I 19 laboratori del Centro di Ricerca CREA Foreste e Legno coprono diversi ambiti disciplinari: dalla genetica alle biotecnologie applicate, dalle specie forestali, all’ecologia forestale e dendroecologia, dalla vivaistica forestale alla selvicoltura e arboricoltura da legno, dalla geomatica, inventari e pianificazione forestale alla gestione faunistica, biodiversità forestale e piante officinali. A questi va aggiunto il ventesimo laboratorio, quello a cielo aperto, costituito dai 400 ha di aree di ricerca permanenti realizzate direttamente nel bosco, un patrimonio dal valore scientifico incalcolabile, al servizio del lavoro costante che i ricercatori compiono per affrontare le grandi sfide che il nostro patrimonio forestale deve affrontare.
Foreste: scrigno di biodiversità e di innumerevoli utilità quali protezione del suolo, qualità dell’acqua, dell’aria, legno e prodotti non legnosi, custodi del nostro futuro.
È questa la consapevolezza con la quale il Centro di ricerca Foreste e Legno porta avanti la sua missione, contribuendo con la sua attività alla custodia delle foreste e delle loro funzioni. Una consapevolezza ben presente fin dalla fondazione del nostro Centro -nel 1922- e che affonda le sue radici in un sapere secolare. Radici plasticamente rappresentate da affascinanti foreste – distanti solo pochi chilometri dalla sede di Arezzo- come la Foresta de La Verna, le Foreste Casentinesi e quelle della Riserva Naturale Integrale di Sasso Fratino (prima riserva naturale integrale italiana). Un patrimonio giunto fino a noi grazie a una plurisecolare e sapiente gestione, che possiamo definire “sostenibile” ante litteram, e i cui principi il nostro Centro oggi sviluppa e adatta al mutato contesto.
A servizio di tale scopo operano i 19 laboratori del Centro. Analogamente alla complessità delle foreste, i laboratori coprono un ampio ventaglio disciplinare, dalla genetica e biotecnologie applicate, alle specie forestali, all’ecologia forestale e dendroecologia, dalla vivaistica forestale alla selvicoltura e arboricoltura da legno, dalla geomatica, inventari e pianificazione forestale alla gestione faunistica, biodiversità forestale e piante officinali.
A questi si aggiunge poi il “ventesimo Laboratorio”, per certi aspetti il più importante: i circa 400 ha di aree di ricerca permanenti realizzate direttamente in bosco o in pieno campo, dislocate su tutto il territorio nazionale e all’interno dei boschi più rappresentativi, da quelli alpini di conifere ai boschi mediterranei con latifoglie sempreverdi e pini, dai boschi planiziari della pianura Padana ai boschi di latifoglie decidue dell’Appennino. In queste aree tutti gli alberi presenti sono misurati periodicamente (diametro, altezza etc.) e così pure il loro stato di salute, i benefici prodotti, le relazioni con altre componenti dell’ecosistema (cfr. fauna, funghi etc.). In alcuni casi, le misurazioni partono dal 1922 e quindi con serie di dati uniche nel nostro Paese. Un patrimonio di immenso valore scientifico, tecnico e storico-culturale al servizio delle grandi sfide.
Tra queste, lo sviluppo di metodi, tecniche e strumenti dedicati alla conservazione e gestione della biodiversità, nella convinzione che conoscere e monitorare le multiformi varietà di forme di vita, da quelle più semplici -funghi, licheni, insetti etc.- a quelle più complesse, come gli alberi che compongono un ecosistema forestale o gli animali che lo popolano, sia la strada maestra per preservare le foreste e il nostro futuro.
Non meno rilevanti sono le ricerche tese ad assicurare un significativo contributo al fabbisogno interno di legno, materia prima rinnovabile per eccellenza e che alimenta una importante filiera nazionale quale quella del legno-arredo. Concorrono a tale obiettivo le ricerche sulla protezione, conservazione e valorizzazione delle risorse genetiche forestali e, in particolare, sul miglioramento genetico del pioppo, specie la cui coltivazione è strategica per il nostro Paese. La pioppicoltura, con circa 50.000 ha di superficie e 10.000 imprese agricole coinvolte, offre un contributo importante al comparto legno-arredo nazionale, vanto del made in Italy nel mondo. L’individuazione di cloni di pioppo meno esigenti (cloni MSA, Maggiore Sostenibilità Ambientale) e la definizione di forme di coltivazione più sostenibili (impianti policiclici, ovvero che su una stessa superficie coltivano specie arboree con cicli colturali diversi) è basilare per il futuro di questo settore e la filiera legno-arredo del nostro Paese. Fabbisogno interno di legno da conseguire anche tramite la messa a punto di sistemi selvicolturali (la selvicoltura, al pari dell’agricoltura, è la scienza che tratta la coltivazione e gestione razionale dei boschi) innovativi, coerenti con i principi della Gestione Forestale Sostenibile e in grado di mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici, promuovendo l’impiego di tecnologie geomatiche e di strumenti informatici a supporto della gestione e della pianificazione forestale (sistemi di supporto decisionale standardizzati – DSS).
Infine, accrescere le conoscenze sulle caratteristiche delle nostre foreste e sulla loro capacità di fornire innumerevoli utilità ecosistemiche (accumulo di carbonio, protezione del suolo, acqua, aria, riduzione impatto dell’ozono e di altri degli inquinanti, habitat per fauna selvatica…), in ossequio al principio conoscere di più per meglio gestire. Importanti sono i riflessi di tali ricerche sull’Inventario Forestale Nazionale, una sorta di “carta di identità” delle nostre foreste in termini di estensione, caratteristiche e stato di salute. Inventario realizzato periodicamente dall’Arma dei Carabinieri (Comando Unità Forestali Ambientali e Agroalimentari), in collaborazione da oltre 40 anni con questo Centro.

Dirigente di ricerca CREA Foreste e Legno
Laureato in Scienze Forestali esperto di ecologia forestale, selvicoltura, gestione forestale sostenibile e relazioni foresta e fauna selvatica.
#lafrase Troverai più nei boschi che nei libri. Gli alberi e le rocce ti insegneranno cose che nessun maestro ti dirà (Bernardo da Chiaravalle)