TESTATA GIORNALISTICA ONLINE DEL CREA, ISCRIZIONE N. 76/2020 AL REGISTRO STAMPA DEL TRIBUNALE DI ROMA DEL 29/7/2020

27.4 C
Roma
venerdì, 30 Maggio 2025

Come cambia il bosco con il cambiamento climatico 

Della stessa Rubrica

La grande sfida dei boschi nell’adeguarsi agli effetti del cambiamento climatico passa attraverso la ricerca scientifica e la gestione forestale collettiva e sostenibile. Il CREA Foreste e Legno, attraverso i suoi progetti, sta studiando forme di adattamento proattivo, utili a garantire la salute e la resilienza dei nostri ecosistemi forestali e a individuare nuove opportunità economiche, grazie ai mercati del carbonio e dei servizi ecosistemici. 

Il cambiamento climatico non è un’ipotesi futura, ma una realtà presente, tangibile e visibile anche nei nostri boschi. Ce ne accorgiamo non solo nelle estati sempre più torride o nelle piogge che sembrano scomparire per settimane per poi riversarsi in poche ore, ma anche osservando come cambiano gli alberi attorno a noi: crescono meno, si ammalano più facilmente o addirittura scompaiono per lasciare spazio a nuove specie. 

Il cambiamento climatico spiegato attraverso gli effetti sulla natura 

Nel contesto dei boschi e dell’ambiente naturale, gli effetti del cambiamento climatico si manifestano in diversi modi, spesso interconnessi tra loro. Uno degli aspetti più evidenti è l’aumento della temperatura media annua, in particolare durante le stagioni estive. Ciò comporta un maggiore stress per molte specie arboree, che non sono abituate a sopportare calori così intensi e prolungati. A questo si accompagna una diminuzione delle precipitazioni totali annue, cioè piove meno nel corso dell’anno, soprattutto nei periodi in cui l’acqua è più necessaria per la crescita delle piante. Ma non si tratta solo di quanta acqua cade: cambia anche il modo in cui piove. Le piogge tendono a concentrarsi in eventi piovosi più intensi, ma meno frequenti, con temporali brevi e violenti che spesso causano erosione del suolo e non riescono ad essere assorbiti efficacemente dalle radici degli alberi. Un altro elemento sempre più ricorrente è l’aumento degli eventi estremi, che comprendono diverse situazioni critiche. Le ondate di calore, ad esempio, sono periodi prolungati con temperature molto elevate e assenza di precipitazioni, che possono mettere a dura prova anche le specie più resistenti. Le gelate tardive, invece, colpiscono in primavera avanzata, quando molte piante hanno già iniziato la fase vegetativa: un ritorno improvviso del freddo può danneggiare germogli e fioriture, compromettendo l’intera stagione. Le tempeste di vento, infine, sono sempre più frequenti e intense: raffiche improvvise e potenti possono abbattere alberi anche maturi e sani, soprattutto se il suolo è già indebolito da siccità o piogge violente. Tutto ciò contribuisce a un aumento del rischio di incendi, specialmente durante le estati più secche. I boschi diventano così più infiammabili e gli incendi, una volta innescati, tendono a diffondersi con maggiore rapidità e a essere più difficili da controllare. Un altro effetto importante riguarda la diffusione di parassiti ed epidemie fitopatologiche. Inverni più miti non riescono più a “sterilizzare” il bosco da insetti dannosi o funghi patogeni, che così sopravvivono e si moltiplicano più facilmente, spesso trovando alberi già indeboliti da altri stress climatici. Infine, un fenomeno più sottile, ma altrettanto impattante è la desincronizzazione stagionale. Sempre più spesso si osservano fioriture anticipate o germinazioni precoci che poi vengono danneggiate da gelate improvvise, oppure mancate impollinazioni perché insetti e piante non si “trovano più” nello stesso momento. 

Impatti del cambiamento climatico 

Uno dei primi effetti osservabili nei boschi a causa del cambiamento climatico riguarda gli accrescimenti. Le piante, a differenza degli animali, non possono spostarsi per cercare condizioni migliori. Per questo motivo, in presenza di stress ambientali, tendono a rallentare la loro crescita. L’aumento delle temperature e la scarsità d’acqua riducono l’efficienza fotosintetica e di conseguenza la capacità degli alberi di sequestrare carbonio atmosferico. Va però menzionato anche l’effetto fertilizzante della CO₂: in presenza di maggiori concentrazioni di anidride carbonica, le piante possono aumentare temporaneamente la loro crescita. Tuttavia, questo effetto è limitato e si esaurisce rapidamente, se non sono disponibili in modo equilibrato anche acqua e nutrienti nel suolo. 

Un altro cambiamento importante riguarda la composizione specifica dei boschi. Le specie arboree più esigenti in termini di frescura e umidità, come ad esempio il faggio, sono in difficoltà e tendono a regredire. Al loro posto si fanno spazio specie più termofile e resistenti alla siccità estiva, come il leccio o il carpino nero. Questo può cambiare profondamente l’identità dei nostri paesaggi forestali, alterando anche le comunità faunistiche che dipendono da specifiche essenze arboree. 

Con il riscaldamento globale, le specie forestali tendono a spostarsi verso latitudini più elevate o verso quote altitudinali superiori, alla ricerca di condizioni climatiche più favorevoli. Tuttavia, non sempre questo “spostamento” è possibile: barriere geografiche come le cime delle montagne, le aree urbanizzate o il mare possono ostacolare la migrazione naturale delle specie, mettendone a rischio la sopravvivenza. Questo fenomeno, in teoria, dovrebbe portare ad una riduzione della superficie dei boschi, ma è abbondantemente compensato dall’abbandono delle coltivazioni nelle aree meno redditizie (alta collina e montagna) per cui negli ultimi decenni in Italia il bosco ha aumentato la sua superficie complessiva.  

L’ adattamento proattivo  

La gestione forestale si trova dunque di fronte alla necessità di adattarsi. In ambito selvicolturale, è sempre più importante adottare pratiche flessibili e orientate alla resilienza, cioè la capacità del bosco di recuperare la propria funzionalità anche dopo gli impatti dovuti al cambiamento climatico: interventi di diradamento mirati, diversificazione delle specie presenti, monitoraggio continuo della salute del bosco. In questo modo, per esempio, durante una siccità ci sono meno alberi che competono tra loro per l’acqua. Allo stesso modo, i diradamenti selettivi aumentano la stabilità dei singoli alberi, rendendoli più resistenti alle tempeste di vento. Per quanto riguarda la rinnovazione, si fa strada l’idea della migrazione assistita: aiutare le specie a spostarsi verso aree più adatte alle loro esigenze climatiche, attraverso la semina o la messa a dimora di giovani piante provenienti da popolazioni geneticamente più tolleranti al caldo o alla siccità. In alternativa, il flusso genico assistito consiste nell’introdurre varietà genetiche più adattate all’interno della stessa specie già presente in loco, per migliorarne la resistenza complessiva. Entrambe le strategie rappresentano forme di adattamento proattivo, utili a preservare la funzionalità dei sistemi forestali. 

Investire in conoscenza  

I boschi del futuro saranno molto diversi da quelli che conosciamo oggi, e il cambiamento climatico rappresenta una sfida centrale sia per la conservazione della natura, sia per i benefici che traiamo da questi ecosistemi. I cosiddetti servizi ecosistemici sono quei vantaggi che gli esseri umani ottengono dalla natura: dal sequestro di carbonio alla regolazione del clima locale, dalla protezione del suolo all’approvvigionamento di legno, senza dimenticare i valori culturali e ricreativi. Quando i boschi si ammalano o cambiano troppo in fretta, non è solo la biodiversità a essere in pericolo, ma anche la nostra capacità di continuare a usufruire di questi servizi. Per questo motivo, è fondamentale investire in conoscenza, monitoraggio e strategie di adattamento, affinché la gestione forestale diventi sempre più sostenibile, resiliente e lungimirante. 

LIFE FoResMit 

Acronimo / Nome per esteso: LIFE FoResMit – Recovery of degraded coniferous Forests for environmental sustainability Restoration and climate change Mitigation 

Enti partecipanti: Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (CREA, coordinatore), Città Metropolitana di Firenze, Democritus University of Thrace (Grecia), Decentralized Administration of Macedonia & Thrace (Grecia). 

Finanziamento: Programma LIFE dell’Unione Europea 

Durata: 2015 – 2019 

Obiettivi: Individuare opzioni gestionali adatte al recupero di pinete periurbane degradate in ambiente mediterraneo e al loro adattamento ai cambiamenti climatici. 

Ricadute: Miglioramento della resilienza delle pinete mediterranee, incremento della capacità di assorbimento di CO₂, promozione di pratiche di gestione forestale sostenibile. 

Team CREA: Alessandra Lagomarsino, Alessandro Paletto, Ugo Chiavetta, Isabella De Meo, Gianluigi Mazza. 

LIFE AForClimate 

Acronimo / Nome per esteso: LIFE AForClimate – Adaptation of FORest management to CLIMATE variability: an ecological approach 

Enti partecipanti: CREA (coordinatore), Regione Molise, Regione Siciliana, Unione Montana dei Comuni del Mugello, D.R.E.AM. Italia, Compagnia delle Foreste s.r.l., Università di Palermo, Università degli Studi del Molise. 

Finanziamento: Programma LIFE dell’Unione Europea. 

Durata: 2016 – 2023 

Team CREA: Ugo Chiavetta (referente), Maria Cristina Monteverdi (responsabile azione di monitoraggio), Roberta Proietti, Andrea Germani, Leonardo Tonveronachi, Sebastian Marzini, Marco Di Carlo, Manuela Plutino, Umberto Di Salvatore, Claudia Becagli. 

Obiettivi: Sviluppare soluzioni concrete per una selvicoltura e pianificazione forestale efficaci nell’adattamento ai cambiamenti climatici, tramite un modello previsionale che ottimizzi i tempi e le modalità degli interventi selvicolturali in base alla reattività del bosco alle variabili climatiche. 

Ricadute: Migliore adattamento delle faggete mediterranee ai cambiamenti climatici, incremento della produttività e della capacità di sequestro di CO₂, conservazione della biodiversità, diffusione di metodologie innovative di gestione forestale esportabili in altri contesti. 

LIFE ClimatePositive 

Acronimo / Nome per esteso: LIFE ClimatePositive – Promoting climate positive forest management in Italy 

Enti partecipanti: ETIFOR (coordinatore), TESAF (Università di Padova), FSC Italia, Comune di Luvinate, CREA, Regione Lombardia (ERSAF), Walden S.r.l., ETICAE Stewardship in Action. 

Finanziamento: Programma LIFE dell’Unione Europea 

Durata: 2022 – 2027 

Team CREA: Saverio Maluccio, Ugo Chiavetta, Francesco Chianucci, Raoul Romano, Teresa Grassi, Bruno Femìa. 

Obiettivi: Promuovere l’associazionismo forestale per aggregare superfici boschive frammentate, sviluppare modelli di business innovativi per l’accesso a finanziamenti legati al carbonio e ai servizi ecosistemici, aumentare la superficie forestale gestita responsabilmente, supportare lo sviluppo di un Codice Nazionale per il mercato volontario del carbonio. 

Ricadute: Riduzione della vulnerabilità delle foreste italiane agli impatti climatici, maggiore sequestro di carbonio, rafforzamento della gestione forestale collettiva e sostenibile, creazione di strumenti pratici e digitali per le associazioni forestali, nuove opportunità economiche per i proprietari forestali grazie ai mercati del carbonio e dei servizi ecosistemici. 

Ugo Chiavetta
Primo Ricercatore Forestale, CREA Centro Foreste e Legno

Primo Ricercatore Forestale si occupa di monitoraggio, gestione e pianificazione forestale, telerilevamento e cambiamento climatico.

#lafrase Siate sempre curiosi, non esistono domande stupide! L’unica domanda stupida è quella non fatta

Gli ultimi articoli