La biodiversità riveste un ruolo fondamentale nella gestione sostenibile delle foreste, Occorre, però, un approccio scientifico multidisciplinare e integrato per favorire lo sviluppo dei servizi ecosistemici nell’ambito di una selvicoltura più multifunzionale.
La biodiversità, ovvero la varietà di forme di vita sulla Terra, può essere divisa in tre principali categorie:
Diversità genetica – la varietà dei geni all’interno di una stessa specie.
Diversità delle specie – la varietà di specie presenti in un determinato ambiente.
Diversità degli ecosistemi – la varietà di ambienti naturali.
La biodiversità è fondamentale per il nostro benessere e per il funzionamento degli ecosistemi, che forniscono risorse essenziali per la vita come cibo e acqua, e contribuisce a mantenere l’equilibrio ecologico garantendo la resilienza ai cambiamenti climatici.
Nella Gestione Forestale Sostenibile (GFS), che cerca di bilanciare le esigenze ecologiche, sociali ed economiche delle foreste, la biodiversità è un elemento cruciale. In effetti, uno dei sei criteri internazionali per valutare la sostenibilità nella gestione delle foreste riguarda proprio la conservazione della biodiversità (Ministerial Conference on the Protection of Forests in Europe 1993).
Negli ultimi decenni, la gestione forestale ha evoluto il suo approccio, passando da un modello orientato principalmente alla produzione legnosa, a un paradigma che riconosce anche le molteplici funzioni ecologiche, sociali ed economiche delle foreste. Questo ha portato a una mutuata visione verso una selvicoltura più multifunzionale, che considera la foresta come un ecosistema complesso e non solo come una risorsa da sfruttare (Fahey et al., 2018; Puettmann et al., 2009). Di conseguenza, sono state sviluppate negli ultimi decenni pratiche selvicolturali volte a favorire una maggiore complessità strutturale ed ecologica, in grado di fornire alternative a metodi tradizionali quali i tagli rasi (clear cutting) e la ceduazione (coppicing; Fabbio, 2016). Tra queste, possono essere citate come esempi la selvicoltura a copertura continua (continuous cover forestry), che permette di mantenere sempre una parte della foresta coperta da alberi, riducendo l’impatto delle operazioni di taglio. Altri approcci, come i tagli selettivi (selection cutting) e la gestione disetanea (uneven-aged forestry), nelle loro varianti (si veda la panoramica descritta in Trentanovi et al. 2023), favoriscono una maggiore mescolanza di alberi di età e dimensioni diverse, che contribuiscono a creare habitat più complessi e resilienti (Raymond & Bédard, 2017; Mason et al., 2022).
Recenti studi hanno analizzato il ruolo di queste diverse forme di gestione forestale sulla biodiversità (vedi boxes).
Tuttavia, nonostante questi progressi, ci sono ancora delle sfide significative da affrontare per la gestione forestale sostenibile. Molto spesso, quando si parla di biodiversità forestale, l’attenzione si concentra solo sugli alberi e sulle specie vegetali, ignorando altri organismi altrettanto importanti come funghi, licheni, insetti, uccelli e microrganismi. Questi sono essenziali per il funzionamento ecologico delle foreste, e permettono di valutare lo stato di conservazione di un ecosistema. Il motivo di questa limitata attenzione ha radici storiche e pratiche: le foreste sono state gestite per secoli principalmente per la produzione legnosa, e solo recentemente è emersa la consapevolezza della loro complessità ecologica. Inoltre, lo studio di determinati gruppi tassonomici richiede competenze specifiche e specialistiche, pertanto, si riscontra una maggiore difficoltà nel monitorare determinati gruppi biologici. Questo, unito alla scarsità di dati a lungo termine, ha reso storicamente difficile la considerazione di questi elementi nelle finalità della gestione forestale e il loro monitoraggio nei protocolli di lungo periodo (Chianucci et al., 2024; Burrascano et al., 2023; Ienco et al., 2020). Per questi motivi, gli stessi indicatori di GFS relativi alla biodiversità sono rivolti principalmente alla componente arborea o alla flora vascolare, trascurando la maggior parte degli organismi presenti in un ecosistema forestale.
Per rispondere a queste sfide, è necessario un approccio integrato e multidisciplinare, che unisca varie competenze e professionalità in ecologia, biologia, scienze naturali e forestali, per raccogliere e analizzare i dati sulla biodiversità forestale in modo più completo. Tale sfida è stata raccolta da recenti iniziative internazionali, come il progetto europeo COST CA18207 “Bottoms-Up” (www.bottoms-up.eu), che hanno contribuito a definire linee guida comuni per il monitoraggio della biodiversità multi-tassonomica in ambito forestale, identificando le principali lacune e definendo nuovi indicatori di gestione forestale, che tengano conto della biodiversità in maniera più completa (Trentanovi et al., 2023; Burrascano et al., 2023; Paillet et al., 2024).
In conclusione, per rendere la gestione forestale davvero sostenibile, è necessario non solo proteggere le specie vegetali, ma anche valutare l’impatto delle pratiche selvicolturali su tutte le altre componenti della biodiversità di un ecosistema. Solo così potremo garantire che le foreste continuino a svolgere il loro ruolo fondamentale per la natura e per l’uomo, oggi e nel futuro (Burrascano et al., 2023).
La Gestione Forestale Europea e la biodiversità dello strato erbaceo-arbustivo
La vegetazione dello strato erbaceo-arbustivo (forest understory) rappresenta spesso una delle componenti più ricche da un punto di vista di diversità specifica di un dato ecosistema forestale (Spicer et al. 2020) e riveste un ruolo chiave per le dinamiche di rinnovazione forestale.
Un recente studio (Chianucci et al. 2024) guidato dai ricercatori del CREA, Francesco Chianucci e dell’Università La Sapienza, Sabina Burrascano e Francesca Napoleone, ha analizzato l’influenza della gestione forestale a livello europeo sulla diversità funzionale dello strato erbaceo-arbustivo. I risultati hanno evidenziato come gestioni più intensive quali il taglio raso e la ceduazione, provocano un calo della diversità funzionale, parzialmente controbilanciata da un aumento della ridondanza funzionale, ovvero la compresenza di specie che svolgono funzioni simili, che garantiscono il mantenimento delle funzioni ecosistemiche anche se una di queste specie viene meno. All’opposto, forme di gestione meno intensive come i tagli selettivi si caratterizzano per un’elevata diversità funzionale, più simile a quella che osserveremmo in boschi in evoluzione naturale. In generale, i risultati dello studio hanno mostrato come non esista una forma di gestione universalmente valida, ma che un bilanciamento delle diverse opzioni gestionali ad una più ampia scala geografica possa garantire l’ottenimento della diversa gamma di funzioni, tra le quali la biodiversità, e utilità ecosistemiche nell’ambito della produzione legnosa, che vengono richieste alla gestione forestale.
In questo contesto, favorire la presenza in un dato di territorio sia di boschi gestiti attivamente che in evoluzione naturale può permettere di monitorare quest’ultimi come modello per disegnare soluzioni gestionali adatte agli specifici contesti territoriali.

Gestione forestale e insetti alloctoni
La ricchezza specifica di piante vascolari può avere effetti diversi sulla presenza di insetti alloctoni in ambienti forestali. Uno studio recente (Basile et al. 2025), a cui hanno partecipato ricercatori del CREA, ha analizzato come la gestione forestale influenzi queste due differenti componenti di diversità. I risultati hanno mostrato come la gestione forestale abbia effetti positivi sulla ricchezza di specie vegetali alloctone, ma che a sua volta questo fattore indirettamente favorisce anche la presenza di coleotteri alloctoni. Una gestione forestale mirata può ridurre l’intensità del disturbo e favorire effetti di diluizione e di resistenza biotica delle piante sulle specie di insetti alloctoni.

Gestione forestale e comunità di falene
Uno degli ecosistemi forestali più sfruttato dall’uomo è certamente il bosco di castagno (Castanea sativa) che da millenni viene sfruttato per costruzioni, paleria, legname da ardere, biomassa a fini energetici e per la produzione di frutti.
Uno studio condotto in Calabria ha mostrato come un giusto equilibrio di superfici sottoposte a ceduazione con una turnazione di 25 anni e aree gestite per la produzione di castagne è capace di sostentare comunità diversificate di lepidotteri, le quali contribuiscono a elevati valori di diversità a scala di paesaggio (Greco et al., 2018). Quando la gestione forestale favorisce la presenza di ambienti diversificati se ne giova anche la ricchezza di specie di un gruppo di volatori come quello delle falene, pure in assenza di aree del tutto naturali.

Citazioni
Basile, M., Lachat, T., Balducci, L., Chianucci, F., Chojnacki, L., Archaux, F., Avtzis, D., Bouget, C., De Smedt, P., Doerfler, I. and Dumas, Y., 2025. Managed forests are a stronghold of non‐native beetles in Europe. Journal of Applied Ecology.
Burrascano, S., Chianucci, F., Trentanovi, G., Kepfer-Rojas, S., Sitzia, T., Tinya, F., Doerfler, I., Paillet, Y., Nagel, T.A., Mitic, B. and Morillas, L., 2023. Where are we now with European forest multi-taxon biodiversity and where can we head to?. Biological Conservation, 284, p.110176.
Chianucci, F., Napoleone, F., Ricotta, C., Ferrara, C., Fusaro, L., Balducci, L., Trentanovi, G., Bradley, O., Kovacs, B., Mina, M. and Cerabolini, B.E., 2024. Silvicultural regime shapes understory functional structure in European forests. Journal of Applied Ecology, 61(10), pp.2350-2364.
Chianucci, F., Lenzi, A., Minari, E., Guasti, M., Innocenti, S., Ferrara, C., Gisondi, S., Campanaro, A., Gonnelli, M., Ciampelli, P., Cutini, A., Puletti, N. 2025. CrowNet: a trail-camera canopy monitoring system. Agricultural and Forest Meteorology (accepted), preprint: http://dx.doi.org/10.2139/ssrn.5129182
Curzon, M. T., Kern, C. C., Baker, S. C., Palik, B. J., & D’Amato, A. W. (2020). Retention forestry influences understory diversity and functional identity. Ecological Applications, 30(5), e02097. https://doi.org/10.1002/eap.2097
Cutini, A., Chianucci, F., Giannini, T., Manetti, M.C. and Salvati, L., 2015. Is anticipated seed cutting an effective option to accelerate transition to high forest in European beech (Fagus sylvatica L.) coppice stands?. Annals of Forest Science, 72, pp.631-640.
Fabbio, G. (2016). Coppice forests, or the changeable aspect of things, a review. Annals of Silvicultural Research, 40(2), 108–132.
Fahey, R. T., Alveshere, B. C., Burton, J. I., D’Amato, A. W., Dickinson, Y. L., Keeton, W. S., Kern, C. C., Larson, A. J., Palik, B. J., Puettmann, K. J., Saunders, M. R., Webster, C. R., Atkins, J. W., Gough, C. M., & Hardiman, B. S. (2018). Shifting conceptions of complexity in forest management and silviculture. Forest Ecology and Management, 421, 59–71. https://doi.org/10.1016/j.foreco.2018.01.011
Greco S., Infusino M., Ienco A., Scalercio S., 2018. How different management regimes of chestnut forests affect diversity and abundance of moth communities? – Annals of Silvicultural Research, 42(2): 59-67.
Ienco A., Greco S. & Scalercio S., 2020. Is the “best season” the best choice? Temporal variations of β-diversity patterns in moth communities of Calabrian black pine forests. – Ecological Indicators, 112: 106134.
Mason, W. L., Diaci, J., Carvalho, J., & Valkonen, S. (2022). Continuous cover forestry in Europe: Usage and the knowledge gaps and challenges to wider adoption. Forestry: An International Journal of Forest Research, 95(1), 1–12
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Paillet, Y., Zapponi, L., Schall, P., Monnet, J.M., Ammer, C., Balducci, L., Boch, S., Brazaitis, G., Campanaro, A., Chianucci, F. and Doerfler, I., 2024. One to rule them all? Assessing the performance of sustainable forest management indicators against multitaxonomic data for biodiversity conservation. Biological Conservation, 300, p.110874.
Puettmann, K. J., Coates, K. D., & Messier, C. C.(2009). A critique of silviculture: Managing for complexity. Island Press.
Raymond, P., & Bédard, S. (2017). The irregular shelterwood system as an alternative to clearcutting to achieve compositional and structural objectives in temperate mixedwood stands. Forest Ecology and Management, 398, 91–100.
Spicer, M. E., Mellor, H., & Carson, W. P. (2020). Seeing beyond the trees: A comparison of tropical and temperate plant growth forms and their vertical distribution. Ecology, 101(4), 1–9.
Trentanovi, G., Campagnaro, T., Sitzia, T., Chianucci, F., Vacchiano, G., Ammer, C., Ciach, M., Nagel, T.A., del Río, M., Paillet, Y. and Munzi, S., 2023. Words apart: Standardizing forestry terms and definitions across European biodiversity studies. Forest Ecosystems, 10, p.100128.

Primo ricercatore CREA Centro Foreste e Legno
Utilizza i lepidotteri come bioindicatori degli ecosistemi forestali sottoposti a differente gestione selvicolturale e approfondisce la tassonomia di questo gruppo di insetti con metodi classici e molecolari.
#lafrase L’uomo è ciò che mangia, ma anche un po’ ciò che studia (Ludwig Feuerbach, modificata)

Ricercatore CREA Centro Foreste e Legno
Nella sua attività di ricerca si occupa principalmente di sviluppare metodologie per il monitoraggio forestale, e l’analisi delle relazioni tra struttura, biodiversità e funzionamento degli ecosistemi forestali.
#lafrase La natura tende sempre ad agire nella maniera più semplice (Bernoulli)