L’Italia è leader europeo nella produzione di grano duro, ma la sfida oggi è con clima estremo, suoli impoveriti e fitopatie in aumento. Per affrontarla, servono genetica avanzata e tecnologie digitali: il progetto Grano.it, guidato dal CREA-Cerealicoltura e Colture Industriali, unisce genome editing, AI e agricoltura di precisione per creare varietà resilienti, produttive e sostenibili. Obiettivo: un grano più efficiente, adatto all’agricoltura del futuro e coerente con le esigenze del Made in Italy.
Attualmente l’Italia è il primo produttore europeo di grano duro e uno dei principali trasformatori a livello mondiale. Tuttavia, le varietà coltivate devono confrontarsi con periodi siccitosi sempre più frequenti, suoli impoveriti e un aumento dell’incidenza di patogeni e fitopatie. A ciò si aggiunge la necessità di ridurre l’impatto ambientale delle pratiche colturali, in linea con le politiche europee per la transizione ecologica.
Il miglioramento genetico è la chiave per lo sviluppo del grano duro del futuro. Grazie alle tecnologie di selezione assistita da marcatori molecolari, all’uso del genome editing e alla caratterizzazione delle risorse genetiche locali e globali, i ricercatori stanno individuando nuove varietà capaci di combinare resistenza agli stress abiotici (siccità, alte temperature), tolleranza alle malattie e qualità tecnologiche elevate.
L’obiettivo non è solo produrre di più, ma garantire un’elevata efficienza d’uso dell’acqua e degli input agronomici, migliorare la fertilità del suolo e supportare la coltivazione in sistemi a basso impatto, come l’agricoltura rigenerativa.
Parallelamente, l’agricoltura di precisione fornisce strumenti innovativi per una gestione ottimizzata delle risorse. L’uso combinato di droni, sensori, immagini satellitari e intelligenza artificiale consente di monitorare in tempo reale lo stato della coltura e di intervenire solo dove e quando necessario, riducendo l’uso di agrofarmaci. Queste tecnologie rappresentano un supporto fondamentale per affrontare la variabilità climatica e garantire rese più stabili, soprattutto nelle aree marginali del Sud Italia e del Mediterraneo, dove il grano duro ha una lunga tradizione ma in cui, al tempo stesso, la pressione ambientale è particolarmente intensa.
Cosa sta facendo il CREA
Un esempio concreto di questa evoluzione è il progetto Grano.it, finanziato dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT), coordinato dal CREA-Cerealicoltura e colture Industriali di Foggia e realizzato in collaborazione con DIGIMAT Spa. Attraverso l’integrazione tra genomica, tecnologie digitali avanzate e intelligenza artificiale, il progetto intende sviluppare modelli predittivi e strumenti decisionali, che permetteranno di ottimizzare la selezione varietale, migliorare la gestione agronomica e stimare in modo più accurato le rese produttive. Le nuove varietà dovranno mantenere un tenore proteico elevato, una buona qualità del glutine, e offrire caratteristiche organolettiche e nutrizionali coerenti con le aspettative di chi cerca prodotti sani, tracciabili e legati al territorio.
Il futuro del grano duro sarà sempre più legato alla capacità di integrare scienza, territorio e filiera. Sarà un grano più efficiente, adattabile, ma anche più identitario, capace di rispondere ai mutamenti globali senza perdere il legame con la propria origine. In questa prospettiva, innovazione genetica, modelli digitali come quelli di Grano.it e sostenibilità agronomica non sono alternative, ma strumenti complementari per garantire la competitività e la qualità della cerealicoltura italiana nei prossimi decenni.

Dirigente di ricerca CREA Centro Cerealicoltura e Colture Industriali
L’attività scientifica riguarda gli aspetti della ricerca legati alla genetica, al miglioramento genetico ed alla gestione agronomica del frumento duro. E’ responsabile del programma di miglioramento genetico del grano duro e da diversi anni cura il mantenimento di collezioni varietali di cereali per la salvaguardia e la valorizzazione della biodiversità e lo sviluppo di nuovi “stock genetici” per lo studio dei determinanti genetici di interesse agronomico. E’ autore di oltre 350 contributi scientifici ed è titolare e/o co-titolare di N. 2 Brevetti industriali, N. 7 varietà di grano duro iscritte al Registro Nazionale (INIZIO, FARIDUR, GITAGO, P22D84, PR22D63, NATAL, NADIF) e N. 2 “Varietà da Conservazione” una di grano duro “Saragolla Lucana” ed una di grano tenero “Risciola”.
#lafrase Non c’è miglior pasta che di grano… duro