Come gestire in maniera efficiente lāuso dellāacqua? Ridurre gli sprechi ĆØ sufficiente o ĆØ necessario integrare con diverse pratiche e tecniche alternative? Quale ruolo giocano i consumatori? La gestione sostenibile dellāacqua riguarda solo lāagricoltura o ci sono altri attori coinvolti?
Una risorsa non rinnovabile
Lāacqua in agricoltura non ha mai avuto cosƬ tanto valore da quando i cambiamenti climatici ci hanno fatto toccare con mano gli effetti della siccitĆ . E questo ĆØ ancora più vero per lāagricoltura! La gestione dellāacqua riguarda da vicino il settore agricolo, poichĆ© la maggior parte dellāacqua ĆØ utilizzata in agricoltura.
Per la FAO, il mondo ha bisogno di produrre circa il 60% di cibo in più entro il 2050 per garantire la sicurezza alimentare globale e deve farlo conservando e migliorando la gestione dellāacqua, un input fondamentale nella fornitura di cibo. Con lāaumento della domanda e della concorrenza, tuttavia, le risorse idriche del pianeta sono sempre più sotto stress, complice anche il cambiamento climatico, la cattiva gestione e lāinquinamento.
Lāimpiego dellāacqua in agricoltura quale mezzo tecnico della produzione, pone problematiche peculiari rispetto agli altri fattori produttivi, sia perchĆ©, in quanto risorsa naturale, non ĆØ producibile industrialmente, sia per la sua caratteristica di escludibilitĆ nel consumo, che comporta una forte competizione con altri usi (civili, industriali, potabili e ricreativi).
Oggi più che mai lāacqua in agricoltura ĆØ indissolubilmente legata al concetto di gestione della risorsa stessa. Le pratiche agronomiche concorrono indubbiamente a salvaguardare questa risorsa e a controllarla, soprattutto laddove i fenomeni erosivi sono consistenti, proprio come accade nel nostro Paese.
Acqua in agricoltura: come gestirla?
La gestione dellāacqua ĆØ una sfida complessa determinata da tanti fattori, come il clima che sta cambiando, la corretta ripartizione delle risorse idriche, la crescita demografica, gli sprechi alimentari.
Il cambiamento climatico determinerĆ unāaccelerazione del ciclo della necessitĆ di acqua, soprattutto nelle zone aride e, di conseguenza, una diminuzione della quantitĆ disponibile per abitante, con ricadute evidentemente profonde anche nel comparto agricolo.
Ridurre gli sprechi ed aumentare lāefficienza attraverso una buona gestione irrigua sono misure che possono concorrere a determinare una produzione agricola costante e, in alcuni casi, un significativo incremento della produzione agricola.
Questa migliore gestione dellāacqua in agricoltura non può e non deve essere solo una prioritĆ del settore agricolo, ma necessariamente deve riguardare anche altri attori e settori coinvolti a raggiungere questo obiettivo.
Un ruolo decisivo per un uso consapevole dellāacqua ĆØ quello che possono svolgere i consumatori dei prodotti agroalimentari. Infatti, una attenta gestione dellāacqua in agricoltura non può prescindere dalla trasparenza del suo impiego nel processo produttivo, strettamente correlato al consumo dei prodotti agricoli, che lāacqua contribuisce a generare. Soprattutto perchĆ© certi prodotti agricoli richiedono maggiori quantitĆ di acqua per essere prodotti – rispetto ad altri – e su questo ĆØ bene che la consapevolezza a livello di opinione pubblica aumenti e si diffonda considerevolmente, per poi generare comportamenti più āvirtuosiā.
Al fine di sensibilizzare ed aumentare le conoscenze relative allāimpiego dellāacqua per la produzione di specifici prodotti agricoli, la comunitĆ scientifica negli ultimi quindici anni ha sempre con più forza introdotto il concetto di āacqua che utilizziamo per mangiareā.
A partire dal 2002, Arjen Hoekstra, mentre lavorava presso lāUNESCO-IHE Institute for Water Education, ha creato lāimpronta idrica come metrica per misurare la quantitĆ di acqua utilizzata e inquinata per produrre beni e servizi lungo lāintera catena di approvvigionamento. Questo indicatore, può essere misurato per un singolo processo, come la coltivazione del mais, per un prodotto, come una maglietta di cotone, per il carburante che utilizziamo nella nostra auto. Lāimpronta idrica può anche dirci quanta acqua viene utilizzata in uno specifico bacino fluviale.
Lāinteresse per lāimpronta idrica ĆØ cresciuto rapidamente dopo la sua introduzione nella letteratura accademica. Nel 2007 alcune aziende in particolare quelle del settore alimentare e delle bevande come Unilever, SAB Miller, Heineken, Coca-Cola, NestlĆ©, sono diventate sempre più consapevoli della loro dipendenza dallāacqua e della necessitĆ di essere sostenibili al proprio interno e trasparenti verso il consumatore, di conseguenza hanno aumentato i controlli sullāutilizzo dellāacqua nei propri processi produttivi.
Per le stesse ragioni, il settore agricolo, ed in particolare quello agroalimentare, ha scelto di impiegare lāimpronta idrica, con le dovute accortezza circa la stima. Infatti,al fine di evitare facili interpretazioni del volume di acqua espresso da questo indicatore, si ĆØ via via chiarita lāesigenza di una sua opportuna e più trasparente comunicazione, nelle diverse forme di acqua (blu, verde, grigia) che lo compongono. Lāacqua verde ĆØ la quantitĆ di acqua proveniente dalla pioggia utilizzata dalla coltura; lāacqua blu ĆØ quella utilizzata prevalentemente per lāirrigazione e proviene da fonti idriche sotterranee oppure superficiali. Infine, lāacqua grigia, ovvero la quantitĆ di acqua necessaria per ripristinare, diluire una contaminazione ad essa apportata.
Declinare lāimpronta in queste tre forme di acqua consente di stabilire il giusto peso sulla risorsa idrica utilizzata per produrre un alimento. Pertanto diventa più semplice comprendere, ad esempio, in linea di principio che una data impronta idrica che impiega una maggiore quantitĆ di acqua verde sarĆ maggiormente sostenibile di quella che presenta una quota maggiore di acqua grigia o blu. Quindi, la sostenibilitĆ di un determinato prodotto agricolo non ĆØ funzione solo del valore, del numero che identifica quella specifica quota di impronta idrica, ma piuttosto, dei valori delle altre tre componenti che definiscono lāindicatore.
Uno sforzo utile per maggiori approfondimenti, a livello italiano ĆØ stato possibile anche grazie alle collaborazioni con le agenzie internazionali ONU, in particolare FAO; una collaborazione che ha portato ad una più precisa metodologia di stima del valore dellāimpronta idrica, applicandolo ad una scala territoriale più dettagliata, nel caso specifico in Italia (per maggiori approfondimenti:
Irrigated farming systems: using the water footprint as an indicator of environmental, social and economic sustainability – Published online by Cambridge University Press).

Un ruolo altrettanto importante ĆØ quello delle aziende agricole: attraverso programmi di etichettatura idrica e certificazione, che includono sistemi di contabilizzazione dellāacqua utilizzata nel proprio processo produttivo, possono infatti facilitare lāaumento della consapevolezza del consumatore sulla quantitĆ di acqua impiegata per un dato prodotto agroalimentare. Valorizzare i propri processi produttivi virtuosi e, al contempo, evidenziare il loro impatto sostenibile diventa strategico non solo per le politiche ambientali, ma anche per quelle commerciali, dal momento che il consumatore ĆØ sempre più disposto a riconoscere questo sforzo, acquistando un prodotto āgreenā.
La gestione dellāacqua in agricoltura oggi ĆØ fortemente supportata dalle politiche agricole, con azioni dirette e indirette volte a migliorarne lāefficienza ed a ridurne gli sprechi.
Tuttavia, questo impegno da solo non ĆØ sufficiente e non può prescindere dalla tecnologia a disposizione, ed in particolare dalle tecniche di agricoltura di precisione, diventate ormai insostituibili. Questo tipo di applicazioni consente, infatti, di distribuire meglio lāacqua in campo sia in termini di spazio sia in termini temporali. Spesso lāazione combinata di strumenti, quali modelli agronomici e misure in campo sito specifiche, possono incrementare considerevolmente lā efficienza irrigua e, di conseguenza, la gestione dellāacqua a disposizione dellāagricoltore.
In questo quadro di sostenibilitĆ e di buoni auspici per un miglioramento della gestione di una risorsa cosƬ preziosa non ĆØ possibile non tenere in considerazione una attenta e corretta scelta delle colture agrarie più idonee e dei sistemi colturali più appropriati per un dato contesto agricolo: colture idroesigenti, infatti, necessitano di ambienti con adeguate disponibilitĆ idriche. Sebbene tale concetto sia di facile comprensione, troppo spesso si privilegia lāaspetto del reddito rispetto a quello ambientale, preferendo colture difficilmente adattabili a sistemi agricoli carenti di risorse idriche, piuttosto che colture fisiologicamente più adattabili.
Oggi si presentano sfide importanti, considerate le consistenti minacce e conflittualitĆ , dovute sia a fenomeni ambientali, come la scarsitĆ idrica causata in particolare dalla mancanza di precipitazioni, sia alla complessa gestione dellāacqua tra diversi utilizzi (civile, industriale, agricolo), che ne determinano la disponibilitĆ per le colture in campo.
Per tutte le questioni sopra riportate e per molte altre non considerate in questa breve disamina diventa importante non trascurare questa fondamentale risorsa naturale per un futuro prospero e ricco sia per lāambiente sia per tutti noi. Un mondo in cui condividiamo equamente acqua dolce e pulita tra tutte le persone per sostenere comunitĆ fiorenti e la diversitĆ della natura.
Sono necessarie tecnologie di precisione più intelligenti per l’irrigazione, anche per rafforzare lāadattamento degli agricoltori ai cambiamenti climatici. Il progetto OPERA ā Operationalizing the increase of water use efficiency and resilience in irrigation, nel quale il CREA Politiche e Bioeconomia ĆØ stato uno dei partner italiani ha concorso a perseguire tale scopo, infatti nel progetto sono state attivate due linee di ricerca principali.
La prima, volta ad identificare le modalità attraverso le quali gli agricoltori possono reagire in modo più flessibile alle difficolta dovute ad una minore disponibilità idrica, con la selezione delle colture più appropriate per adattarsi, anche alla luce delle eventuali opportunità di mercato in condizioni di variabilità climatica.
La seconda, invece, ha avuto lo scopo di fornire tecnologie intelligenti, operative, che hanno consentito lāidentificazione dello stato idrico del suolo e la stima della domanda di acqua delle colture sia a livello di campo, sia a livello territoriale. Ciò, in particolare ĆØ stato possibile grazie allāintegrazione di dati di diversa natura; in particolare, di quelli satellitari e quelli utilizzati dai modelli di produttivitĆ agronomica (approfondimenti sono possibili nella pubblicazione āIntegrating Sentinel-2 Imagery with AquaCrop for Dynamic Assessment of Tomato Water Requirements in Southern Italy – al seguente link: https://www.mdpi.com/2073-4395/9/7/404).
Ulteriori approfondimenti a guida italiana hanno riguardato, invece, la comprensione dei fenomeni socio economici che governano lāadozione dei sistemi di consulenza allāirrigazione tra gli agricoltori. I risultati di questo studio sono stati ampiamente descritti e riportati nel lavoro āIrrigation Advisory Services: farmers preferences and willingness to pay for innovationā (disponibile al seguente link: https://journals.sagepub.com/doi/abs/10.1177/00307270211002848).

Ricercatore, CREA Centro Politiche e Bioeconomia
Dottore di ricerca in Valorizzazione e Gestione delle Risorse Agro-Forestali. Agronomo, si occupa di ricerca su sistemi colturali e la loro sostenibilitĆ negli ambienti mediterranei; con particolare riferimento allāagronomia ed alla gestione delle risorse naturali in agricoltura, alle misure di adattamento ai cambiamenti climatici, allāagrometeorologia e competenze specifiche in economia e politica agraria applicate ai sistemi colturali.
#lafrase Credo che avere la terra e non rovinarla sia la più bella forma dāarte che si possa desiderare (Andy Warhol)



[…] Il settore agricolo è il principale destinatario delle risorse idriche globali e, insieme ad allevamento, pesca e acquacoltura rappresenta il 70% dei prelievi totali di acqua dolce nel mondo, raggiungendo addirittura il 90% nei Paesi a medio e basso reddito, dove il 67% d’acqua viene destinato solo all’irrigazione. […]