emisfero Australe, in particolare in Argentina.  Il pioppo è da sempre apprezzato per alcune caratteristiche peculiari come la rapidità di crescita, la facilità di radicazione e propagazione, una discreta adattabilità a differenti condizioni ambientali e le caratteristiche tecnologiche del legno quali leggerezza e colore chiaro. In soli 9-10 anni cloni selezionati di pioppo possono fornire quantitativi di legname paragonabili a quelli prodotti in 30-40 anni da altre specie arboree da legno come querce, castagni e noci. Dopo un periodo di contrazione delle superfici coltivate, a causa dei prezzi di mercato del legno relativamente bassi e del maggior interesse economico per colture agrarie annuali come cereali e foraggere, negli ultimi anni si è invertita la tendenza a seguito della maggior richiesta di legname sia a livello nazionale che internazionale e del conseguente aumento dei prezzi ritornati ad essere competitivi ed interessanti anche per i pioppicoltori.

Inoltre, l’adozione di sistemi di coltivazione sempre più sostenibili, messi a punto a seguito di intense attività di ricerca e sperimentazione e basati sia sull’utilizzo di cloni resistenti alle principali avversità biotiche (malattie ed insetti) ed abiotiche (siccità, in particolare) sia su pratiche e modelli colturali più rispettose dell’ambiente e coerenti con i disciplinari di produzione sviluppati in numerosi Paesi tra cui l’Italia, ha consentito di evidenziare la particolare rilevanza ambientale della pioppicoltura rispetto alle colture agrarie annuali ad elevata intensità, ed i vantaggi derivanti dai molteplici ‘servizi ecosistemici’ forniti alla collettività. Oltre ad un elevato assorbimento di anidride carbonica stoccata all’interno del legno in maniera prolungata, l’elevata rapidità di crescita della pianta e lo sviluppo degli apparati radicali possono risultare favorevoli nelle tecniche di fitodepurazione di acque inquinate, nella protezione dei suoli e nella prevenzione del dissesto idrogeologico, contribuendo al benessere dell’ambiente anche per gli aspetti legati al mantenimento della biodiversità e del paesaggio.

Prendendo in esame le diverse modalità di coltivazione del pioppo va rilevato che dal sistema tradizionale di conduzione del pioppeto, con turno di taglio generalmente decennale, è possibile ottenere legname da destinare alle diverse possibilità di utilizzazione precedentemente descritte. Infatti, comunemente, si dice che il pioppo è un po’ come il maiale, non si butta via niente (Figura 1). Tuttavia esistono anche coltivazioni appositamente dedicate a produrre legno principalmente per scopi energetici; la Tabella 1 schematizza le caratteristiche dei modelli di seguito descritti.

Figura 1. “Il pioppo è un po’ come il maiale, non si butta via niente”. Possibili assortimenti legnosi che si possono ottenere da una pianta di pioppo adulta coltivata in pioppeto.
PioppetoSRC
Specie PioppoPioppo, salice, robinia, eucalipto….
Densità di impianto250-300 p ha-11100-12000 p ha-1
TaglioDecimo anno, non ripetibileSecondo, quarto, quinto anno, ripetibile
ObiettivoLegno di qualitàQuantità
Prodotto principaleLegno per pannelli, segatiCippato, segati
Tabella 1. Caratteristiche principali dei modelli colturali applicati a pioppo.

Coltivazione tradizionale: il pioppeto

La coltivazione tradizionale (Figura 2) prevede (nel nostro Paese) di piantare le piante di pioppo (pioppelle) a distanza di circa 6 metri tra le file e sulla fila (6 × 6); queste verranno coltivate per circa 10 anni con l’intento di ottenere legno di qualità per produrre sfogliato per pannelli di compensato (Figura 3), segati e altro materiale per imballaggi di legno, mentre con le ramaglie sarà possibile produrre cippato per energia.

Figura 2. Aspetto di una coltivazione tradizionale di pioppo (pioppeto) a maturità.

I pannelli di compensato prodotti con pioppo sono utilizzati per costruire mobili.

Figura 3. Pannelli di compensato di pioppo di differente spessore. Lo spessore può dipendere sia dallo spessore dei singoli fogli, sia dal numero di fogli incollati.

Sono formati da più fogli di legno ottenuti per sfogliatura del tronco (non per segagione, né per trancia, vedete il link) che vengono incollati, uno sull’altro, con le fibre del legno disposte in posizione perpendicolare. Questo perché le caratteristiche tecnologiche di ogni legno, pioppo compreso, non sono uguali in tutte le direzioni (si dice che il legno è ‘anisotropo’) e, alternando le direzioni nella costruzione del pannello, si ‘compensano’ le differenze di comportamento tecnologico. Il numero di fogli incollati è sempre dispari e variabile. Le due facce esterne del pannello sono quelle di maggior pregio, non hanno difetti, e saranno presumibilmente ricoperte con trancia di altri legni (nei mobili di maggior pregio) oppure con stampe di vario tipo.

Per produrre legno di buona qualità le cure colturali al pioppeto possono essere molteplici e diversificate nel tempo; dalla potatura nei primi anni dopo l’impianto al controllo periodico delle malerbe infestanti e delle malattie parassitarie, all’irrigazione e nutrizione. Quanto queste cure possano essere ridotte senza intaccare la qualità del prodotto è da sempre oggetto di studio.

Da molti anni in Italia viene coltivato in piantagioni tradizionali prevalentemente un solo clone; si tratta del clone di pioppo denominato ‘I-214’, selezionato da Giovanni Jacometti nel 1929.

Clone significa che tutte le piante coltivate di ‘I-214’ sono esemplari propagati della stessa pianta, ottenuta negli anni ’20 e mantenuta vegetativamente fino ad oggi per garantirne l’identità e le stesse caratteristiche genetiche.

Clonare un pioppo, una volta ottenuta una pianta con caratteristiche ottimali, è semplicissimo: basta tagliare un ramo o una porzione di fusto, piantarla nel terreno e aspettare che faccia nuove radici e germogli. Così la coltivazione specializzata generalmente non si fa a partire da semi ma da talee o pioppelle, cioè fusti privi di radici di uno o due anni. I cloni disponibili sono molti, circa 80, ma in pratica pochi sono quelli coltivati (a titolo di esempio ‘San Martino’, ‘Lux’, ‘AF8’, ‘Diva’, ‘Tucano’, ‘Villafranca’).

Si tratta di un clone di pioppo molto valido per la buona capacità di crescita ed adattabilità a differenti condizioni ambientali, ma che richiede interventi per il controllo e la difesa da pericolose malattie crittogamiche ed insetti.

Tra le principali innovazioni verificate negli ultimi 30 anni in questo settore, anche grazie alle numerose attività di ricerca e alla collaborazione tra i diversi attori della filiera, vanno certamente evidenziati i risultati ottenuti dal miglioramento genetico, che ha permesso la costituzione di nuovi cloni di pioppo più produttivi di ‘I-214’ e resistenti a molte malattie fungine oltre all’afide lanigero. Tutto ciò senza ricorrere a manipolazioni genetiche non autorizzate, quindi “no OGM” (Organismi Geneticamente Modificati), la cui coltivazione nel nostro Paese non è permessa.

Le caratteristiche genetiche di questi cloni migliorati erano già presenti nel patrimonio genetico delle varie specie di pioppo e sono state valorizzate selezionando i genitori da utilizzare per ottenere una nuova serie di cloni chiamati a ‘Maggior Sostenibilità Ambientale’ (MSA), proprio perché possono essere coltivati riducendo al minimo o evitando i trattamenti chimici.

Utilizzando questi cloni è più semplice adottare i protocolli di certificazione forestale recentemente messi a punto per una coltivazione a minor intensità, quindi più “amica” dell’ambiente. I protocolli maggiormente utilizzati a livello internazionale fanno riferimento al Forest Stewardship Council (FSC) e al Programme for Endorsement of Forest Certification (PEFC); la certificazione è volontaria per il coltivatore/proprietario e permette di dimostrare che il proprio prodotto legnoso è stato ottenuto con un maggior rispetto dell’ambiente. Avrete sicuramente più volte visto queste sigle FSC o PEFC, soprattutto su prodotti in carta come borse, quaderni, imballaggi, ecc. Alcuni pioppicoltori hanno aderito volontariamente alla certificazione e da qualche mese, in certi comprensori pioppicoli è possibile vendere il pioppeto certificato ad un prezzo un po’ superiore rispetto al non certificato; questo è veramente molto importante in quanto il mercato sta riconoscendo al coltivatore il suo servizio ambientale.

Un ettaro di pioppeto contiene solitamente 277 piante e produce mediamente 220 m3 di legno pari a circa 1500 quintali di legno verde.

Un clone di pioppo coltivato, al decimo anno, pronto per l’abbattimento, ha un volume di circa 1 m3. Se è stato coltivato bene, circa il 40 % di questo volume verrà destinato alla produzione di panelli di compensato.

Coltivazione per biomassa: le SRC

Se però il punto è produrre grandi quantità di cippato, anche di scarsa qualità (tanto lo devo bruciare!) ed in poco tempo, conviene cambiare metodo colturale.

Negli anni ’90 è stata introdotta in Italia l’arboricoltura a ciclo breve (Figura 4) o Short Rotation Coppice (SRC) in inglese. Con due differenti modelli applicati a specie a rapida crescita come pioppo, salice, robinia ed eucalipto è possibile (raggiungere il fine produttivo) ottimizzare le rese produttive in funzione degli ambienti di coltivazione.

Figura 4. Schema colturale dell’arboricoltura a ciclo breve
Figura 5. Aspetto di una coltivazione SRC con modello biennale

Il modello ‘biennale’ o a densità elevatissima (Figura 5) prevede di coltivare in media 10.000 piante per ettaro (277 sono nel pioppeto!); qui le piante ovviamente non possono crescere molto, vengono raccolte ogni 2 anni e triturate; poi le ceppaie sono in grado di produrre nuovi polloni e ricominciare; con questo modello si fa solo legno da triturare per produrre pannelli truciolari o biomasse lignocellulosiche per produrre energia nelle centrali termiche o termoelettriche.

L’altro modello, chiamato ‘quinquennale’ (Figura 6) prevede di coltivare circa 1.500 piante per ettaro, per 5 anni circa. Questo modello assomiglia più ad una piantagione come un pioppeto, ma al quinto anno si raccoglie ed il legno può essere triturato o, in base alle dimensioni, usato per segati da imballaggio o carta. Anche in questo caso le ceppaie potranno produrre nuovi polloni.

Figura 6. Aspetto di una coltivazione SRC con modello quinquennale

Ci sono cloni di pioppo selezionati per essere coltivati con questi modelli (per i quali si possono anche usare altre specie, come il salice o la robinia). La differenza con gli altri cloni è però minima: sono piuttosto rustici, hanno una crescita molto rapida in fase giovanile (nei primi 4 anni solitamente) e non sono stati valutati per il portamento della pianta e la qualità del legno, ma piuttosto per la loro abilità a sopportare la ceduazione. Alcuni sono MSA, cioè resistenti alle principali malattie del pioppo, ed in futuro lo saranno probabilmente tutti, salvo l’avvento di nuovi insetti o malattie.

Questo modello per produrre biomassa è in genere usato anche per fitodepurazione, cioè per ‘stabilizzare’, ‘estrarre’ o ‘distruggere’ inquinanti nel terreno, (oppure per coltivare un terreno inquinano non più utilizzabile per produrre cibo) e nelle acque. Il modello è valido in quanto il pioppo e il salice funzionano bene per assorbire inquinanti ed il legno asportato può essere utilizzato per produrre energia permettendo così di valorizzare un terreno mentre lo si depura.

Giuseppe Nervo,
CREA Centro Foreste e Legno

Dirigente di ricerca presso il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’Economia Agraria (CREA), già direttore dell’Istituto di Sperimentazione per la pioppicoltura di Casale Monferrato, attualmente è responsabile della Sede di Casale Monferrato del Centro di ricerca Foreste e Legno del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, membro dell’Osservatorio Nazionale del Pioppo presso il Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste (Masaf) e del Comitato esecutivo dell’ International Commission on Poplars and Other Fast-Growing Trees Sustaining People and the Environment (IPC).

#lafrase Gli alberi sono poesie che la terra scrive in cielo (Khalil Gibran)

Sara Bergante,
CREA Centro Foreste e Legno

Laureata in Scienze Naturali all’Università di Pavia consegue il dottorato in scienze Agrarie, Forestali ed Agroalimentari presso l’università di Torino. Dal 2005 lavora presso il CREA-FL di Casale Monferrato occupandosi di modelli colturali per produzioni legnose con specie a rapida crescita, protezione e miglioramento ambientale.  

#lafrase La colpa di Eva è stata quella di voler conoscere, sperimentare, indagare con le proprie forze le leggi che regolano l’universo, la terra, il proprio corpo, di rifiutare l’insegnamento calato dall’alto, in una parola Eva rappresenta la curiosità della scienza contro la passiva accettazione della fede (Margherita Hack)

Pier Mario Chiarabaglio, CREA Centro Foreste e Legno

Dottore Forestale si occupa di Ecologia forestale, con particolare attenzione all’ambiente nel caso dell’arboricoltura da legno e dell’agroforestazione

#lafrase Noi non ereditiamo la terra dai nostri antenati, la prendiamo in prestito dai nostri figli (Proverbio degli Indiani d’America)

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