Più verde, innovativa, digitale, competitiva, efficiente nell’uso delle risorse e dell’energia, socialmente equa, resiliente agli eventi climatici estremi e in grado di assorbire una significativa quota delle emissioni di gas climalteranti e di mitigare il dissesto idrogeologico, oltre a salvaguardare la biodiversità. Oggi l’agricoltura è sempre più chiamata a rispondere a sollecitazioni altre rispetto alla semplice capacità di soddisfare la domanda globale di produzione agroalimentare.
Ma come possono le aziende agricole rimanere al passo con quanto richiesto dall’UE? Ne parliamo con Giampiero Mazzocchi, ricercatore del CREA Politiche e Bioeconomia.
Cosa deve fare un’azienda agricola per essere sostenibile, anche alla luce delle diverse realtà territoriali e agricole del nostro Paese?
È universalmente riconosciuta oggi la triplice dimensione della sostenibilità: ambientale economica e sociale.
Quella ambientale dipende dal tipo di attività che l’azienda agricola conduce e dal contesto geografico in cui si trova. La parola chiave, oggi, è agroecologia, cioè l’insieme di pratiche che gli agricoltori possono avviare per cercare di costruire un ambiente, in grado di rinnovare le sue risorse e di risultare sostenibile nel lungo periodo. Parliamo, ad esempio, di tutte le misure che permettono di rinnovare la sostanza organica, consentendo al suolo di essere ricco, fertile e produttivo, o di osservare i livelli di biodiversità, come le pratiche che rispettano le azioni degli impollinatori, fondamentali per la produzione agricola. Oppure quelle misure tese a migliorare la qualità dell’aria o a ridurre le emissioni di gas direttamente o indirettamente associate all’attività agricola, per esempio l’impiego di fonti rinnovabili quali l’uso del digestato o di pannelli fotovoltaici sui tetti, in un’ottica di maggiore autosufficienza energetica. Su questo fronte ci sono diverse possibilità per gli agricoltori: parliamo dell’agricoltura biologica, regolamentata da disciplinari europei, o dei sistemi di certificazione ambientale come il sistema di Qualità Nazionale di Produzione Integrata o l’agricoltura conservativa, che fa limitato ricorso alle lavorazioni del terreno. Quando parliamo di sostenibilità ambientale, bisogna anche tenere presente che è fondamentale saper comunicare il proprio impegno verso l’ambiente, perché significa posizionarsi anche meglio sul mercato. Elemento, questo, che ci collega alla dimensione economica della sostenibilità.
Per sostenibilità economica si intende la capacità di generare reddito, di raggiungere buoni livelli di produttività e di organizzare i propri fattori della produzione (lavoro, terra, capitali, ma anche territorio in senso più ampio) in modo efficiente nel breve e nel lungo periodo. Molti sono gli interventi che provengono dalle politiche agricole e, in particolare, dalla PAC, a sostegno della redditività delle aziende agricole: aiuti diretti, investimenti, pagamenti per le misure agroambientali, sostegno alla diffusione dell’innovazione, finanziamenti per il ricambio generazionale e molto altro. Fondamentale per l’azienda agricola è scegliere i mercati e gli sbocchi commerciali che possono maggiormente valorizzare la produzione. Da questo punto di vista, la prossimità ai nuclei urbani è indubbiamente un elemento che facilita la vendita diretta dei prodotti o il ricorso a forme di distribuzione alternative alla commercializzazione di grande scala, avendo il duplice obiettivo di connettere consumatori e produttori e di ottenere migliori margini di guadagno. Infine, la sostenibilità sociale, che abbraccia vari aspetti che si associano con gli individui e le comunità che vengono a contatto con l’impresa agricola. Infatti, essa comprende l’impegno da parte delle istituzioni e delle aziende a risolvere i problemi relativi al lavoro informale in agricoltura, al rispetto dei diritti, alla formazione, alla tutela della salute, alla prevenzione degli infortuni. Un esempio per tutti è il grande impegno della PAC, che dal 1 gennaio 2023 introdurrà la condizionalità sociale: l’erogazione di sussidi sarà, infatti, vincolata al rispetto di determinati parametri di tutela dei diritti dei lavoratori. Inoltre, la sostenibilità sociale include anche il rapporto con il consumatore, considerato che all’azienda agricola è sempre più demandata la produzione di cibi sani, nutrienti, possibilmente locali e con caratteri di tradizionalità, rafforzando così il contatto fra consumatori e produttori.
Essere sostenibili per un’azienda agricola conviene? E se sì perché?
Spesso, mettere in piedi azioni in direzione della sostenibilità viene percepito come un aggravio di costi. In realtà, quando viene attuata in maniera efficacie e sinergica, previene i costi, per esempio quelli ambientali o economici legati a perdite o a danni o a rinunce di carattere sociale. Inoltre, va a premiare l’azienda dal punto di vista produttivo, sia di remunerazione del prodotto sul mercato (le certificazioni ambientali e sociali sono un plus come riconoscimento di immagine, oltre che come prezzo dei prodotti in vendita) sia perché attuare una serie di interventi orientati alla sostenibilità dell’azienda nel suo complesso può avere ricadute positive sull’attività produttiva stessa. Si fa riferimento, per esempio alle misure che rafforzano la qualità e la fertilità del suolo o che sono indirizzate al più efficiente utilizzo delle risorse idriche. Si tratta di benefici che riguardano direttamente l’azienda agricola, ma anche la società nel suo complesso, che può godere dei servizi ecosistemici forniti dal mondo produttivo agricolo. Per esempio in alcuni territori, il passaggio dall’irrigazione a pioggia a quella a goccia ha generato una significativa riduzione dello spreco di acqua, minori costi di approvvigionamento e maggiore disponibilità di risorsa idrica per usi diversi da quello agricolo: si tratta, quindi, di un esempio concreto delle ricadute della sostenibilità ambientale sulla sostenibilità economica, privata e territoriale.
Le possibilità per gli imprenditori e gli agricoltori di rendere la propria azienda sostenibile sono innumerevoli con ricadute non solo in termini ambientali, ma anche benefici in termini economici: in base alla tua esperienza come nasce la percezione che la sostenibilità sia esclusivamente un costo invece di beneficio a lungo termine?
Una spiegazione va ricercata nel fatto che i cicli naturali di rinnovamento ambientale sono più lunghi delle azioni che vengono adottate ed hanno un impatto non nell’immediato, ma si riverberano su un periodo molto più lungo di quanto possiamo immaginare. Di fatto, si crea una sfasatura temporale fra le azioni che l’agricoltore mette in atto e il beneficio ambientale che potrebbe ricavarne. Un’altra ragione può essere legata alla propensione all’innovazione e alla diffusione culturale di modelli di fare agricoltura più sostenibili. Alcuni imprenditori sono attivi e ricettivi, mentre una parte è più reticente. Le motivazioni possono essere anagrafiche, culturali, ma spesso anche contingenti e legate a questioni territoriali specifiche (ad es. l’azienda opera in zone marginali o senza banda larga). Spesso, più che una vera ritrosia ad accettare nuovi modelli, si tratta di un’effettiva difficoltà progettuale ad attrarre risorse o investimenti. Oggi giorno molti conoscono i benefici della sostenibilità, ma possono avere difficoltà a metterli in atto a causa di mancanza di strumenti di accompagnamento, compresa la formazione. Il 70% delle realtà agricole italiane è composta di piccole aziende a conduzione familiare, che spesso hanno dimensioni economiche modeste. La mancanza di risorse finanziarie per attivare investimenti deriva spesso dalla diffusione di questo modello frammentato di agricoltura. Questo non necessariamente rappresenta un limite, ma riflette la poliedricità delle sfaccettature delle nostre aziende e della nostra produzione, che rendono l’Italia ricca in termini agronomici, di biodiversità e di paesaggio.
E infine cosa fa e cosa intende fare la Rete Rurale Nazionale per promuovere la sostenibilità in azienda e per formare gli imprenditori agricoli?
La Rete Rurale porta avanti numerosi progetti di ricerca, che vanno incontro alle tematiche di cui abbiamo parlato. Per fare un esempio, cito Eccellenze rurali, il progetto che racconta le esperienze concrete di buon utilizzo dei fondi comunitari a sostegno dello sviluppo rurale. Le aziende agricole selezionate fanno della sostenibilità il proprio cavallo di battaglia, rispondendo alle sfide ambientali, economiche e sociali caratteristiche del territorio in cui operano. L’obiettivo è dunque metterle in rete, in tutti i sensi: sia facilitando il dialogo fra le aziende stesse, sia facendo conoscere le esperienze virtuose al grande pubblico.
Giornalista pubblicista dalla comprovata professionalità sia come addetto stampa, con particolare riguardo ai social media (relations, strategy, event e content) e al web, sia come redattrice di articoli presso diverse redazioni di testate giornalistiche nazionali. Fotografa e scrittrice per passione.
#lafrase Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi (Marcel Proust)
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