È l’insieme delle azioni selvicolturali con un approccio che integra obiettivi ecologici, economici e sociali, assicurando la conservazione della biodiversità, la protezione degli ecosistemi forestali e il benessere delle comunità locali. Significa garantire sicurezza, tutela, sviluppo e utilizzo affinché la foresta continui a vivere e a dare benefici a tutti, oggi e domani.
Il concetto di Gestione Forestale Sostenibile (GSF), introdotto a livello internazionale nel 1993 dalla Conferenza Ministeriale per la Protezione delle Foreste in Europa (Forest Europe, Risoluzione H1 di Helsinki), è stato recepito in ultima analisi dal d.lgs. 3 aprile 2018, n. 341, “Testo Unico in materia di Foreste e Filiere forestali” (TUFF), all’art. 3, comma 2, lett. b), quale “insieme delle azioni selvicolturali volte a valorizzare la molteplicità delle funzioni del bosco, a garantire la produzione sostenibile di beni e servizi ecosistemici, nonché una gestione e uso delle foreste e dei terreni forestali nelle forme e ad un tasso di utilizzo che consenta di mantenere la loro biodiversità, produttività, rinnovazione, vitalità e potenzialità di adempiere, ora e in futuro, a rilevanti funzioni ecologiche, economiche e sociali a livello locale, nazionale e globale, senza comportare danni ad altri ecosistemi”. Si introduce così il principio secondo cui gestire un bosco, pubblico o privato, rappresenta una “scelta” – sia a fini di tutela che di produzione – e si concretizza con una assunzione di responsabilità nell’interesse pubblico e delle generazioni future, che assecondi comunque i ritmi e le evoluzioni naturali del bosco.
L’opposto del concetto di “gestione” diventa quindi la “mancanza di un’assunzione di scelte di responsabilità”, che di fatto diventa un “abbandono” colturale e culturale, cui consegue il disinteresse sociale e politico rispetto a questo patrimonio. Il non “prendersi cura” di un bosco non può essere, quindi, inteso come una forma di gestione, a meno che non sia una “scelta consapevole” definita nell’interesse comune e delle generazioni future, e codificata in un atto pianificatorio di gestione o strumento equivalente. Deresponsabilizzazione, disinteresse e abbandono non sono contemplate dai criteri internazionali di GFS, che prevedono invece l’attivazione di impegni tecnici codificati su basi scientifiche, nonché morali, per raggiungere gli obiettivi produttivi, ambientali e socioeconomici, impiegando metodi selvicolturali e pratiche di intervento specifiche. Il TUFF lancia una sfida e riprende con forza e convinzione il concetto di assunzione delle responsabilità e del ruolo della GFS quale “strumento essenziale per equilibrare gli interessi della società, le responsabilità dei proprietari e degli operatori del settore con il fine di tutelare e conservare la diversità strutturale funzionale delle foreste, frenare il processo di abbandono colturale e culturale, valorizzare il ruolo del bosco e la funzione del settore forestale e delle sue filiere nello sviluppo socioeconomico del Paese”.
La selvicoltura, quale strumento indispensabile nella gestione e tutela del territorio e del patrimonio forestale, può contare oggi su competenze e conoscenze scientifiche e tecnologiche di altissimo livello. In particolare, grazie alla ricerca e al trasferimento delle conoscenze in ambito operativo, si sono raggiunti importanti risultati in termini di innovazione tecnica e di processo, conservazione ambientale, efficientamento e sostenibilità ambientale ed economica degli interventi di gestione. Una mentalità industriale “win-win” per la gestione dei boschi italiani, oggi, è un concetto anacronistico, in quanto vi è da considerare sia l’aspetto ambientale e sociale dei boschi che l’impegno etico globale.
Il TUFF riconosce, quindi, nei criteri internazionali della GFS lo strumento operativo per garantire sicurezza, tutela, conservazione e sviluppo, e insiste nel promuovere una corretta gestione ed utilizzazione delle foreste, al fine di poter soddisfare le attuali necessità di tutela e governo del territorio, assetto idrogeologico e prevenzione antincendio, nonché per rispondere alle moderne esigenze economiche, produttive e occupazionali delle aree interne e di montagna e ai precisi obblighi internazionali ed europei assunti dal Governo italiano in materia di ambiente, bioeconomia, Green economy e in particolare di lotta al cambiamento climatico.

Ricercatore, Centro Politiche e Bioeconomia
Laureato in Scienze Forestali e Ambientali presso l’Università degli Studi di Torino. Corresponsabile dell’Osservatorio Foreste del Centro Politiche e Bioeconomia de CREA, esperto in sviluppo sostenibile, economia e politica forestale, ha collaborato alla redazione del Testo unico in materia di foreste e filiere forestali (d.lgs. n. 34 del 2018), della Strategia Forestale Nazionale (SFN), ed è oggi responsabile del progetto Sistema informativo nazionale delle foreste e delle filiere forestali (SINFor), curatore di sei volumi tecnico-scientifici e autore di oltre 120 articoli su riviste nazionali e internazionali. Attualmente è referente tecnico scientifico per la Direzione foreste ed economia montana del Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste.
#lafrase Il rapporto millenario tra uomo e bosco si è sempre basato su un equilibrio delicato che, ora più che mai, deve ricostruirsi su una nuova cultura di conoscenze scientifiche e competenze operative.