La cimice asiatica da oltre 10 anni sta causando ingenti danni alle nostre produzioni. Dopo oltre un decennio di contrasto, i prodotti impiegati e le tecniche utilizzate sono state ottimizzate quanto possibile, ma la situazione risulta sempre critica per molte realtà produttive. Proprio per questo, anche a livello internazionale, si stanno applicando programmi di Lotta Biologica Classica con piani di rilascio di un antagonista naturale della Cimice, indicato con il nome comune di Vespa samurai.
Halyomorpha halys è un insetto originario dell’Asia Orientale, Cina in primo luogo, ed è noto con il nome comune di “Cimice asiatica” o “Cimice asiatica marmorizzata”. Questa cimice, a partire dal suo areale originario, è stata diffusa accidentalmente in vari Paesi, prima in Nord America, poi in Europa e nella regione del Caucaso e recentemente anche in Sud America (Cile). Le prime segnalazioni di danni in Italia risalgono al 2012, dove è stata rinvenuta con popolazioni infestanti nei pereti dell’Emilia-Romagna (principalmente nell’area modenese). Ad oggi, la cimice è presente in tutta Italia, isole maggiori comprese.
Halyomorpha halys è un fitomizo, ossia appartiene a quel gruppo di Insetti le cui mandibole e mascelle si sono modificate, trasformandosi in una sorta di siringa cava che permette di nutrirsi, pungendo frutti, semi, piccioli fogliari e giovani cortecce per succhiarne i contenuti. I danni arrecati sono per lo più di tipo economico, causando perdita di raccolti. I frutti, quando sono attaccati, a partire dalle punture di alimentazione della Cimice tendono a deformarsi e a necrotizzarsi, spesso andando poi incontro anche a fenomeni di marcescenza. Le perdite determinate da tali danni hanno superato in campo il 50%-70% al raccolto, a cui si aggiungono ulteriori perdite fino a raggiungere in molti casi perdite prossime al 100%. I danni causati alla frutticoltura italiana sono risultati, infatti, notevoli: basti pensare che per il solo 2019 è stato stimato un danno economico di oltre 740 milioni di euro.
La Cimice asiatica è, inoltre, un insetto polifago nutrendosi di svariate piante ospiti, tra cui meli, peri, peschi, kiwi, ortaggi vari, ma anche semi di colture industriali, tipo mais e soia, oltre a frutta a guscio, tipo nocciolo, e risulta anche capace di danneggiare alberi ornamentali, di cui attacca i semi (ad esempio di aceri e frassini) o piante per la produzione di legno a rapido accrescimento (es. pioppo), effettuando le punture di nutrizione sulle cortecce.
Il controllo della cimice asiatica è stato inizialmente affidato principalmente a prodotti chimici di sintesi il cui uso ha ben presto però rilevato limiti e ricadute ambientali. In primo luogo, gli adulti della cimice sono molto resistenti ai principi attivi, evidenziando una forte capacità di recupero dopo i trattamenti e solo i trattamenti diretti mostrano un discreto effetto abbattente. L’effetto residuale delle molecole di sintesi è molto basso e l’ampia mobilità di tutte le forme di sviluppo, rende difficile la programmazione dei trattamenti sulle colture, aspetto che viene amplificato dall’estrema polifagia della specie. Gli adulti, poi, hanno una forte abilità nello spostamento in volo, alternando spesso luoghi di nutrizione a punti di rifugio, dove sostano e non vengono disturbati dalle operazioni colturali in campo, per poi fare ritorno sulle colture successivamente. Dopo oltre un decennio di lotta alla cimice asiatica, ad oggi, i prodotti impiegati, ma soprattutto le tecniche utilizzate sono state ottimizzate quanto possibile, ma la situazione risulta sempre critica per molte realtà produttive. Il ricorso a reti anti-insetto ha dato risultati positivi per la tutela delle produzioni, ma si tratta di applicazioni specifiche, attuabili solo in contesti a forte specializzazione della coltivazione e solo per alcuni prodotti, tipo pere e mele, quindi non applicabile in modo generalizzato.
La situazione della cimice asiatica rappresenta una realtà molto complessa, tanto che su più fronti, anche a livello internazionale, si stanno applicando programmi di Lotta Biologica Classica nel tentativo di costruire una prospettiva di controllo sul lungo periodo.
A questo riguardo, anche in Italia, sono in corso piani di rilascio di un antagonista naturale della Cimice, anch’esso originario degli stessi ambienti in Cina, l’imenottero ooparassitoide Trissolcus japonicus, indicato con il nome comune di Vespa samurai. Questo antagonista naturale, risultato il miglior candidato dopo studi condotti sia in campo che in laboratorio, anche in Italia ha mostrato interessanti potenzialità applicative. A supporto delle prospettive di controllo biologico, questo ooparassitoide è caratterizzato da alcuni aspetti peculiari, costituendo il principale fattore di limitazione delle popolazioni di Halyomorpha halys nei territori di origine raggiungendo il 70-90% di parassitizzazione delle ovature, con un elevato sfruttamento delle uova/ovatura della cimice, arrivando a uccidere il 100% delle ovature individuate. Varie Regioni Italiane, in particolare quelle più colpite dalla problematica “cimice asiatica”, stanno attuando il piano di rilascio in campo di T. japonicus (Programma di Lotta Biologica) e stanno monitorando l’evoluzione delle infestazioni della cimice e la dinamica delle sue popolazioni. Il Programma di Lotta Biologica attuato dalle Regioni viene sostenuto dal MASAF (Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste) e coordinato dal CREA- Difesa e Certificazione.
Gruppo di lavoro (G. Sabbatini, L. Madonni, T. Fabbricatore, A. Rocchini, L. Madonni, P. Toccafondi, P.F. Roversi)
Laureata in Scienze Naturali con un Dottorato in Biologia Evoluzionistica ed Ecologia. Lavora al CREA dal 2019 e si occupa di controllo biologico con particolare riferimento allo studio di antagonisti naturali di specie dannose in ambiente agroforestale.
Entomologo, ricercatore in difesa fitosanitaria delle piante.