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martedì, 2 Luglio 2024

Impresa agricola Italia 

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Le imprese agricole sono protagoniste silenziose e spesso sottovalutate della nostra vita. Oltre l’immagine bucolica che nei più grandi a volte richiama e la frequente lontananza dalla consapevolezza dei più piccoli (la convinzione che il latte lo “faccia” il frigorifero non è poi così rara), sono la fonte del bene fondamentale per la sopravvivenza: il cibo. Si direbbe una ovvietà ma, nella società dell’abbondanza che spreca ancora troppi alimenti nella presunzione che saranno sempre disponibili, è un concetto da riaffermare con forza. Esse svolgono anche un’altra fondamentale funzione: sono le custodi del territorio. Custodi nell’interesse della collettività e, soprattutto, attente perché il territorio è imprescindibile risorsa per le coltivazioni e gli allevamenti. Ancora, gli imprenditori agricoli e le loro famiglie sono i “guardiani” delle tradizioni e della cultura delle aree rurali. Cultura identitaria dell’Italia tutta e che trova la sua rappresentazione – universalmente riconosciuta – in produzioni agroalimentari di eccellenza, vera e propria spina dorsale del made in Italy , oltre che elemento di attrattività turistica in sinergia con l’immenso patrimonio artistico, storico e paesaggistico italiano. 

Non da ultimo, le imprese agricole sono alla base del fatturato prodotto dal nostro sistema agroalimentare nazionale, che pesa per il 15% sull’economia del Paese, valore di assoluta rilevanza rispetto alle altre nazioni avanzate del pianeta. E’ un ruolo che è necessario e possibile far crescere ulteriormente, considerate le risorse materiali e immateriali di cui disponiamo: ambiente naturale favorevole, varietà di prodotti, know-how, tecnologie, mercato e – soprattutto – agricoltori in grado di ottenere produzioni di eccellenza che riescono a conseguire un valore della Produzione Lorda Vendibile molto più elevata degli altri Paesi. 

Sono punti di forza che però debbono fare i conti con ostacoli quali i cambiamenti climatici, le fluttuazioni dei prezzi, la competizione internazionale, gli shock causati da eventi eccezionali come le guerre, i costi dell’energia, le modifiche nei gusti e nei consumi alimentari. Inoltre, sono da tenere in conto anche vincoli di carattere strutturale quali la contenuta dimensione economica delle imprese – fattore che non garantisce al primario un ottimale peso contrattuale nelle relazioni con gli altri attori delle filiere – cui si aggiunge il fenomeno ormai storicizzato della senilizzazione della imprenditoria agricola. 

Ne discende la necessità di un sostegno alle imprese agricole sull’aspetto regolativo, ad esempio con il rafforzamento del potere contrattuale nelle relazioni con gli altri attori della filiera, tra l’altro recentemente normato. Inoltre, è fondamentale la promozione degli investimenti per il rafforzamento dei redditi e per il contributo alla gestione sostenibile del territorio e delle risorse naturali (per quest’ultimo aspetto basti pensare alla Politica Agricola Comunitaria – PAC, che per il 2023-2027 destina 37 miliardi di Euro al nostro Paese). 

In questo scenario, su cosa si può puntare per aiutare le aziende – elemento costituivo ed irrinunciabile del settore agricolo – ad essere più competitive, efficienti e in grado di adeguarsi alle trasformazioni, non ultime quelle determinate dalle mutate condizioni ambientali? 

La parola d’ordine, sintesi di strumenti e metodi, oltre che più onnicomprensiva è, probabilmente, innovazione.  

Innovazione nei processi produttivi, spingendo sul risparmio delle risorse limitate (l’acqua in primis), promuovendo tecniche colturali e coltivazioni che agevolino il sequestro di carbonio, e utilizzando le nuove tecnologie disponibili per rendere efficienti i processi; 

Innovazione nella gestione delle imprese agricole, sostenendo la crescita professionale dei conduttori e “spingendo” verso le forme aggregative che migliorano i rapporti lungo la filiera (a monte e a valle). E non solo: tale azione deve favorire il ricambio generazionale che, a sua volta, è propulsore delle innovazioni tecnologiche; 

Innovazione nella diversificazione dei servizi e dei prodotti offerti dalle imprese, incentivando modelli diffusi in territori vocati che consentano la creazione di distretti tematici con economie di scala, servizi comuni e ad alta attrattività. Si tratta di un’integrazione di filiera territoriale ed orizzontale; 

Innovazione nei modelli di consumo alimentare, determinante per rafforzare gli sbocchi sul mercato interno dei prodotti nazionali, mediante l’informazione ai cittadini e l’educazione nelle scuole per favorire la conoscenza degli aspetti nutrizionali e salutistici dei prodotti alla base della dieta mediterranea, dei vantaggi ambientali e del conseguente sostegno alla economia nazionale, funzionale al benessere collettivo, derivanti dai consumi di prossimità.  

Questi esempi di innovazione, vedono protagonista il CREA, che con la sua attività di ricerca guarda all’impresa agricola a tutto tondo, anche con focus su specifici comparti produttivi e su modelli organizzativi e gestionali

La collaborazione con gli altri enti di ricerca e le Università e l’integrazione con la domanda di ricerca da parte delle aziende agricole costituiscono gli elementi fondamentali per l’effettivo utilizzo dei risultati del lavoro di studio e ricerca. 

Per aiutare le imprese agricole italiane a vincere la sfida dei mercati è cruciale aiutarle a vincere la partita della conoscenza

Andrea Rocchi
Presidente CREA

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