Cento anni di storia della Stazione Sperimentale per la Floricoltura di Sanremo, dalla sua istituzione, avvenuta con Regio Decreto nel 1925, alle grandi figure della floricoltura ponentina, come Mario Calvino ed Eva Mameli, artefici della transizione dell’economia territoriale da agrumicola a floreale, fino alle sue trasformazioni che l’hanno portata ad essere parte del CREA. Oggi, con uno sguardo alle sfide del futuro, si lavora, con prestigiose collaborazioni internazionali, sulla sostenibilità delle produzioni, sul genome editing e sulla qualità dei prodotti, per arrivare a fiori più adatti alle nuove esigenze di produttori e consumatori.
Il 25 gennaio 1925, con Regio Decreto n. 129 viene istituita la Stazione Sperimentale per la Floricoltura a Sanremo, la prima in Italia in un periodo di grandi cambiamenti, soprattutto nell’area geografica che comprende la Costa Azzurra ed il Ponente ligure. La zona presenta clima mite durante tutto l‘anno ed una esposizione al sole che favorisce lo sviluppo di giardini con essenze mediterranee, ma anche tropicali, e la grande possibilità di coltivare fiori anche durante l’inverno. Una opportunità che viene colta all’inizio del XX secolo, quando l’economia del territorio cambia, passando dalla coltivazione di limoni ed agrumi a quella intensiva di fiori – dapprima Rose e Garofani – che vengono esportati in tutta Europa. Questa transizione viene stimolata ed accompagnata da personaggi illuminati che hanno “fatto la differenza”. Il più significativo artefice della floricoltura ponentina è sicuramente Mario Calvino, che Tito Schiva, già direttore della struttura, chiama – in un libro a lui dedicato – “Un rivoluzionario tra le piante”. Mario Calvino, nato a Sanremo il 26 marzo 1875, non è stato solo il pioniere della floricoltura, ma anche scienziato, viaggiatore appassionato, educatore, divulgatore e sociologo; amante del proprio territorio che voleva vedere sviluppato in maniera armoniosa, con significative attività in grado di garantire crescita economica e sociale. Grazie ai suoi viaggi e ai suoi periodi di lavoro all’estero (Messico, Cuba) acquisisce una profonda conoscenza delle specie tropicali e subtropicali che ben si acclimatano in Italia sia per giardini che per coltivazioni produttive. In termini di agricoltura e botanica, è stato fondamentale il suo apporto nel processo di introduzione e acclimatazione di piante proveniente dall’altra parte del mondo, nell’invenzione di tecniche agricole e nella divulgazione della conoscenza di piante tropicali nella zona dell’Imperiese.
Nel 1920 prima di ripartire per Cuba, sposa Eva Giuliana Mameli. Figura di particolare interesse, nata a Sassari il 12 febbraio 1886, fu una tra le prime ragazze a frequentare un liceo pubblico, una tra le prime donne a laurearsi in Scienze Naturali in Italia e la prima ad ottenere nel 1915 la libera docenza in botanica. A seguito del matrimonio con Eva, si crea un sodalizio forte che a poco a poco dà alla Stazione Sperimentale lo status di punto di riferimento per la Floricoltura attraverso partecipazione a fiere e mostre del settore dove venivano presentate le nuove varietà, con pubblicazione di più di 200 testi tecnico-scientifici e con la redazione di importanti pubblicazioni per la zona di frontiera (Costa Azzurra agricola e floreale) e la cura di riviste più divulgative (il Giardino Fiorito), oltre a monografie come un “Dizionario etimologico di piante e fiori”, e i “Duecento quesiti di floricoltura”. Pubblicazioni che ancora oggi, rileggendole, possiamo apprezzare per il rigore scientifico, l’innovazione tematica e l’ampiezza del campo di ricerca.
Per la Stazione Sperimentale inizia poi un percorso di transizione, sempre vigilato dal Ministero dell’agricoltura. Nel 1967 con il D.P.R. n. 1318 viene istituito il nuovo Istituto Sperimentale per la Floricoltura e poi, dal 2 agosto 2007, l’Istituto viene trasformato in Unità di Ricerca per la Floricoltura e le Specie Ornamentali (CRA-FSO). Oggi è parte del CREA, come sede del Centro di ricerca di Orticoltura e Florovivaismo.
Dopo Mario Calvino, succede alla direzione Eva Mameli che mantiene saldo il timone tra ricerca di base e sperimentazione di nuove specie e varietà. Dagli anni 70, con il reclutamento di nuovi ricercatori e il succedersi di direzioni importanti e di lunga durata come quelle di Giuliano Puccini e Luigi Volpi, le ricerche si concentrano con Enrico Farina e Carla Dalla Guda, sulle tecniche colturali, sullo studio della nutrizione e sulla programmazione della fioritura di importanti specie emergenti e sulla lotta alla fusariosi del garofano che inizia a condizionare ettari di coltivazioni. Sotto le direzioni di Luigi Volpi, Antonio Grassotti e Tito Schiva inizia il cambio di rotta verso le applicazioni di tecniche di breeding tradizionale e innovativo, maggiormente concentrate su specie di nuova introduzione come Gerbera, Lisianthus, Limonium. Fondamentale, in tal senso, l’apporto dei ricercatori della sede e di collaboratori stranieri, quali Fernando Tombolato dal Brasile per un bel programma di ibridazione interspecifica di Alstroemeria.
A cavallo tra gli anni 1990 e 2000 viene allestito il laboratorio di Biotecnologie, micropropagazione e colture in vitro, che permetterà di partecipare a progetti internazionali. Tra questi, da ricordare quello con Andrea Allavena sulle piante della margherita Osteospermum – i primi prodotti ornamentali di trasformazione genetica in Europa – e quello che ha portato al fiore fluorescente di Antonio Mercuri, citato anche dalla prestigiosa rivista Nature. Con Carlo Pasini viene invece affrontata l’emergenza punteruolo rosso – che cambia il landscape di molte coste italiane, eliminando tutte le Palma canariensis – mentre Paolo Curir riesce ad isolare una sostanza prodotta da palme resistenti per contrastare l’insediamento dell’insetto. Nel 2010 Farina avvia i primi tentativi di effettuare il controllo da remoto dell’irrigazione delle coltivazioni attraverso sensori e reti di trasmissione, argomento chiave che sarà poi ben sviluppato sino ad arrivare, oggi, a serre completamente automatizzate. Dal 2000 Claudio Cervelli sviluppa un lavoro importante basato sulla biodiversità – con lo studio delle piante autoctone mediterranee (MAP) – per diversificare le produzioni con piante più resistenti alle avversità e allestisce le collezioni di piante aromatiche. Barbara Ruffoni concentra, invece, le sue ricerche sulla multifunzionalità, avvicinando così la produzione agricola di piante ornamentali all’industria – nei settori della cosmesi, degli agrofarmaci naturali a dell’alimentazione umana – attraverso progetti comunitari transfrontalieri, che coinvolgono oltre a università italiane anche centri di ricerca Francesi. La cooperazione con la Francia porta poi nel 2015 alla formulazione di un nuovo progetto di filiera, completamente nuovo, come quello sui fiori eduli che confluisce pienamente nel settore food. L’Istituto di Sanremo confluirà nel centro di ricerca Orticoltura e Florovivaismo del CREA nel 2017, sotto le direzioni di Teodoro Cardi prima e con l’attuale direttore Daniele Massa poi, entrambe tese ad armonizzare le due anime del centro, quelle orticola e floricola, che hanno in comune diverse aree di ricerca. Oggi vi lavorano nuovi ricercatori impegnati nelle tematiche più attuali come, ad esempio, lo studio del suolo, le TEA e la salvaguardia della biodiversità, anche attraverso conservazione ex situ in vitro.
Il Centro costituisce da sempre, un importante punto di riferimento dei coltivatori ed ibridatori: accompagna costantemente le esigenze di mercato; ancora oggi porta avanti studi e ricerche nel miglioramento genetico, nella difesa sostenibile delle piante, nello sviluppo della propagazione in vivo ed in vitro, nella qualità e sostenibilità delle coltivazioni e nel lavoro per la conservazione e valorizzazione del germoplasma mediterraneo, della biodiversità e dell’agrobiodiversità; non da ultimo, infine, avvia alcuni innovativi temi di ricerca, sempre incentrati sulle specie floricole e ornamentali. È sempre presente una proficua collaborazione con molte università italiane e Centri di ricerca europei, con la disponibilità di stage e tirocini di ragazzi e ricercatori in visita.
Nel tempo si è passati ad attività sperimentali di laboratorio e, di conseguenza, la Sede di Sanremo si è arricchita di ampi e attrezzati laboratori di coltura in vitro di tessuti vegetali, di Biologia Molecolare, di Microscopia e Biochimica inaugurati nel 2019, nonché di ricercatori competenti in materia. Attraverso progetti internazionali, nazionali e regionali, i ricercatori della sede, anche in collaborazione con i colleghi del Centro e con i colleghi di molte università italiane creano gruppi di lavoro con le strutture produttive del territorio.
Andiamo oltre! Partendo dalla storia che ci arricchisce e affrontando le nuove sfide climatiche ed economiche del settore, lavoriamo ora sulla sostenibilità delle produzioni, sul genome editing e sulla qualità dei prodotti per arrivare a fiori e piante più adatte alle nuove esigenze dei produttori e consumatori.
Laureata in Progettazione delle Aree verdi e del Paesaggio, è stata titolare di un Assegno di Ricerca (Progetto Alcotra ‘MONVER’) e di una Borsa di Studio (Progetto ‘MI.GA.FLOR’) presso il CREA Orticoltura e Florovivaismo di Sanremo.
#lafrase La ricchezza che raggiungo viene dalla natura, la fonte della mia ispirazione” (Claude Monet)
Esperienza trentennale in floricoltura, specie aromatiche e medicinali e fiori eduli. Esperta di propagazione in vitro, colture di tessuti vegetali per produzione di metaboliti secondari, di biotecnologie applicate a supporto delle attività di breeding e di propagazione ex situ per conservazione di specie a rischio di estinzione. Dal febbraio 2021 è stata nominata Vicepresidente del Distretto Florovivaistico del Ponente Ligure.
#lafrase Si regalano i fiori per il piacere degli occhi, si cucinano per quello del palato