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giovedì, 21 Novembre 2024

La Rete Rurale per il cibo italiano: i Distretti

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Cosa sono i Distretti del cibo? Quali funzioni svolgono? Si tratta di partenariati fra i diversi attori delle filiere, istituzioni e associazioni locali, ideati in base a specificità territoriali e ad esigenze socio-economiche. Sono nati con l’obiettivo di valorizzare il patrimonio culturale, enogastronomico e paesaggistico delle aree agricole e difavorirne la redditività, la sostenibilità e la socialità. Il legame con l’enogastronomia, inoltre, consente di sostenere le produzioni locali, rimarcando la connessione fra paesaggio e cibo. Scopriamo l’attività che il CREA Politiche e Bioeconomia sta sviluppando in tal senso  

I distretti del Cibo, introdotti dalla legge 205/2017, sono strumenti di riconoscimento della capacità dei territori agricoli e rurali di avviare percorsi di cooperazione tra gli attori della filiera produttiva, finalizzati all’equo riconoscimento del lavoro di tutti i soggetti coinvolti e alla tracciabilità del processo produttivo in una logica di garanzia per il consumatore finale.  

…… i distretti del cibo sono istituiti per “promuovere lo sviluppo territoriale, la coesione e l’inclusione sociale, favorire l’integrazione di attività caratterizzate da prossimità territoriale, garantire la sicurezza alimentare, diminuire l’impatto ambientale delle produzioni, ridurre lo spreco alimentare e salvaguardare il territorio e il paesaggio rurale attraverso le attività agricole e agroalimentari” (art. 1 co. 499 Legge n. 205/2017). 

La nascita dei distretti agricoli, in realtà, risale al 2001 quando, con il decreto legislativo 228/01, vennero per la prima volta individuati due tipologie di distretti agricoli: 

  • i distretti rurali, con cui venivano indicati i sistemi produttivi caratterizzati da un’identità storica e territoriale omogenea, derivante dall’integrazione fra attività agricole e altre attività locali, nonché dalla produzione di beni o servizi di particolare specificità, coerenti con le tradizioni e le vocazioni naturali e territoriali;  
  • i distretti agro-alimentari di qualità, che identificavano invece le aree produttive caratterizzate da significativa presenza economica e da interrelazione e interdipendenza produttiva delle imprese agricole e agro-alimentari, nonché da una o più produzioni certificate e tutelate ai sensi della vigente normativa comunitaria o nazionale, oppure da produzioni tradizionali o tipiche. 

A prescindere dalle caratteristiche intrinseche ai due modelli, i distretti avevano la finalità di individuare dei modelli di sviluppo innovativo, con il coinvolgimento diretto di tutti gli attori della filiera e del territorio.  Venivano, inoltre, riconosciuti dalle Regioni che, con apposita normativa, ne definiva criteri e peculiarità che naturalmente tenevano conto delle singole specificità locali.  

Questo ha portato ad una continua evoluzione della normativa, nonché all’evoluzione delle tipologie distrettuali. Ai distretti agroalimentari e rurali si sono aggiunti quelli biologici, i biodistretti, i distretti di filiera, quelli agroindustriali e così via. 

L’istituzione dei distretti del cibo ha cercato di far sintesi, raccogliendo sotto un’unica definizione: 

  • I distretti e i sistemi produttivi locali rurali e agroalimentari già istituiti o in attesa di riconoscimento ai sensi della legge 317/91 (distretti industriali a vocazione agricola) 
  • I distretti agroalimentari o sistemi produttivi locali, anche interregionali, caratterizzati da una significativa integrazione tra attività agricole e altre attività comprese quelle con certificazioni di qualità 
  • I sistemi produttivi localizzati in aree urbane e periurbane, caratterizzati da significativa presenza di attività agricole e con l’obiettivo di riqualificazione ambientale e sociale 
  • I sistemi locali legati alla vendita diretta e alla filiera corta 
  • Distretti e sistemi produttivi locali biologici. 

Ha inoltre individuato obiettivi comuni per tutti i soggetti riconosciuti: 

  • Promuovere lo sviluppo  territoriale, la coesione e l’inclusione sociale 
  • Favorire l’integrazione di attività caratterizzate da prossimità territoriale 
  • Garantire la sicurezza alimentare, diminuire l’impatto ambientale delle produzioni e ridurre lo spreco alimentare 
  • Salvaguardare il territorio e il paesaggio rurale. 

Rispetto agli obiettivi sopra descritti, il distretto si pone come un approccio organizzativo inclusivo che deve avviare o sviluppare processi di sviluppo. 

I distretti del cibo riconosciuti 

Alla data di istituzione del Registro nazionale dei Distretti del Cibo presso il Masaf, i distretti iscritti erano 65; nell’ultimo aggiornamento1 al 06/09/2023, si contano 196 distretti del cibo, così territorialmente distribuiti: 

Abruzzo (7); Basilicata (4); Calabria (29); Campania (23); Emilia Romagna (6); Lazio (15); Liguria (1); Lombardia (18); Marche (4); Molise (2); Piemonte (5); Puglia (11); Sardegna (12); Sicilia (7); Toscana (43); Umbria (4); Veneto (5). 

Le Regioni e le Province autonome italiane provvedono all’individuazione e al riconoscimento dei distretti nei territori di propria competenza e alla successiva comunicazione al MASAF (Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste) per l’iscrizione nel Registro nazionale dei Distretti del Cibo.   

Il contributo del CREA 

Il CREA Politiche e Bioeconomia (CREA PB), nell’ambito della Rete Rurale Nazionale, ha avviato un percorso di analisi dei distretti del cibo, volto a monitorare i processi di aggregazione territoriale della filiera agroalimentare per studiare le peculiarità di tali percorsi organizzativi, valutare il valore aggiunto in termini di sviluppo e individuare eventuali interventi che ne possano favorire il percorso. 

Le prime analisi mettono in evidenza una grande varietà tra i distretti ad oggi registrati. Si va da distretti in cui lo sviluppo del territorio rurale e della filiera agroalimentare è legata allo sviluppo di percorsi enogastronomici, come nel caso delle Strade del vino iscritte dalla Regione Toscana, ai grandi distretti agroindustriali tipici dell’area Padana, in cui la filiera ruota intorno a grandi imprese alimentari. Anche i percorsi organizzativi e i compiti che svolgono sono estremamente articolati: in alcuni casi, ad esempio, i partenariati sono attivi da tempo e hanno potuto formalizzare il modello organizzativo e   il percorso di sviluppo del distretto. In altri casi, invece, si tratta di soggetti giovani, che proprio attraverso il riconoscimento tentano di avviare percorsi di sviluppo.  

L’analisi ha fatto emergere anche quali potrebbero essere i punti di forza dei distretti del cibo, rispetto allo sviluppo del settore agricolo, poiché è indubbio che nei distretti è possibile: 

  •  facilitare la relazione tra gli attori coinvolti, favorendo, quindi, la partecipazione e il coinvolgimento.  
  • Rafforzare il senso di appartenenza, rispetto ad un progetto comune, responsabilizzando al contempo i singoli rispetto agli interessi collettivi 
  • Individuare elementi di innovazione e di sviluppo del capitale umano, nonché percorsi virtuosi in termini di sostenibilità economica, ambientale e sociale. 

Il ruolo della Consulta nazionale dei Distretti del Cibo 

Il 25 novembre 2021, presso il Ministero, è stata istituita la Consulta Nazionale dei Distretti del Cibo, con cui i distretti del cibo aderenti hanno formalizzato e rafforzato una rete utile a potenziare la capacità progettuale e di iniziativa dei territori, per una migliore gestione delle risorse disponibili, oltre ad affrontare le sfide che le istituzioni hanno affidato loro. 

La Consulta diventa, quindi, il luogo di rappresentanza dei distretti, che operano in ambito rurale e agroalimentare. Tra gli obiettivi, l’Associazione si propone di: interloquire con le istituzioni, enti economici e sociali; promuovere leggi e finanziamenti, che ne garantiscano lo sviluppo; creare sinergie con il mondo accademico; contribuire alla crescita sostenibile dei territori: ambientale, sociale, economica; tutelare l’enorme patrimonio culturale, turistico, paesaggistico ed enogastronomico italiano. 

Per perseguire tali scopi, la Consulta si è dotata di un Comitato tecnico e di un Comitato scientifico, con funzioni rispettivamente di supporto e di indirizzo. La Consulta sta, inoltre, lavorando alla costituzione di un Centro per la ricerca, la formazione e l’informazione sui Distretti del Cibo e sul Paesaggio, composto dai distretti stessi e da soggetti del mondo della ricerca, per offrire supporto operativo, in primis nel campo della ricerca e della formazione, nonché per consolidarne il ruolo di strumento di governance territoriale.  

Finora, la Consulta ha realizzato numerose attività sui territori e ha instaurato importanti collaborazioni: con la Cattedra Unesco sul Paesaggio Agrario dell’Università di Firenze, per la valorizzazione del legame tra cibo e paesaggio; con il CREA e con l’ISMEA per supportare i distretti nelle azioni di ricerca e sviluppo; con Intesa San Paolo, per sostenere gli investimenti realizzati dalle imprese dei Distretti; con Vodafone e con EY per programmare investimenti di innovazione tecnologica e digitalizzazione in agricoltura, di Smart Agri, Smart Logistic e AI (Artificial Intelligence); con la Rete Rurale Nazionale, per promuovere, nell’ambito delle indicazioni della Commissione UE su una Visione di lungo termine sul futuro delle aree rurali, un Patto per promuovere le aree del nostro Paese tramite il buon cibo, la bellezza del paesaggio e l’unicità dei beni Unesco. 

Proprio il Patto è stato oggetto di una tra le ultime importanti iniziative della Consulta, svoltasi a Matera dal 16 al 18 giugno 2023, in cui la Consulta, grazie anche al contributo tecnico-scientifico del CREA e della Rete Rurale Nazionale, ha lanciato la Carta di Matera: nel rappresentare unitariamente gli interessi dei distretti, la Consulta si assume la responsabilità di salvaguardare e tutelare il grande patrimonio ambientale, culturale, turistico, paesaggistico e enogastronomico rappresentato dal sistema dei Distretti del cibo italiani e di far conoscere in Italia e nel mondo il patrimonio immateriale, la ricchezza di paesaggi e le qualità dei territori. 

Pertanto, la Consulta, proprio per la sua capacità di rappresentare il panorama dei distretti del cibo nel suo insieme e di favorire tale strumento come sinonimo di promozione dell’agricoltura e del cibo italiano di qualità – basato su pratiche rispettose dell’ambiente, del paesaggio e delle risorse naturali – in accordo con le Organizzazioni Professionali agricole e gli altri soggetti di rappresentanza, costituisce un interlocutore importante per lo sviluppo del sistema distretti. Tale ruolo è stato affermato anche in contesti internazionali, quali il Food Summit System delle Nazioni Unite, svoltosi a luglio 2023 alla FAO, in cui i distretti del cibo hanno rappresentato una best practice italiana per lo sviluppo sostenibile e la valorizzazione dei sistemi locali del cibo nell’ambito del complesso di politiche nazionali per il cibo e per il territorio. Tutto ciò è testimoniato dalla partecipazione attiva della Consulta Nazionale dei Distretti del Cibo alla International Coalition “Resilient Local Food Supply Chains Alliance” promossa dall’UN Food System Coordination Hub. 

Gli elementi naturali, territoriali ed economici connessi al cibo sono i principali concetti intorno ai quali è stata costruita tale strategia che il MASAF riconosce e intende mettere al centro delle future iniziative di sviluppo dei distretti del cibo. Su tali presupposti, il Ministero, raccogliendo la proposta della Consulta, ha istituito il Tavolo sui distretti del cibo, utile strumento di confronto tra le istituzioni e le rappresentanze del mondo dei distretti, per concertare e coordinare le politiche distrettuali e le conseguenti azioni, ad iniziare dall’ormai prossimo secondo bando ministeriale per il finanziamento dei Contratti di distretto del cibo. 

Il Patto per promuovere l’Italia del buon cibo con la bellezza del paesaggio rurale e l’unicità del patrimonio culturale. 

Dal 16 l 18 giugno 2023 Matera si è trasformata nella Capitale Europea della ruralità, ospitando l’evento, organizzato dalla Consulta dei Distretti del Cibo, sul tema “Un Patto per promuovere le aree del nostro Paese tramite il buon cibo, la bellezza del paesaggio e l’unicità del Patrimonio culturale materiale e immateriale”. L‘iniziativa, realizzata insieme al CREA Politiche Bioeconomia (PB) e alla Rete Rurale Nazionale, nasce dalle indicazioni della Commissione UE su una visione di lungo termine sul futuro delle aree rurali e dalla Conferenza del Patto Rurale, siglato lo scorso anno a Bruxelles, e ha rappresentato l’occasione per discutere del futuro delle aree rurali con le sue produzioni agroalimentari tradizionali, i suoi paesaggi agricoli contestualizzati nel progetto GIAHS della FAO e nel Patrimonio Immateriale quali strumenti di sviluppo. L’evento ha incluso anche la data del 18 giugno, la Giornata nazionale dei Distretti del Cibo, in coincidenza con la Giornata Mondiale della Gastronomia Sostenibile indetta dall’ONU. 

Il Patto rappresenta il contenuto di quella che è stata definita “Carta di Matera”: con essa, la Consulta ha chiamato a raccolta i tanti territori organizzati nei Distretti del Cibo, le imprese, gli Enti Locali e le Istituzioni tutte, le Associazioni e i cittadini per costruire insieme un percorso di sviluppo sostenibile del Paese fondato sul buon cibo, sulla bellezza del paesaggio rurale e sull’unicità del patrimonio culturale italiano.

Piermichele La Sala
Prof. Associato di Economia Agraria presso il Dipartimento di Economia dell’Università di Foggia

È esperto di sviluppo rurale e locale, di politica agroalimentare, di innovazioni e trasferimento di conoscenze, di cooperazione nella filiera agroalimentare. Collabora con importanti istituzioni e organizzazioni pubbliche e private nazionali ed europee. È autore di numerose pubblicazioni scientifiche ed è responsabile di progetti di ricerca nazionali e internazionali nel campo dell’economia agroalimentare e dello sviluppo locale 

#lafrase Perseveranza, impegno e fede 

Serena Tarangioli
CREA Politiche e Bioeconomia

Laureata in Scienze Politiche ed economiche. Lavoro dal 1997 all’INEA e mi occupo principalmente di PAC. Nel tempo ho maturato esperienza sulla governace dei sistemi agricoli e rurali.


Briamonte Lucia Primo ricercatore, CREA Centro di ricerca Politiche e bioeconomia

Si è formata all’Università La Sapienza di Roma. Interessi di ricerca: Spesa pubblica e fiscalità in agricoltura, Politiche agricole nazionali e regionali, Finanziamenti per gli imprenditori agricoli, Corporate Social Responsibility  nel sistema agroalimentare, Diritti umani, Analisi sullo stato dell’agricoltura e del settore ortofrutticolo italiano

#lafrase “Mettersi insieme è un inizio, rimanere insieme è un progresso, lavorare insieme un successo.” (Henry Ford)

Stefano Tomassini
Collaboratore tecnico di ricerca presso CREA – Politiche e Bioeconomia

Analisi statistica territoriale, cartografia e GIS

#lafrase “Non c’è miglior materia per i sogni che una mappa”. (Robert Louis Stevenson)

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