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martedì, 30 Settembre 2025

Intervista a Margherita Mastromauro, imprenditrice e Presidente Pastai italiani – Unione Italiana Food

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Il grano duro è un pilastro del nostro agroalimentare, ma non basta e ogni anno siamo costretti ad importarne dall’estero. Abbiamo approfondito il tema con Margherita Mastromauro, che ci aiuta a fare chiarezza sulle sfide e sulle prospettive future

Il grano duro è un pilastro del nostro agroalimentare, base indispensabile per la pasta, icona del made in Italy, di cui siamo leader mondiali con il 48% della produzione globale. Proprio per questo – nonostante la sua qualità riconosciuta – il grano duro italiano non basta e ogni anno siamo costretti ad importarne dall’estero. Ma non si tratta solo di quantità: entra in gioco anche un discorso di qualità, standard e competitività. Il futuro della filiera passa dalla capacità di innovare, di migliorare le produzioni nazionali e di rispondere alle nuove sfide globali: sostenibilità ambientale, cambiamenti climatici, qualità costante e capacità competitiva sul mercato. In questo scenario Il CREA, con la sua attività scientifica, può essere un alleato strategico per rendere più forte, resiliente e indipendente l’intero sistema agroalimentare italiano. 

Abbiamo approfondito il tema con Margherita Mastromauro, presidente dei Pastai Italiani di Unione Italiana Food, che ci aiuta a fare chiarezza sulle sfide e sulle prospettive future della filiera pastaria  italiana e del grano duro di casa nostra. 

Il grano duro nazionale è fondamentale, ma non basta. Qual è il suo ruolo nella produzione della pasta italiana? 

Il grano duro nazionale è essenziale per la produzione di pasta. Non è un caso se l’industria pastaria assorbe la quasi totalità della produzione di grano nazionale. 

Perché l’Italia è costretta ad importare una parte del grano duro necessario alla produzione? 

Siamo costretti ad acquistare il 30%-40% del nostro fabbisogno dall’estero, sia per colmare un deficit quantitativo – che effettivamente esiste – sia per ragioni di tipo qualitativo. 

Qualità e standard: perché servono anche i grani esteri? Come contribuiscono i grani esteri alla reputazione della pasta italiana? 

Grazie alla legge di purezza, introdotta tanti anni fa sulla pasta, la nostra pasta deve avere un contenuto di glutine e un indice proteico più elevati rispetto alla concorrenza. Per garantire questo tenore proteico e questo indice di glutine, quindi, è necessario talvolta miscelare i grani duri, i nazionali con quelli esteri. Questo è essenziale per mantenere quella reputazione, che ci siamo guadagnati negli anni, di essere i migliori. 

Qual è il ruolo della ricerca scientifica, in particolare quella del CREA?  

Il CREA, è l’ente di ricerca sull’agroalimentare più importante, e noi ci aspettiamo che attraverso le sue ricerche e il suo know-how scientifico possa dare un contributo rilevante al miglioramento della nostra produzione di grano duro e di pasta, in termini quantitativi e qualitativi, senza dimenticare il tema per noi ormai imprescindibile della sostenibilità, del cambiamento climatico  e anche della necessità di avere una maggiore competitività e una maggiore efficienza produttiva. 

Micaela Conterio
Ufficio stampa CREA

Giornalista pubblicista dalla comprovata professionalità sia come addetto stampa, con particolare riguardo ai social media (relations, strategy, event e content) e al web, sia come redattrice di articoli presso diverse redazioni di testate giornalistiche nazionali. Fotografa e scrittrice per passione.

#lafrase Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi (Marcel Proust)

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