Come declinare la tutela dell’agrobiodiversità nella realtà delle imprese agricole? Con quali politiche incentivarne la difesa, il recupero e la valorizzazione? Cosa prevede al riguardo la Rete Rurale Nazionale?
Lo abbiamo chiesto a Danilo Marandola, Ricercatore del CREA Politiche e Bioeconomia, che attualmente lavora all’aggiornamento del Piano nazionale per la biodiversità di interesse agricolo e alimentare – PNBAA.
In che considerazione la Rete Rurale Nazionale tiene l’agrobiodiversità?
Il CREA Politiche e Bioeconomia, nell’ambito delle iniziative della Rete Rurale Nazionale (linea attività CREA-RRN 5.1), supporta il Mipaaf con diverse attività tematiche dedicate a favorire l’efficace attuazione della Legge n. 194/2015 per la tutela e la valorizzazione della biodiversità di interesse agricolo e alimentare. Fra queste, attualmente, il supporto ai lavori di revisione del Piano Nazionale di tutela della Biodiversità e una specifica azione finalizzata alla messa a punto di un marchio identificativo degli allevatori e degli agricoltori custodi dell’agrobiodiversità, affinché il servizio di conservazione ecosistemica delle risorse genetiche da loro svolto venga riconosciuto e comunicato.
La tutela della biodiversità e la sostenibilità dei sistemi alimentari sono il fulcro dell’azione che il Green Deal dalla Commissione Ue delinea per il periodo 2020-2030: per un cibo sano in un ambiente salubre con un’agricoltura sostenibile. Lo stato di conservazione della biodiversità, intesa come l’insieme delle firme di vita del pianeta in coesistenza con l’uomo, è forse il migliore indicatore di un ambiente salubre.
Questi sono i temi portanti della Strategia sulla biodiversità per il 2030 (europa.eu) al 2030 e della Strategia dal Produttore al consumatore Strategia Farm to Fork (europa.eu)
L’agricoltura è centrale in entrambe le strategie poiché può contribuire alla conservazione di habitat e specie naturali legati all’attività agro-silvo-pastorale. Gli agricoltori e allevatori custodi, per esempio, contribuiscono a conservare un importantissimo patrimonio di razze, varietà e specie di interesse agricolo, di cui l’Italia è ricchissima, ma che sono minacciate di abbandono ed erosione genetica dovuto a processi di omologazione e intensificazione produttiva. Un patrimonio importante di diversità genetica che va tutelato per fronteggiare le sfide della sostenibilità e per valorizzare adeguatamente i concetti di tipicità dei prodotti.
Le politiche agricole comunitarie, attualmente in fase di riforma, sono chiamate a favorire questi percorsi attraverso adeguati strumenti di intervento capaci di tutelare biodiversità naturale, agrobiodiversità e paesaggio.
Alla fine del 2021 il Mipaaf, d’intesa con il sistema delle Regioni, ha presentato alla Ce una prima proposta di Piano Strategico nazionale per la PAC 2023-2027 (PSP). La tutela della biodiversità e del paesaggio è uno dei 9 obiettivi strategici previsti dalla riforma, e fa parte del quartetto di obiettivi agro-climatico-ambientali e di benessere animale previsti.
Tra gli strumenti di intervento, sia gli eco-schemi (vedi il box dedicato in fondo alla pagina) che le misure agro-climatico-ambientali dei PSR dedicheranno molta attenzione alla tutela della biodiversità naturale, dell’agrobiodiversità e del paesaggio, in coerenza con gli obiettivi previsti dai PAF per Natura 2000 e dalla legge 194/2015.
Quali sono le best practice a tutela della biodiversità che vale la pena citare?
La Legge n. 194/2015 rappresenta una buona pratica che l’Italia può vantare nel panorama Ue. Questa legge stabilisce i principi per l’istituzione di un sistema nazionale finalizzato alla tutela delle risorse genetiche di interesse alimentare ed agrario dal rischio di estinzione e di erosione genetica. Il sistema previsto è costituito da:
- Anagrafe nazionale dell’agrobiodiversità in cui sono indicate tutte le risorse genetiche di interesse alimentare ed agrario locali di origine vegetale, animale o microbica soggette a rischio di estinzione o di erosione genetica;
- Rete nazionale dell’agrobiodiversità, ossia la rete dalle strutture locali, regionali e nazionali e degli agricoltori e allevatori custodi coinvolti nella conservazione in situ o ex situ;
- Portale nazionale dell’agrobiodiversità, ossia un sistema di banche di dati interconnesse utile a monitorare lo stato di conservazione e favorire la diffusione delle informazioni sulle risorse genetiche;
- Comitato permanente per l’agrobiodiversità, istituito presso il Mipaaf con il compito di compito di coordinamento delle azioni previste dal Piano.
Fanno parte del pacchetto di azioni previste dalla L.194 anche il Piano e Linee guida nazionali per la conservazione della biodiversità di interesse agricolo e alimentare.
Per saperne di più
Per maggiori approfondimenti si può visitare il portale Ambiente – Biodiversità (reterurale.it) e Mipaaf – Legge 1° dicembre 2015, n. 194 “Disposizioni per la tutela e la valorizzazione della biodiversità di interesse agricolo e alimentare” (politicheagricole.it) in cui sono presenti link dedicati alla tutela dell’agrobiodiversità e della biodiversità naturale
Eco-schemi
Gli eco-schemi sono una novità della programmazione 2023-2027, una componente dei pagamenti agro-ambientali all’interno del I Pilastro. Viene riconosciuta agli agricoltori che ne fanno richiesta, se rispettano impegni annuali di coltivazione e allevamento sostenibili. Restano validi i pagamenti agro-ambientali nell’ambito del II Pilastro, sempre per impegni di sostenibilità ma pluriennali, di 5 o 7 anni.
Attualmente lavora all’aggiornamento del Piano nazionale per la biodiversità di interesse agricolo e alimentare – PNBAA
#lafrase così come la nostra epidermide è fondamentale per la nostra salute, allo stesso modo il suolo è fondamentale per la nostra vita sulla terra