Il G7 agricolo di Ortigia rappresenta – per 7 tra i Paesi più sviluppati della Terra – una straordinaria opportunità di ridisegnare un sistema agroalimentare più equo, trasparente, resiliente e sostenibile. Un obiettivo ambizioso, impensabile da raggiungere, senza il coraggio di innovare, di ripensare radicalmente modelli economici, conoscenze, approcci e stili di vita. Ecco, quindi, che l’innovazione non è più una scelta, ma una necessità impellente. E, da Presidente del CREA, il più grande ente di ricerca italiano dedicato all’agroalimentare, il mio compito è diventato quello di garantire e promuovere l’innovazione su larga scala, dal seme alla tavola. L’agricoltura di oggi si trova al centro di sfide globali: il cambiamento climatico minaccia la produttività e la sostenibilità delle pratiche tradizionali, mentre la crescita esponenziale della popolazione ci impone di pensare in termini di maggiore efficienza e minor impatto ambientale. In poche parole, produrre di più con meno. Occorre, dunque, un cambio di paradigma basato sull’innovazione, sul progresso delle conoscenze: ogni passo verso un’agricoltura più intelligente e sostenibile è un passo verso la sicurezza alimentare e la salute del nostro pianeta.
Innovare significa superare le consuetudini e mettere in discussione le convenzioni esistenti per sviluppare soluzioni originali, che portino a miglioramenti concreti e duraturi. In ambito agricolo, ciò implica l’introduzione di tecnologie avanzate, l’adozione di pratiche sostenibili e l’elaborazione di strategie che ottimizzino l’uso delle risorse naturali lungo l’intera filiera. Questo processo spazia dallo studio della genetica vegetale – ad esempio per aumentare la resa e la resistenza a malattie e parassiti – fino all’uso di dati satellitari per un’agricoltura di precisione, volta a massimizzare l’efficienza riducendo sprechi e impatto ambientale.
Innovare però non si limita all’applicazione di nuove tecnologie: significa ripensare profondamente il modo in cui produciamo, distribuiamo e consumiamo il cibo. In questo contesto, le sinergie tra il mondo accademico, le istituzioni pubbliche e il settore privato sono fondamentali. Solo attraverso un approccio collaborativo che coinvolga tutti gli attori della filiera, indipendentemente dalla loro natura o dimensione, possiamo valorizzare la ricerca e tradurla in soluzioni concrete a beneficio della collettività. In questo, il CREA può dare un importante contributo. Ne è un esempio l’accordo con UNIONCAMERE, stipulato nel settembre 2023, che ha permesso al CREA di contribuire ai fabbisogni di innovazione di micro, piccole e medie imprese, attraverso la piattaforma informatica Matching Impresa Ricerca (MIR). Oltre a queste iniziative, l’Ente vanta numerosi titoli di proprietà intellettuale e industriale, nonché oltre 900 risultati di ricerca inseriti nei propri database. Sebbene non codificati, questi risultati rappresentano un patrimonio di conoscenze trasferibile alle imprese, consentendo agli imprenditori dei diversi comparti produttivi agro-alimentari e forestali di adottare innovazioni di rilevante impatto pratico.
Questo approccio collaborativo e multidisciplinare richiede anche la creazione di modelli di business innovativi, capaci di integrare le tecnologie digitali con la sostenibilità (sia economica che ambientale) e di adattarsi rapidamente e con chiarezza alle esigenze in continua evoluzione del mercato, promuovendo al contempo la crescita delle imprese attraverso un uso più efficiente delle risorse. Dal canto loro, i consumatori, sempre più segmentati e consapevoli, non solo richiedono una gamma variegata di prodotti di alta qualità, ma esigono anche che questi siano il risultato di attività sostenibili e trasparenti.
Si può senz’altro affermare che l’agroalimentare italiano si distingue per l’eccellenza e la varietà dei suoi prodotti, apprezzati e richiesti in tutto il mondo per la loro qualità superiore. I dati del CREA indicano il solo comparto food DOP-IGP con un valore di produzione che raggiunge quasi 8 miliardi di euro, con 321 prodotti registrati, garantendo all’Italia il primato europeo. Ma il nostro patrimonio gastronomico nazionale va ben oltre queste certificazioni, includendo una ricca offerta di specialità regionali. Si stima che il Made in Italy, simbolo della nostra tradizione, rappresenti oltre il 70% dell’export agroalimentare, per un valore stimato intorno ai 43 miliardi di euro nel 2022.
E l’innovazione serve proprio a mantenere viva e sempre più competitiva sui mercati globali questa tradizione di eccellenza, anche attraverso pratiche che rispettino e valorizzino il nostro capitale naturale.
Se la tradizione va custodita, l’innovazione va “coltivata”, educando e formando le nuove generazioni di agricoltori e tecnici agrari, fornendo loro gli strumenti e le conoscenze per affrontare le sfide future in modo proattivo e informato.
Dalla Ricerca alla formazione fino alla soluzione il passo verso un nuovo sistema agroalimentare può essere più breve di quanto non si creda.
Editorial by Andrea Rocchi, President CREA, Council for Agricultural Research and Economics
The G7 Agricultural Summit in Ortigia is an extraordinary opportunity for 7 of the most developed countries on the Planet to redesign a more equitable, transparent, resilient, and sustainable agri-food system. An ambitious goal, impossible to achieve without the bravery to innovate, to radically rethink economic models, knowledge, approaches and lifestyles. Therefore, innovation is no longer a choice but a pressing need. As President of CREA, the most important Italian research institute dedicated to agri-food, my mission is to grant and promote innovation on a large scale, from seed to table. Agriculture today faces global challenges: climate change threatens traditional practices productivity and sustainability, while exponential population growth compels us to think in terms of greater efficiency and less environmental impact. In a few words, producing more with less. Therefore, a paradigm shift is needed, based on innovation and knowledge progress: each step toward a smarter and more sustainable agriculture is a step toward food security and the health of our Planet.
To innovate means to overcome habits and questions pre-existing biases to develop solutions leading to solid and long-lasting improvements. In agriculture, this involves the introduction of advanced technologies, the adoption of sustainable practices and the development of strategies to optimize the use of natural resources throughout the supply chain. This process ranges from the study of plant genetics – e.g., to increase yield and resistance to diseases and pests – to the use of satellite data for precision agriculture, to maximize efficiency while reducing waste and environmental impact.
However, innovation is not just about applying new technologies: it means deeply rethinking the way we produce, distribute and consume food. In this scenario, synergies between academia, public institutions and the private sector are crucial. Only through a collaborative approach that involves all actors in the supply chain, regardless of their nature or size, we can appreciate research and translate it into real solutions for the benefit of society. In this direction, CREA can significantly contribute. An example for it is the agreement with UNIONCAMERE, signed in September 2023, which enables CREA to contribute to the innovation needs of micro, small, and medium-sized enterprises through the Matching Impresa Ricerca (MIR) digital platform. In addition to these initiatives, the institute boasts many different intellectual and industrial property titles, as well as over 900 research results included in its databases. Although not formally codified, these results represent a heritage of knowledge that can be carried over to businesses, allowing entrepreneurs in different agri-food and forestry sectors to adopt innovations with significant impact when put into practice.
This collaborative and multidisciplinary approach also requires the creation of innovative business patterns, able of integrating digital technologies with sustainability (both economic and environmental) and adapting quickly and clearly to the ever-evolving market needs, while promoting business growth through a more efficient resources use. On their side, consumers, increasingly cathegorized and aware, are not only in demand of a wide range of high-quality products but require, as well, that the aforementioned are the result of sustainable and clear activities.
It can be stated that Italian agri-food stands out for the excellence and variety of its products, which are appreciated and sought after worldwide for their incredible quality. CREA data assess that the DOP-IGP food sector alone has a production value of 8 billion euros circa, with 321 registered products, securing Italy’s leadership in Europe. Our national gastronomic heritage goes well beyond these certifications, including a wide array of regional specialties. It is estimated that the Made in Italy brand, the symbol of our tradition, represents over 70% of agri-food exports, with an estimated value of 43 billion euros circa in 2022 alone.
Innovation is, indeed, what is needed to keep this tradition of excellence alive and increasingly competitive in global markets, also through practices that respect and enhance our natural capital.
If tradition must be cared for, innovation must be “grown” educating and training the new generations of farmers and agricultural technicians, providing them with the tools and knowledge to proactively and knowledgeably face future challenges.
From Research to education, to solution, the step towards a new agri-food system may be shorter than one might believe.