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venerdì, 31 Gennaio 2025

Natura che guarisce: i fiori alpini  

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Le piante officinali vengono da sempre utilizzate dall’uomo per le loro proprietà medicamentose e cosmetiche. Della vasta gamma di specie coltivate in Italia, circa 1500 sono autoctone della nostra flora; di queste circa 500 del Trentino Alto-Adige. Partiamo per affascinante viaggio alla scoperta delle specie montane ed alpine, come l’arnica, usata in preparazioni per curare traumi e reumatismi, o la piccola eufrasia, usata nella tradizione per la cura degli occhi, grazie ad un piccolo segno sulla corolla del suo fiore proprio a forma di iride. Per alcune di queste specie, come l’Achillea moscata, utilizzata nella preparazione di liquori, la raccolta avviene ancora in modo spontaneo non essendo possibile la coltivazione. 

Con il termine piante officinali si intendono quelle piante utilizzate per le loro proprietà medicinali ed aromatiche conferite dai principi attivi in esse contenute. Si tratta di una definizione legata all’utilizzo delle piante, che avviene prevalentemente nei settori erboristico, medico-farmaceutico e cosmetico. In un recente decreto legislativo ministeriale dedicato alla regolamentazione del settore, venivano elencate più di 1700 specie officinali coltivate, o coltivabili, nel nostro Paese. Di queste, circa 1500 possono definirsi autoctone della flora italiana. Difficile dire quante si possano considerare montane ed alpine: in ogni caso, circa 500 specie tra quelle sopra ricordate sono autoctone della flora del Trentino-Alto Adige, una regione prevalentemente montuosa. Di queste, solo una parte è distribuita nei piani vegetazionali dal montano all’alpino; a seconda della specie, inoltre, sono diverse le parti di pianta utilizzate a scopi officinali: radici, parti aeree, fiori, frutti, etc. Non è quindi facile prendere in considerazione le principali specie montane ed alpine le cui parti fiorite vengono utilizzate a scopi officinali. 

Nelle molte pubblicazioni divulgative dedicate alle piante montane tradizionalmente utilizzate a scopo erboristico e medicinale, vengono solitamente annoverate diverse decine di specie. Per alcune di queste, le parti fiorite vengono utilizzate nella preparazione di tisane, sia per le loro proprietà medicamentose, come nel caso di malva, tiglio, timo etc., sia perché contribuiscono a colorare e rendere attrattive le preparazioni erboristiche, come nel caso di calendula e fiordaliso. In ogni caso, spesso solo alcune di queste specie sono tipiche degli ambienti montano ed alpino, mentre la maggior parte crescono dalla pianura fino a quote più elevate. 

Volendo prendere in esame le specie montane ed alpine i cui fiori (siano essi semplici, riuniti in infiorescenze o raccolti insieme alle parti aeree a costituire le sommità fiorite) vengono utilizzati a scopi aromatici o medicinali, possiamo descrivere, a titolo di esempio, alcune specie rappresentative. 

Arnica montana L. (Asteraceae)

L’arnica (Arnica montana L., Asteraceae) è una specie erbacea perenne distribuita sull’intero Arco Alpino. Le sue infiorescenze, i capolini tipici della famiglia delle Asteraceae, risaltano per il loro colore giallo acceso sui pascoli montani e prati aridi ad inizio estate. Cresce prevalentemente su suoli acidi, ad altitudini comprese tra i piani montano ed alpino. La droga, costituita dai capolini, contiene principi attivi dotati di proprietà antinfiammatorie, principalmente appartenenti alla classe dei lattoni sesquiterpenici. I suoi preparati, perlopiù unguenti e creme, vengono utilizzati per uso esterno nella cura di traumi e lesioni, nonché di reumatismi muscolari ed articolari. Esiste una grossa domanda di materia prima da parte delle ditte di trasformazione e, nonostante l’esistenza di varietà coltivate, un’importante fonte di approvvigionamento rimane la raccolta spontanea, per cui la specie è protetta in numerosi paesi europei. 

Achillea erba-rotta subsp. moschata (Wulfen) Vacc., Asteraceae

L’achillea moscata o erba iva (Achillea erba-rotta subsp. moschata (Wulfen) Vacc., Asteraceae), anch’essa specie erbacea perenne, è endemica delle Alpi Centrali e distribuita in Italia dal confine orientale delle Alpi al Monte Bianco. Il suo habitat sono le rupi, pietraie e morene dei piani sub-alpino e alpino, dove cresce su rocce silicee. La sua fioritura, effimera, avviene nel pieno dell’estate. La droga è costituita dalle sommità fiorite, utilizzate per le proprietà aromatiche nella preparazione di liquori tipici delle aree alpine, in particolare in Lombardia dove è conosciuta come “Taneda”. Di questa specie non esistono varietà coltivate, poche sono le coltivazioni esistenti e la materia prima proviene quasi interamente dalla raccolta spontanea. 

Euphrasia officinalis subsp. pratensis Fr., Orobanchaceae

La piccola eufrasia (Euphrasia officinalis subsp. pratensis Fr., Orobanchaceae) è una specie erbacea annuale, distribuita in Italia sulle Alpi e sull’Appennino Settentrionale e Centrale. Cresce su prati e pascoli, dal piano collinare fino all’alpino, dove fiorisce nella seconda parte dell’estate. Le sue parti aeree fiorite venivano tradizionalmente utilizzate per la cura di infiammazioni oculari, secondo la teoria della segnatura, per cui un carattere morfologico della pianta ne indicava anche le proprietà curative. Nel caso dell’eufrasia, la piccola macchia colorata presente sulla corolla ricorda l’iride,  da qui il suo utilizzo medicinale tradizionale per cui, ancora oggi, viene utilizzata nella produzione di colliri omeopatici. La sua coltivazione è resa difficile, oltre che dalle piccole dimensioni della pianta, dal suo carattere di emiparassita, per cui ha bisogno di una pianta ospite per l’assorbimento di acqua e sali minerali. 

Il liquore “Genepì”, tipico delle Alpi occidentali, viene tradizionalmente ottenuto delle sommità fiorite di diverse specie alpine appartenenti al genere Artemisia L. Di queste, solo una è attualmente coltivata, Artemisia umbelliformis Lam. (Asteraceae). Le altre specie rifuggono le possibilità di domesticazione, forse per il loro adattamento agli habitat estremi come quelli delle alte quote dove crescono in natura. Allo stesso genere appartiene l’assenzio (A. absinthium L.), le cui sommità fiorite venivano utilizzate tradizionalmente come panacea contro diversi mali, ragion per cui in Trentino veniva chiamata “Medemaistro”. Oggi il suo uso è limitato alla preparazione di alcuni liquori, nella cui composizione rientra in quantità limitate a causa del contenuto in tujoni, principi amari dotati di proprietà tossiche. 

Le specie descritte, insieme ad altre montane ed alpine di interesse officinale ed alimentare, sono state, o sono attualmente, oggetto di studio presso la sede di Trento del Centro di ricerca Foreste e legno, mediante attività di domesticazione, conservazione, caratterizzazione e valorizzazione. 

Riferimenti 

Aeschimann D., Lauber K., Moser D. M., Theurillat J. P., 2004. Flora Alpina. Zanichelli, Bologna. 

Cappelletti F., 1966. Dalle erbe la salute. Piante medicinali dell’arco alpino. Publilux, Trento. 

International Plant Names Index (IPNI). https://www.ipni.org/ (consultato il 20/12/2024) 

M.I.P.A.A.F. Decreto 21 gennaio 2022. Elenco delle specie di piante officinali coltivate nonché criteri di raccolta e prima trasformazione delle specie di piante officinali spontanee. GUCE n°115, 18/05/2022. 

Pietro Fusani
Primo Ricercatore CREA Centro Foreste e Legno

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