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domenica, 28 Aprile 2024

Cibo che si (r)innova/11: fragole italiane da gustare tutto l’anno 

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Da oltre mezzo secolo, il CREA conduce programmi di miglioramento genetico su fragola in tutto il territorio nazionale, in gran parte co-finanziati da organismi privati. Questi programmi hanno consentito di ottenere numerose varietà, alcune delle quali hanno inciso profondamente sull’evoluzione della fragolicoltura italiana. 

La storia della fragola tradizionale 

La fragola “coltivata” deriva da un incrocio avvenuto più di due secoli fa in Francia, dove vennero casualmente a contatto piante di due specie provenienti dal “Nuovo Continente”: Fragaria chiloensis (L.) Duch., probabilmente prelevata in Cile, e Fragaria virginiana Duch., dalle montagne rocciose del Nord America. Il luogotenente di vascello francese, Amédée François Frézier, grande appassionato di botanica, fu colpito dalla capacità di queste piante di fragola di produrre frutti di maggior pezzatura rispetto alle fragoline di bosco presenti nel continente europeo.  

Dalla metà del ‘700 si svilupparono le prime piante “ibride”, che sorpresero per la loro capacità di produrre frutti di elevate dimensioni. Nacque il “fragolone”, oggi ampiamente coltivato nel mondo.  

L’attuale denominazione binomiale “Fragaria x ananassa” identifica l’ibrido ottoploide a cui appartengono tutte le varietà coltivate nel mondo. Dal ‘700 ad oggi ne sono state sviluppate svariate migliaia, che si distinguono in base al fabbisogno in freddo (basso per le aree caratterizzate da clima mite ed elevato per le aree più fredde) e alla capacità di rifiorire (unifere e rifiorenti a giorno neutro, cioè in grado di differenziare gemme a fiore, indipendentemente dal numero di ore di luce giornaliera). 

La produzione italiana di fragole  

In Italia è possibile produrre fragole tutto l’anno, grazie alle numerose tecniche colturali e alle numerose varietà a disposizione

Negli ambienti meridionali, caratterizzati da inverni miti, la protezione della coltura con diverse tipologie di tunnel e la coltivazione di varietà extra-precoci, a scarsissimo fabbisogno in freddo, consentono di raccogliere fragole già a partire da metà novembre fino a maggio-giugno. 

Negli ambienti settentrionali, caratterizzati da inverni freddi, invece, la produzione di fragole si concentra principalmente nei mesi di aprile, maggio e giugno. Utilizzando, tuttavia, varietà dette rifiorenti (perché fioriscono non solo in primavera, ma anche nel periodo estivo-autunnale), se le temperature estive non sono eccessivamente alte, è possibile avere produzioni anche nel periodo luglio-ottobre.   

Le attività e i progetti del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (CREA) 

Da oltre mezzo secolo, il CREA conduce programmi di miglioramento genetico su fragola in tutto il territorio nazionale, in gran parte co-finanziati da organismi privati. Questi programmi hanno consentito di ottenere numerose varietà, alcune delle quali hanno inciso profondamente sull’evoluzione della fragolicoltura italiana, in particolar modo le prime varietà diffuse all’inizio degli anni ’80 (Addie, Cesena, Dana) hanno rivoluzionato lo standard varietale del Nord Italia, dominandolo per circa un decennio. Le varietà ottenute dal CREA attualmente coltivate sono: Agnese, Argentera, Brilla, Callas, Elodì, Garda, Irma, Ligea, Medì e Pircinque. 

Tutti i programmi perseguono obiettivi comuni quali l’elevata produttività della pianta e rusticità, unita a un’elevata qualità del frutto.

Le attività di miglioramento genetico su fragola, attualmente in corso, sono: 

 Obiettivo: selezionare materiale genetico ad altro fabbisogno in freddo, con piante resistenti ai rigidi climi invernali, potenzialmente interessante anche per gli areali del Nord Europa. 

  • Sviluppo congiunto per la costituzione e lo sviluppo di nuovi genotipi di fragola per l’area di Verona. In collaborazione con l’Organizzazione di Produttori APOSCALIGERA. 

Obiettivo: individuare nuove varietà particolarmente idonee alla coltura autunnale veronese. Questa è una tecnica di coltivazione che consente un doppio ciclo di produzione: il primo in autunno (due mesi dopo la piantagione) e il secondo nella primavera successiva.  

Il progetto ha avuto e sta avendo un notevole successo grazie alla diffusione di varietà che si sono pienamente affermate nell’areale veronese: Eva, Irma e Dora e più recentemente Garda, Agnese e Callas. 

  • Sviluppo congiunto per attività di breeding su fragola della Romagna, in collaborazione con NEW PLANT (Consorzio che riunisce le Organizzazioni di Produttori APOCONERPO, APOFRUIT e OROGEL fresco) e la compagnia vivaistica COVIRO.  

Obiettivo: sviluppo di materiale unifero a maturazione precoce o intermedia. Da questo programma è stata ottenuta e diffusa la varietà Brilla, oggi ampiamente coltivata in Romagna, e recentemente Elodì. 

  • Progetto PIR costituzione di nuovi genotipi a basso fabbisogno in freddo invernale adatti agli areali meridionali, metapontino in particolare, in collaborazione con l’Azienda Piraccini Secondo, ora APOFRUIT Italia (attività di breeding terminata, ora in fase di valutazione finale). 

Obiettivo: ottenere materiale a maturazione precoce e a basso fabbisogno in freddo, adatto ad essere utilizzato come pianta fresca, cima radicata e radice nuda.  

Da questo programma è stata diffusa Pircinque, prodotta e coltivata non solo in UE ma anche in Brasile dove gode di un notevole successo.  

  • Sviluppo congiunto per la costituzione di nuovi genotipi di fragola per le aree calabresi, in collaborazione con ARSAC – Agenzia regionale per lo Sviluppo dell’Agricoltura calabrese e Cooperativa Ortofrutticola Torrevecchia, di durata quadriennale. 

Obiettivo: ottenere materiale a maturazione precoce e a basso fabbisogno in freddo, adatto ad essere utilizzato come pianta fresca, cima radicata e radice nuda. 

Da questo progetto sono state recentemente diffuse le varietà Ligea e Medì. 

La rusticità, intesa come resistenza della pianta a condizioni pedoclimatiche particolari nonché alle malattie, è diventata un obiettivo prioritario, soprattutto a seguito delle forti restrizioni sull’utilizzo dei fumiganti del suolo applicati al terreno prima dell’impianto del fragoleto. Per le peculiarità qualitative dei frutti, si ricerca oltre alla dolcezza, la consistenza e la resistenza alle manipolazioni della polpa e la stabilità del colore che non deve inscurire nei giorni successivi alla raccolta. Queste caratteristiche permettono di avere frutti di bell’aspetto sullo scaffale del supermercato, apprezzati dal consumatore.  

In alcuni programmi, oltre a migliorare gli aspetti qualitativi del frutto appena ricordati, si lavora anche per ottenere frutti profumati. Recentemente, sono stati ottenuti nuovi materiali genetici, la varietà Elodì ne è un esempio, caratterizzati da uno spiccato aroma del frutto, che ricorda quello della fragolina di bosco, sapore ricercato dal consumatore. Il risultato è stato possibile grazie ad appositi incroci fra varietà commerciali e alcune vecchie varietà i cui frutti erano particolarmente aromatici. In molte varietà moderne, l’aroma e la fragranza non sono più presenti poiché i programmi dai quali sono state ottenute hanno mirato soprattutto a migliorare l’aspetto produttivo, la consistenza e la resistenza della superficie del frutto alle manipolazioni. Le pareti cellulari robuste rendono i frutti più consistenti, ma allo stesso tempo formano una barriera che impedisce la liberazione dei composti volatili responsabili dell’aroma e del profumo di fragola. È difficile, pertanto, ottenere frutti consistenti e profumati. Le vecchie varietà di fragola fragranti e aromatiche avevano, infatti, frutti di scarsa consistenza e molto delicati, soggetti a facile deperimento.  

La varietà Elodì, recentemente diffusa dal CREA, deriva da un programma di re-incroci durato oltre venti anni. La varietà, ottenuta nell’ambito del progetto di breeding cofinanziato dal consorzio New Plant, è il primo significativo risultato di un’attività di ricerca finalizzata ad acquisire dal vecchio germoplasma la qualità della fragola (l’aroma, in particolare) per trasferirla nel nuovo materiale genetico, di elevato pregio commerciale. Il principale aspetto innovativo della fragola Elodì è dato dall’aromaticità unita all’elevata consistenza e resistenza della superficie dei frutti che si conservano perfettamente e sono caratterizzati da un aroma ormai difficile da trovare sul mercato. La tenuta dei frutti maturi sulla pianta consente di ritardare la raccolta di qualche giorno, favorendone una maggior dolcezza. Inoltre, la colorazione brillante del frutto rimane stabile anche durante la conservazione.  

Gli aspetti positivi, appena elencati, rendono il frutto di Elodì particolarmente interessante per chi si occupa della commercializzazione e distribuzione di fragole e per il consumatore finale, sempre più attento alla qualità degli alimenti che acquista. 

Il Gruppo di Lavoro della Sede di Forlì del CREA-OFA che si occupa di miglioramento genetico su fragola è composto da Gianluca Baruzzi (coordinatore), Giulia Faedi, Sabina Magnani, Maria Luigia Maltoni, Paolo Sbrighi e Patrizia Turci.

Presso questa sede vengono effettuati gli incroci, costituite le piantine dei semenzali e moltiplicate nei vivai le piante selezionate, oltre ad una attività di laboratorio mirata principalmente alla valutazione qualitativa dei frutti. La selezione e le valutazioni in campo del materiale genetico vengono condotte nelle diverse aree produttive, avvalendosi della collaborazione dei produttori impegnati soprattutto nella valutazione finale del materiale, prima della diffusione commerciale. Ad oggi, il CREA di Forlì ha diffuso oltre 50 varietà di fragola. 

Giulia Faedi
Collaboratore tecnico presso il del CREA Centro di ricerca Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura

Si occupa della valorizzazione delle innovazioni varietali ottenute dalla Sede di Forlì

#lafrase In tutte le cose della natura esiste qualcosa di meraviglioso (Aristotele)

Paolo Sbrighi
Collaboratore Tecnico CREA, Centro di ricerca Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura, Forlì

Collabora alle attività di miglioramento genetico, di innovazione varietale e della tecnica di coltivazione di fragola nei diversi areali di produzione italiani. È costitutore di diverse varietà di fragola e collabora alle “attività del processo di certificazione delle piante di fragola”

#lafrase Senza ricerca non c’è futuro

Sabina Magnani
CREA Centro di ricerca Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura, Forlì

Responsabile delle attività tecniche di laboratorio “colture in vitro” per il risanamento e mantenimento del germoplasma frutticolo in “crescita rallentata” e la produzione di piante madri di fragola per il processo Nazionale di Certificazione genetico-sanitaria

Patrizia Turci
CREA Centro di ricerca Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura, Forlì

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