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venerdì, 31 Gennaio 2025

Il Florovivaismo italiano nel 2024: numeri&tendenze

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Nel 2023, il valore alla produzione del florovivaismo italiano ha raggiunto un record storico, superando i 3,2 miliardi di euro, posizionando l’Italia al terzo posto nella classifica europea, dietro solo ai Paesi Bassi e alla Spagna. Circa due terzi del suo valore provengono dalle piante in vaso e dal vivaismo (alberi e arbusti), mentre la restante parte è costituita dai fiori e dalle fronde fresche recise, principalmente made in Liguria. Il nostro Paese si conferma esportatore netto: circa il 70% del prodotto è destinato all’export, un dato che ci colloca tra i principali fornitori di fiori e piante sul mercato internazionale. Le nuove condizioni climatiche, il connubio tradizione-innovazione e la forte concorrenza internazionale sono le sfide di una filiera che guarda a un futuro sostenibile.

La produzione italiana

Il florovivaismo italiano continua a essere un pilastro dell’agricoltura nazionale, con una tradizione consolidata che ne fa uno dei settori più rilevanti. L’adattamento alle nuove condizioni climatiche è cruciale per la sostenibilità delle coltivazioni e l’adozione di pratiche agricole rispettose dell’ambiente, così come l’uso di tecniche di coltivazione a basso impatto e l’efficienza energetica, stanno diventando sempre più strategici per il futuro.

Nel 2023, il comparto ha raggiunto un valore complessivo di 3,2 miliardi di euro, pari all’8,6% delle coltivazioni agricole e al 4,3% dell’intera produzione agricola del Paese, che ammonta a circa 72,7 miliardi di euro. Il 43% di quanto prodotto è da ascrivere a fiori e piante in vaso (1,464 miliardi di euro), mentre il restante 57% è generato dai vivai, con un valore di 1,68 miliardi di euro. A questi risultati ha contribuito la crescita dei prezzi (+4,1%), nonostante la contrazione dei volumi prodotti (-3,8%).

Il 2023 segna anche un record storico: il valore della produzione di fiori e piante ha superato del 30% quello del 2016, anno di particolare difficoltà, stimato in 2,45 miliardi di euro. Tuttavia, i risultati positivi del comparto non cambiano le sfide importanti da dover affrontare, tra cui la forte concorrenza internazionale. A livello globale, il mercato dei fiori, delle piante ornamentali e del vivaismo ammonta a 24,7 miliardi di euro, ai quali si aggiungono 28 miliardi di euro per il vivaismo e 101 milioni per i bulbi. L’Italia, che rappresenta circa il 14% della produzione comunitaria, si posiziona tra i primi tre posti, insieme a Paesi Bassi e Spagna. Fiori e piante ornamentali sono generati da 50.000 imprese su una superficie di 76.000 ettari, mentre il vivaismo coinvolge circa 55.000 aziende su 145.000 ettari.

L’Italia è un esportatore netto di prodotti florovivaistici: fino al 70%, infatti, è destinato all’export, con un andamento positivo che ha portato a un valore delle esportazioni di oltre 1,2 miliardi di euro e a un saldo positivo della bilancia commerciale di circa 305 milioni di euro. I principali mercati di destinazione sono i 27 Paesi dell’Unione Europea, che assorbono circa l’80% delle esportazioni tricolore. In particolare, la Francia è il primo acquirente, con il 22,3% del totale, mentre i Paesi Bassi sono il principale fornitore delle importazioni florovivaistiche della Penisola, con il 69,4% del totale.

Fiori, piante in vaso e vivaismo: i dati regionali

Le regioni che hanno maggiore rilevanza, per quanto concerne l’offerta florovivaistica complessiva, sono Toscana – con quasi un miliardo di euro di valore della produzione, pari al 31% del mercato italiano – e Liguria con quasi 500 milioni di euro (14,2%); la Sicilia contribuisce per il 9,6%, la Lombardia per l’8,8% e il Lazio per il 6,1%. Tra queste regioni ci sono le più rappresentative a livello di circoscrizione – Liguria per il Nord, Toscana per il Centro e Sicilia per il Sud e le Isole – mentre, in termini di tipologie di prodotto, la Toscana detiene il primato per il vivaismo e la Liguria quello per la floricoltura (fig.1).

Figura 1 – Valore della produzione di piante, fiori e vivaismo nelle regioni italiane
Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT

Le caratteristiche del florovivaismo in Liguria

Il 2025 è l’anno che celebra i 100 anni dalla fondazione della Stazione Sperimentale per la Floricoltura di Sanremo: in questo angolo estremo della Riviera di Ponente si sviluppò la cosiddetta “floricoltura moderna”, che segnò il passaggio dall’attività hobbistica, praticata e goduta da poche persone per lo più benestanti, alla produzione industriale di fiori e piante ornamentali rivolta al grande pubblico. Tutt’oggi il florovivaismo è strategico e fondamentale per l’economia ed è protagonista dell’agro-alimentare che, da sempre, caratterizza la cultura della regione. La Produzione a prezzi di base rappresenta in media il 65% del totale; i dati 2023 riportano un valore di circa 437 milioni di euro solo per i fiori, in leggero aumento rispetto all’anno precedente (0,5%), e quasi 8 milioni di euro per le colture vivaistiche, in aumento del 2,2% rispetto al 2022. La Liguria – secondo l’ultimo censimento – è al primo posto per numero di aziende (2.351 su 8.373 nazionali) e per superficie investita (2.661 ha su 8.815 ha) nelle coltivazioni di fiori e piante ornamentali, condotte per il 50% in serra e per la restante quota in piena aria o sotto tunnel.

Con la legge regionale 42/2001, la Regione ha istituito il Distretto Agricolo Florovivaistico del Ponente, che identifica due principali poli produttivi: la zona dell’Albenganese (SV) orientata principalmente alle piante in vaso – sia verdi che fiorite – con una particolare specializzazione nelle piante aromatiche, e la zona Sanremese (IM) è invece focalizzata sulla coltivazione di fiori e fronde recise.

Le aziende del territorio, perlopiù di piccole dimensioni e a conduzione familiare, sono fortemente influenzate dagli andamenti del mercato globale, alle cui esigenze hanno dovuto adattarsi nel corso degli anni.

Se da un lato Sanremo ha mantenuto il primato italiano nella floricoltura intensiva (fiori e fronde recise e piante in vaso destinate al consumatore finale), tra la fine dell’Ottocento e gli anni ’60 del XX secolo, dall’altro – nel periodo post-bellico – ha cominciato l’attività vivaistica, fornendo materiali di propagazione alle aziende floricole e piante in contenitori, anche di grandi dimensioni, per la realizzazione di spazi verdi, con un conseguente aumento dei consumi di fiori e piante ornamentali.

Negli anni 2000, i coltivatori della provincia di Savona, in particolare nella piana di Albenga, hanno innovato il settore introducendo una nuova tipologia produttiva: la coltivazione delle piante aromatiche in vaso.

Patrizia Borsotto
Primo ricercatore CREA Centro Politiche e Bioeconomia

#lafrase What can be asserted without evidence can also be dismissed without evidence (Hitchens’ Razor)

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