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mercoledì, 3 Luglio 2024

CREA per l’Impresa /3: Orticoltura 

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L’impresa orticola moderna: tra sfide globali e produzioni di nicchia, ecco le opportunità da cogliere in un settore produttivo dinamico per natura. Scopriamole insieme: dalle coltivazioni indoor e fuori suolo alle coltivazioni di piante per composti fitochimici e integratori alimentari, fino ai fiori eduli.  

Capire com’è l’impresa orticola italiana oggi e come mai è arrivata ad essere quello che è sono aspetti cruciali da cui ripartire per affrontare momenti di difficoltà, ma anche per immaginare prospettive future di crescita e valorizzazione di un settore in cui l’agricoltura italiana è leader. 

L’eccellenza italiana: i punti di forza 

L’Italia è il terzo paese nel Mediterraneo e uno tra i primi dieci al mondo per superfici investite in colture protette, il maggiore produttore ed esportatore a livello mondiale di alcune colture orticole endemiche dell’area mediterranea (come carciofo, finocchio e rucola), il paese europeo con il maggior numero di prodotti agroalimentari in generale (e orticoli) a denominazione di origine e a indicazione geografica riconosciuti dall’Unione Europea.

Dalia

L’orticoltura, inoltre, costituisce un comparto agricolo estremamente dinamico, particolarmente incline all’adozione di tecnologie sia per la coltivazione e la tecnica agronomica che per il post-raccolta e la commercializzazione.  

Ne deriva, dunque, un quadro complesso, un risultato vincente, a cui concorrono molteplici fattori inclusi il  grande patrimonio di biodiversità del nostro Paese, le favorevoli condizioni climatiche, le sane abitudini alimentari tipiche della dieta mediterranea, ma soprattutto l’ingegno e la passione di agricoltori, che possono essere definiti dei veri artigiani delle piante, nelle cui mani  un seme o una piantina vengono plasmati fino a diventare il capolavoro, che giunge sulle nostre tavole.  

I punti di debolezza

Ma come la tecnica e le tecnologie agricole si evolvono in fretta in orticoltura, altrettanto in fretta cambiano le abitudini alimentari, le esigenze di mercato e le risorse necessarie al mantenimento di produzioni di qualità ed economicamente remuneranti il coltivatore. Nascono nuovi modelli di consumo, che via via prendono forza nel mercato, legati a una maggiore attenzione verso la qualità dei prodotti e al concetto di una agricoltura sostenibile a salvaguardia della salute ambientale e quella umana. Nel passato recente, i fattori che maggiormente limitavano la marginalità delle colture orticole e florovivaistiche erano sostanzialmente legati ai costi per manodopera, combustibili e ammortamento delle strutture, soprattutto per le colture protette. Negli ultimi anni si assiste, invece, a un sempre maggiore aumento dei prezzi dei fertilizzanti e dei costi per l’approvvigionamento di fonti idriche di buona qualità, che un tempo incidevano in modo irrilevante sui costi di produzione in questo settore.  

Primula

Si deve, purtroppo, rilevare che a dispetto del ruolo storicamente rivestito dall’Italia sul panorama internazionale per la produzione di specie orticole, si assiste negli ultimi anni una flessione negativa delle produzioni orticole, in netta controtendenza con gli andamenti a livello europeo e globale. Si deve, quindi, incoraggiare e supportare lo sviluppo e l’attività di miglioramento genetico sia con approcci tradizionali che biotecnologici e l’implementazione di tecnologie di gestione degli input produttivi. 

Un dato interessante è la riduzione di marginalità economica in colture orticole da taglio, soprattutto di quelle destinate alla IV gamma (dati ISMEA 2019-2022). Si aprono in questo senso nuove prospettive cogliendo nuove opportunità. Nel caso degli ortaggi da foglia, ad esempio, dove si registra una flessione negativa di interesse per i prodotti ad elevato contenuto di servizio, diviene strategico trovare forme di rivalutazione di prodotti di I gamma. In questo senso diventano vincenti alcuni sistemi di produzione, che limitano il rischio di contaminazioni dal suolo ed altri fattori che possono influenzare la salubrità del prodotto. 

Le innovazioni tecnologiche 

Grazie allo sviluppo di tecnologie possibili solo nel settore orticolo, come le colture indoor e protette coltivate in fuori suolo, sempre maggiore è l’interesse per colture ad elevata capacità remunerativa per unità di superficie coltivate, per settori considerati di nicchia rispetto a quelli tradizionali riconducibili al consumo di ortaggi per la nutrizione umana.  

Un primo esempio è costituito dalle coltivazioni di piante per ottenere composti fitochimici, prodotti da specie orticole per applicazioni come integratori alimentari ed altri scopi industriali. I composti fitochimici o metaboliti secondari, naturalmente presenti nelle piante, sono composti chimici bioattivi con funzioni specifiche, che appartengono a classi di sostanze molto varie quali polifenoli, glucosinolati, alcaloidi, tannini e molte altre. Una grande varietà di specie vegetali alimentari, medicinali, aromatiche e da profumo costituiscono da tempo oggetto di interesse come fonte di metaboliti secondari ad alto valore funzionale per molteplici scopi. I fitochimici in diverse forme di preparazione quali composti puri, oli essenziali, macerati, estratti standardizzati e polveri, grazie alla loro diversità chimica, offrono numerose opportunità di utilizzo in vari campi di applicazione agroalimentare, nutraceutico, fitoterapico, farmaceutico e cosmetico. Alcune tra le specie orticole più conosciute sono particolarmente adatte alla produzione di tali metaboliti. Ad esempio, nella famiglia delle Brassicaceae si trovano una grande varietà di specie quali broccoli, rucola, cavolo nero e ravanello, tutte piante ricche in glucosinolati (composti zuccherini contenenti zolfo), precursori di isotiocianati (composti formati da zolfo azoto e carbonio e idrogeno) bioattivi con comprovata azione di promozione della salute umana. Gli isotiocianati risultano inoltre utili anche in agricoltura per il controllo di patogeni. Ancora, peperoncini che contengono capsaicinoidi (principio attivo del peperoncino, responsabile del sapore piccante), utilizzati in molti preparati farmaceutici. Oltre ovviamente alle piante aromatiche (salvia, rosmarino, ecc.), ricche di oli essenziali, che trovano applicazione come rimedio tradizionale in fitoterapia. 

Colture fuori suolo in serra e indoor (vertical farm) per l’ottenimento e di prodotti ad elevato contenuto di metaboliti utili e/o biofortificati

Tra i prodotti di origine naturale spiccano varie tipologie di integratori alimentari, per la promozione della salute umana e animale, e di biopesticidi e biostimolanti per la protezione delle piante. Per dare una misura della richiesta di mercato, l’Italia ha una posizione di particolare rilievo con riferimento al settore degli integratori. Si tratta del primo mercato europeo, con una quota del 26%, davanti alla Germania (18,8%), alla Francia (14,7%), al Regno Unito (9,5%) e alla Spagna (7,2%). Le aspettative di crescita del mercato europeo sono nell’ordine del 6% annuo, con l’Italia che dovrebbe toccare nel 2025 una dimensione pari a 4,8 miliardi. Tra il 2008 e il 2020 il mercato italiano degli integratori è triplicato, con una crescita media annua superiore al 9%. (Fonte Report Nutraceutica e novel food: tra salute e sostenibilità – Overview internazionale. Area Studi Mediobanca, Gennaio 2022) 

Fiori commestibili (calendula (in primo piano in basso), bocca di leone (piante in primissimo piano), viole (sullo sfondo in vari colori) agerato celestino (anch’esso sullo sfondo)

Nella pianta, la sintesi e l’accumulo dei fitochimici è un processo influenzato da numerosi fattori, di natura sia genetica sia da fattori ambientali esterni, luce, temperatura, acqua, salinità. Le condizioni ambientali legate al terreno e al luogo di coltivazione determinano una grande variabilità della qualità e quantità dei bioattivi vegetali. Inoltre, la presenza di contaminanti ambientali (tra cui gli agrofarmaci) può presentare un rischio per la sicurezza e l’efficacia dei principi attivi di derivazione vegetale. La coltivazione tradizionale in campo soffre, inoltre, limiti legati alla stagionalità delle coltivazioni unita alla crescente e costante richiesta da parte del mercato di alcuni fitochimici.  

Le nuove tecnologie di coltivazione controllata, che non prevedono l’utilizzo di suolo, ma l’impiego di un substrato e l’aggiunta di sostanze nutritive, come l’agricoltura idroponica, aeroponica e le colture fuori suolo in genere rappresentano una valida alternativa per superare i limiti della coltivazione tradizionale e ottenere prodotti sicuri dal contenuto controllato e riproducibile, a garanzia della sicurezza e dell’efficacia del prodotto. Tali tecniche di coltivazione permettono di seguire gli standard di sostenibilità dettati dal Green Deal Europeo, basata sul concetto dello “zero waste approach” e sull’economia circolare, minimizzando gli input e reimpiegando i reflui. 

I fiori eduli 

Un esempio di colture di nicchia ad elevata remunerazione è costituito dal settore produttivo dei fiori eduli. La floricoltura è sempre stato il settore agricolo che ha mantenuto nel tempo un alto potere di reddito in rapporto all’unità di coltivazione. Questo trend si è mantenuto ed ha visto, negli ultimi anni, una ulteriore evoluzione che lo avvicina al settore food, e maggiormente all’orticoltura piuttosto che alla produzione di fiori per scopi edonistici. Infatti, a fianco della produzione delle piante aromatiche in vaso e alla produzione di fiori e fronde recise, si sta affermando la produzione del fiore commestibile. Tale prodotto si è sviluppato grazie alla domanda da parte degli chef che volevano rivisitare e innovare le loro proposte culinarie e all’offerta di alcuni produttori desiderosi di diversificare le produzioni. La ricerca ha, inoltre, messo in risalto le proprietà salutistiche, che caratterizzano molte delle specie studiate come ad esempio l’attività anti-aging data dalle molecole antiossidanti. Si è creata, quindi, una nuova filiera che sta crescendo nel tempo e che ha portato alla nascita di nuovi prodotti: dai fiori freschi in vaschetta, ai fiori essiccati, ai vasi fioriti e, infine, ai trasformati a base di fiori commestibili come creme, marmellate, tisane, salse, gelati. La coltivazione del fiore commestibile ha un’elevata sostenibilità ambientale, poiché richiede l’applicazione di pratiche agricole “amiche dell’ambiente”, come la coltivazione biologica o a residuo zero. In questa fase di sviluppo della filiera, il fiore commestibile è ancora, per molti imprenditori agricoli, un prodotto complementare, che arricchisce la gamma di prodotto, che si sta però posizionando sul mercato in maniera sempre più preponderante e per il quale si prospetta una crescita significativa nei prossimi anni. 

Andrea Copetta
Ricercatore CREA – Centro di Ricerca Orticoltura e Florovivaismo, sede di Sanremo

Si occupa di moltiplicazione in vitro di piante floricole ed aromatiche, fiori commestibili e studia le simbiosi che le piante instaurano con i microrganismi al fine di rendere la coltivazione delle piante più sostenibile e di basso impatto ambientale. 

#lafrase Per fare ricerca servono passione e pazienza, le stesse che servono per coltivare i fiori (cit. Andrea Copetta)

Gina Rosalinda De Nicola Primo Ricercatore – CREA Centro di Ricerca Orticoltura e Florovivaismo

Chimico delle sostanze naturali, con focus sul sistema glucosinolati-mirosinasi, per applicazioni in nutraceutica e nell’industria agroalimentare.

#lafrase Yogas chitta vritti nirodah (Patanjali)

Daniele Massa
Ricercatrice CREA Centro Politiche e Bioeconomia

Laureato in Scienze e Tecnologie Agrarie presso l’Università di Viterbo ha conseguito Dottorato di Ricerca in Ortoflorofrutticoltura, è Presidente della Sezione di Orto-Florovivaismo della Società di Ortoflorofrutticoltura Italiana (SOI), conduce attività di ricerca e docenza nel settore ortoflorovivaistico collaborando con Università e Enti nazionali ed esteri. 

#lafrase Delle tante esigenze che un uomo può avere quella di far coincidere il lavoro con le proprie passioni è tra le più necessarie

Barbara Ruffoni 
Dirigente di ricerca, responsabile della sede di Sanremo del Centro di Orticoltura e Florovivaismo

Esperienza trentennale in floricoltura, specie aromatiche e medicinali e fiori eduli. Esperta di propagazione in vitro, colture di tessuti vegetali per produzione di metaboliti secondari, di biotecnologie applicate a supporto delle attività di breeding e di propagazione ex situ per conservazione di specie a rischio di estinzione. Dal febbraio 2021 è stata nominata Vicepresidente del Distretto Florovivaistico del Ponente Ligure. 

#lafrase Si regalano i fiori per il piacere degli occhi, si cucinano per quello del palato

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