L’Hydrangea ha una intima connessione con l’acqua e con la terra: se in natura abita i freschi e umidi sottoboschi di montagna e il suo nome – dal greco hydōr, “acqua”, e angeion, “contenitore”, per la forma delle sue capsule mature – evoca l’immagine di coppe o otri d’acqua, la tonalità dei suoi colori è, invece, una questione di pH del terreno. Ecco un viaggio alla scoperta della storia, delle aree geografiche e delle caratteristiche delle numerose specie di Ortensie, anche attraverso l’eccezionale collezione del CREA, composta da oltre 550 piante di Hydrangea.
Introduzione in Europa: narrazioni affascinanti
Con il termine Hydrangea, nel 1739, il botanico olandese J. F. Gronovius identificava l’H. arborescens, la prima specie a essere introdotta in Europa con finalità ornamentali. Le prime descrizioni in Occidente di vere e proprie “ortensie” si devono al botanico svedese Thunberg, che tuttavia le inserì all’interno del genere Viburnum. “Ortensia” – dal latino hortense, ovvero “colei che sta nell’orto – è uno degli appellativi usati per la dea Afrodite.
Secondo alcuni, fu il francese Philibert de Commerson, cacciatore di piante, a chiamare nel 1771 “ortensia” alcuni esemplari provenienti dalle Indie Orientali, in onore di Hortense, figlia del principe di Nassau, all’epoca ben noto anche per le sue conoscenze botaniche. Un’altra teoria attribuisce l’origine del nome alla Regina d’Olanda Hortense de Beauharnais, figlia dell’imperatrice Giuseppina e madre di Napoleone III. Dalla Francia, le ortensie si sono diffuse in tutta Europa nel corso del XIX secolo, mentre nei giardini giapponesi la loro popolarità era già affermata da due secoli, con funzioni decorative e rituali.
Principali specie e varietà
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Attualmente il genere comprende da 30 a 100 taxa (o unità tassonomiche), tra specie e sottospecie. Incluso in passato nella famiglia delle Saxifragaceae, il genere è oggi classificato fra le Hydrangeaceae. Le sue zone di differenziazione sono molteplici: H. macrophylla, H. serrata, H. involucrata, H. paniculata, H. aspera, H. heteromalla e H. petiolaris, sono originarie dell’Asia Orientale (Tibet, Centro e Sud della Cina, Giappone, Filippine, Taiwan, Java e Sumatra); H. arborescens e H. quercifolia si sono differenziate nella parte orientale degli Stati Uniti, mentre le rampicanti sempreverdi H. seemani e H. serratifolia, provengono dagli altipiani occidentali del Centro e Sud America. Secondo McClintock (1957), il genere è suddiviso in due sezioni: Hydrangea, che include specie originarie dei climi temperati, e Cornidia, la quale comprende specie rampicanti tipiche delle aree tropicali. La maggior parte delle specie coltivate appartengono alla sezione Hydrangea.
Le piante di Hydrangea possono avere l’aspetto di piccoli alberi, ma più spesso sono arbusti a portamento eretto o prostrato. Alcune specie mostrano uno sviluppo rampicante o lianoso. Le foglie, generalmente caduche, ad eccezione di H. seemannii, più spesso opposte, ma anche verticillate, presentano una forma della lamina fogliare da ovata a ellittica, lobata e/o dentata, in varia misura. La superficie può essere diversa a seconda della specie: lucida, liscia, opaca o tomentosa.
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In bassso: H. quercifolia, H. macrophylla subsp. serrata, H. Macrophylla subsp. Macrophylla
Le infiorescenze, la particolarità dell’ortensia
La particolarità di questa pianta è rappresentata dai fiori, riuniti in infiorescenze più o meno sferiche, dette corimbi o pannocchie, che portano fiori per lo più sterili, soprattutto quelli esterni, i cui petali sono
sostituiti dai sepali, foglie grandi e petaliformi, mentre le altre parti fiorali sono abortite. I fiori fertili, invece, sono ermafroditi e di piccole dimensioni, possiedono un numero di petali variabile da quattro a oltre dieci. I colori variano generalmente dal bianco a diverse sfumature di rosa, rosso, violetto e azzurro. La tonalità è dovuta, in parte, al patrimonio genetico della pianta (alcune varietà sono esclusivamente rosse, rosa, bianche), in parte, al pH del terreno.
Nel pH del terreno il segreto delle tonalità vivaci
Le ortensie sono, infatti, estremamente sensibili, forse addirittura più di tutte le altre piante, al pH del terreno: in genere ad un pH basso, tra 3 e 4.5, i fiori assumono le tonalità azzurre, mentre a pH più elevati, tra 5.5 e 6.5, si ottengono tonalità sul rosso. In quest’ultimo caso, è importante evitare che la pianta incorra nella clorosi ferrica, il cui sintomo principale è il colore delle foglie che, dal verde scuro, passa ad una tonalità chiara, giallognola. Se ciò dovesse accadere, è possibile ricorrere all’utilizzo dei sali di ferro. I frutti sono bacche o capsule deiscenti, divise in setti, contenenti innumerevoli piccoli semi, di dimensioni di circa 0.5 mm.
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L’ortensia seduce giardini e terrazze ad ogni latitudine
Ricordando l’origine e l’ambiente di sottobosco in cui cresce, le zone relativamente miti, umide e ombrose sono le più adatte alla coltivazione dell’ortensia: in Inghilterra e sulle coste atlantiche della Francia questa pianta acidofila, grazie alle condizioni particolarmente favorevoli del clima temperato oceanico, è una delle colture ornamentali più diffuse, mostrando una vegetazione rigogliosa ed una capacità di fioritura veramente straordinaria.
Alle nostre latitudini, la coltivazione non presenta particolari difficoltà: trova infatti il suo habitat ideale in posizione di mezz’ombra, anche se molte cultivar possono essere coltivate benissimo al sole, purché adeguatamente rifornite di acqua in terreni freschi e ben drenati, contenenti una buona quantità di sostanza organica e minerale.
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Anche l’ortensia teme ondate di calore e gelate tardive
Molte specie temono gli eccessi termici, in particolare le alte temperature estive superiori a 35 °C che disidratano rapidamente le foglie e disseccano i fiori. Le ortensie prediligono un clima temperato umido, la maggior parte delle specie comunque resiste benissimo alle basse temperature, fino a -6,-7 °C in inverno. Il freddo giunge quando le ortensie, in parte caducifolie, sono ormai entrate in riposo, diventando così insensibili alle condizioni esterne: infatti, specie come H. quercifolia e H. arborescens superano minime invernali inferiori a -20°. L’unico rischio è rappresentato dalle gelate precoci o tardive, tipiche degli ambienti mediterranei che, pur non portando a morte le piante, ne pregiudicano spesso la fioritura stagionale.
Ombreggiamento e corretta irrigazione: un equilibrio fondamentale
Poiché si tratta di arbusti di sottobosco a comportamento sciafilo, cioè adatti a condizioni di ombra o di mezz’ombra, le ortensie soffrono se esposte alla luce diretta del sole, soprattutto durante le ore centrali del giorno. Nelle zone a clima mediterraneo la crescita viene avvantaggiata da un ombreggiamento tra il 30% e il 70% a seconda della specie. Inoltre, in presenza di un eccesso di luce, le foglie tendono ad ispessirsi e ad assumere una colorazione rossastra.
Nei periodi caldi, le irrigazioni devono essere abbondanti, per compensare le perdite d’acqua a causa dell’evapotraspirazione all’interno delle foglie; per quanto gradiscano generose annaffiature, queste piante
soffrono però i ristagni d’acqua, che possono provocare asfissia radicale. Sono pertanto utili irrigazioni fogliari, mediante impianti a pioggia, con l’accortezza di irrigare nelle ore più fresche della giornata per evitare che le goccioline di acqua sulle foglie provochino, a causa di un effetto lente, vere e proprie bruciature.
Il meraviglioso mondo delle Ortensie nella collezione del CREA
In una consolidata collaborazione tra il CREA-Orticoltura e Florovivaismo e l’Azienda Agricola Andrea Mansuino di Sanremo – storicamente dedicata alla coltivazione, propagazione e miglioramento genetico di specie ornamentali – sono state condotte ibridazioni tra varietà diverse di Ortensia finalizzate ad ottenere nuovo materiale resistente agli stress idrici e termici, ma con buoni caratteri estetici adatti alla coltivazione dell’Ortensia da fiore reciso.
La collezione di Hydrangea del CREA è nata nel 2010, all’interno del Progetto“Valorizzazione a scopi commerciali del genere Hydrangea” (acronimo: HYDRA) finanziato dal Bando Imprese del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste (MASAF) con il DM 186/2007. Inizialmente consisteva in 300 piante di 66 accessioni, appartenenti a specie diverse e allevate sotto 3 diversi livelli di ombreggiamento (50, 75 e 90%). Oggi la collezione è costituita da 550 piante riferibili a 150 diverse accessioni, tra specie botaniche asiatiche e americane, più un certo numero di ibridi e cultivar, alcune già affermate sul mercato ed altre in fase di valutazione.
Progetto Mi.Ge.Hydra “Miglioramento Genetico di Ortensia da fiore reciso”
Convenzione Azienda Agricola Andrea Mansuino
Durata: 2012 – 2025
Finanziamento: 24.000 euro ogni triennio
Obiettivi prioritari dell’azione di ricerca: ibridazione inter ed intraspecfica tra diversi genotipi. Incrementare l’efficienza di ibridazione, investigando sull’ovulo culture per produrre ibridi di Hydrangea con caratteri desiderabili: buoni caratteri estetici, rifiorenza: capacità di fiorire non solo sulla gemme apicali, ma anche sulle altre gemme (serie “Endless Summer”, “Elegance” e “Coco” dai fiori doppi, o Forever-Ever), buona resistenza al freddo).
Azioni condotte: incroci manuali su infiorescenze prossime alla fioritura, raccolta di capsule immature, Valutazione di differenti substrati di coltura per verificarne l’efficacia sul tasso di germinazione degli ovuli immaturi di incroci diversi. Con l’aiuto di un binoculare, si è proceduto con il prelievo degli ovuli. Ogni capsula è stata infatti aperta con taglio longitudinale, con la punta di un ago da siringa sterile, i singoli ovuli sono stati prelevati, contati e trasferiti sui substrati di coltura in piastre Petri.
L’ovule rescue è una tecnica che, seppur laboriosa, consente di ottenere per alcune combinazioni di incrocio un elevato numero di giovani piantine e in tempi relativamente brevi.
Il tasso di germinabilità e la vitalità delle piantine risultano influenzati dai genotipi utilizzati nelle diverse combinazioni di incrocio evidenziando, in alcuni casi, la scarsa compatibilità tra alcuni di essi.
Il tipo di substrato impiegato sembra influenzare soprattutto lo sviluppo e l’accrescimento delle giovani plantule.
Responsabile CREA – Orticoltura e Florovivaismo: Beatrice Nesi
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Ricercatrice CREA Centro Orticoltura e Florovivaismo
Ricercatrice presso il CREA – Orticoltura e Florovivaismo, sede di Pescia (PT) dal 2012. Da allora ha partecipato, come responsabile e/o partner, ai Progetti AUTOFITOVIV, VIS, Hydra, Simplitaly, Supera, Agridigit e Moma. Dal 2013 Responsabile Scientifico delle Convenzioni Mi.Ge.Hydra II, III, IV “Miglioramento Genetico di Ortensia da fiore reciso”. Ha sviluppato competenze nel settore del miglioramento genetico e delle colture in vitro delle specie ornamentali e da fiore, nonché nell’uso di substrati alternativi alla torba e nella valutazione varietale e aspetti della coltivazione in relazione alla efficienza e qualità produttiva delle principali specie da fiore.
#lafrase Tutti pensano a cambiare il mondo, ma nessuno pensa a cambiare se stesso (cit. Tolstoj)
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#lafrase Ibridare ornamentali non è un lavoro, ma una passione che mi porto dentro dai tempi in cui ero bambino e mio padre mi mostrava le sue creazioni, rose, garofani, fiori stupendi che mi sono rimasti nel cuore. L’emozione dell’ibridatore consiste nell’ibridare emozioni e non solo fiori.