TESTATA GIORNALISTICA ONLINE DEL CREA, ISCRIZIONE N. 76/2020 AL REGISTRO STAMPA DEL TRIBUNALE DI ROMA DEL 29/7/2020

10.3 C
Roma
venerdì, 31 Gennaio 2025

Quel mazzolin di fiori… 

Della stessa Rubrica

Spesso il mazzo appena acquistato sfiorisce in un paio di giorni: una circostanza che può dipendere da una serie di fattori, quali il confezionamento, la conservazione ed il trasporto. Le zone di produzione si trovano in luoghi remoti del globo, dove il prodotto e la manodopera hanno un costo molto ridotto. Quindi, se la catena produttiva non è efficiente, una volta raggiunta la zona di acquisto, i fiori avranno già subito un danno difficilmente riparabile. Oggi, la ricerca sulla fisiologia post-raccolta dei fiori ci permette di acquistare un prodotto in buone condizioni e quegli stessi accorgimenti possono essere impiegati anche a livello domestico per preservare la bellezza dei nostri fiori il più a lungo possibile. 

Chi di noi non si è mai lamentato del fatto che un bel mazzo di fiori (Fig.1), acquistato presso un fiorista o al supermercato o su una bancarella, dopo un paio di giorni fosse già quasi appassito, ingiallito e i suoi fiori stessero perdendo petali e foglie? In effetti, in Natura il fiore è di per sé l’organo più delicato della pianta e di gran lunga il meno longevo. Il suo scopo, infatti, è solamente quello di attrarre, con i suoi colori e i suoi profumi, gli insetti impollinatori: questi, passando da un fiore all’altro, garantiscono l’impollinazione dello stimma, la fecondazione degli ovuli contenuti nell’ovario e la formazione dei semi che, con lo sviluppo di plantule dagli embrioni, daranno origine alla successiva generazione di quella specie. Una volta che la fecondazione è avvenuta, tutte le parti del fiore che avevano funzioni attrattive diventano inutili per la pianta la quale, pertanto, avvia un percorso fisiologico che trasloca tutte le risorse energetiche presenti negli organi fiorali (zuccheri, acqua, vitamine, ormoni) verso l’ovario per nutrire gli ovuli appena fecondati. Questo processo di deperimento dei tessuti fiorali, in particolar modo dei petali che rappresentano il principale valore ornamentale dei fiori, viene accelerato dalla loro raccolta per la vendita in quanto il taglio dello stelo interrompe il rapporto tra la pianta madre e l’estremità apicale della stessa in cui sono localizzati i fiori, per cui questi non ricevono più l’apporto di linfa elaborata necessario alla loro sopravvivenza.  

Fig. 1

Ad aggravare le condizioni fisiologiche dei fiori, poi, interviene la lunga fase post-raccolta che si protrae per molti giorni, spesso anche per settimane, prima dell’acquisto del prodotto da parte del consumatore. Infatti, i fiori che noi compriamo non sono quasi mai prodotti nella nostra Regione, talvolta neanche in Italia e, molto spesso, neanche in Europa. Il mercato mondiale dei fiori, infatti, comprende una “zona di produzione” e una “zona di acquisto” delle piante ornamentali. La zona di produzione comprende Paesi in via di sviluppo come Colombia ed Ecuador in Sud America, Kenya, Etiopia e Zimbabwe in Africa, e molti Paesi asiatici. In tutti questi Paesi, le particolari condizioni climatiche favorevoli e il bassissimo costo della manodopera (per non parlare delle scarse protezioni sindacali vigenti e dell’insufficiente prevenzione e protezione degli operatori dalle malattie legate a un forte utilizzo di fitofarmaci e prodotti chimici) consentono produzioni di fiori a costi molto bassi. Questi risultano così competitivi, rispetto alle produzioni “occidentali”, da essere in grado di sopportare i costi per la conservazione e il trasporto del prodotto fino ai punti di vendita nei cosiddetti “Paesi acquirenti” (UE, USA, Cina, Giappone, Canada, Corea etc., insomma, gli Stati più ricchi). 

Oggi, la ricerca sulla fisiologia post-raccolta dei fiori e il miglioramento delle tecnologie di confezionamento, conservazione e trasporto degli stessi permettono al prodotto ornamentale, raccolto per esempio in una serra sull’altopiano etiope, di raggiungere in buone condizioni un punto di vendita nella nostra città. Dopo essere stato confezionato in mazzi, posto in scatole di cartone all’interno di un container refrigerato, trasportato in camion fino al porto di Djibouti o all’aeroporto di Addis Abeba, aver raggiunto in poche ore d’aereo o qualche giorno di nave il Mercato dei Fiori di Amsterdam (dove confluisce quasi il 50% dei fiori prodotti in tutto il mondo!) edessere stato acquistato all’Asta dei Fiori da un grossista italiano, viene finalmente venduto al negozio  sotto casa nostra. 

Durante tutti questi passaggi da un operatore all’altro (produttori, confezionatori, trasportatori, commercianti, grossisti, dettaglianti) il prodotto deve essere sempre tenuto in condizioni ottimali (temperatura, luce, umidità, protezione dagli urti) per poter arrivare al punto di vendita ancora esteticamente attraente, turgido e capace di durare un certo numero di giorni in un appartamento. Se un mazzo di fiori apparentemente bello, appassisce dopo un paio di giorni, vuol dire che almeno uno degli operatori che hanno avuto in mano quel prodotto non ha rispettato i protocolli previsti nelle fasi di post-raccolta. 

Alcuni dei trattamenti fisici (temperatura, umidità) o chimici (prodotti antiparassitari, controllo dell’etilene) a cui vengono sottoposti i fiori dagli operatori durante le fasi post-raccolta sono anche applicabili a livello domestico. Nel Box vengono riportati alcuni consigli pratici che possiamo adottare in casa nostra quando acquistiamo un mazzo di fiori, con lo scopo di prolungare la sua durata in vaso e godere più a lungo della sua bellezza (Fig.1). 

(Non) Cambiare l’acqua ai fiori

Una volta acquistato un mazzo di fiori, si può prendere un vaso pulito con acqua di rubinetto: non è necessario riempirlo fino all’orlo, basta riempirlo per meno della metà (Fig.2) reintegrando ogni giorno l’acqua assorbita dai fiori.  

Fig. 2

Si consiglia di mettere nell’acqua qualche goccia di candeggina da bucato (ipoclorito di sodio), per evitare lo sviluppo di mucillagini, batteri e funghi che potrebbero ostacolare l’assorbimento dell’acqua da parte dello stelo e causare anche la marcescenza dello stesso. 

Per dare un’idea: con una quantità pari a un tappino del flacone di varecchina per ogni litro di acqua si può mantenere l’acqua del vaso limpida e sana per più giorni. Si può anche sciogliere nell’acqua mezza pasticca di medicinali scaduti, come antibiotici o aspirina, che riducono lo sviluppo di microrganismi, oppure mettere una monetina di rame nel vaso (dato che metalli come rame o argento hanno effetto biocida, Fig.2).  

Inoltre, si consiglia di aggiungere nell’acqua del vaso un cucchiaino di zucchero per ogni litro d’acqua, per fornire un piccolo apporto nutritivo ed energetico ai fiori recisi. Come ultima cosa, prima di porre i fiori nel vaso con l’acqua, si raccomanda di tagliare, con forbici affilate e taglio obliquo a 45°, la parte finale degli steli dei fiori (Fig.3), in modo da eliminare la parte del fusto in cui, nel tempo in cui i fiori sono rimasti fuori dall’acqua (ad esempio, nel percorso dal fiorista a casa), potrebbero essere entrate delle bolle d’aria nei vasi conduttori: in questo modo si evita il blocco del flusso idrico verso gli organi fiorali e si garantisce un assorbimento ottimale dell’acqua, attraverso il punto di taglio dello stelo. 

Fig. 3
Domenico Prisa
Ricercatore CREA – Centro Orticoltura e Florovivaismo

Si occupa dello studio e della protezione mondiale di cactus e succulente come membro dello IUCN SSC (Cactus and Succulent Plant Specialist Group), di ricerca e applicazione di microrganismi e biofertilizzanti in agricoltura, e di coltivazione delle piante con metodi sostenibili e a basso impatto ambientale

#lafrase I fiori tra le spine, colori e profumi di realtà divine (cit. Domenico Prisa)

Gianluca Burchi
Dirigente di ricerca, CREA – Centro Orticoltura e Florovivaismo

Si è sempre occupato di miglioramento genetico di specie floricole e orticole per l’industria e di fisiologia postraccolta delle piante ornamentali. Negli ultimi anni si occupa prevalentemente di produzioni florovivaistiche per il Verde Urbano

#lafrase Il VERDE ci ha reso l’atmosfera respirabile negli ultimi 2 miliardi di anni. Nel VERDE ci siamo evoluti negli ultimi 2 milioni di anni. Dal VERDE ci siamo sempre più distaccati negli ultimi 200 anni. Verso il VERDE dobbiamo tornare OGGI! (cit. Gianluca Burchi)

Gli ultimi articoli