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venerdì, 31 Gennaio 2025

La Ricerca va in giardino con l’acclimatazione  

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I giardini botanici e storici, eredi dei vecchi giardini di acclimatazione, sono spazi privilegiati naturali dove la ricerca sulle specie invasive è parte delle attività quotidiane ed è possibile sviluppare piani di gestione specifici, che includano elementi innovativi come il suolo e i nemici naturali dei parassiti studiati, da testare e replicare in altri giardini o in zone simili come le aree verdi urbane. Scopriamo come. 

Il mondo cambia, e questi cambiamenti si manifestano come risultato di processi diversi, interconnessi e cumulativi. L’aumento globale delle temperature, il rilascio di sostanze inquinanti presenti nell’atmosfera (in particolare l’azoto), il consumo e la degradazione del suolo e la perdita generalizzata di biodiversità favoriscono a loro volta altri processi ad ampia scala come, ad esempio, la colonizzazione di nuovi territori da parte di specie biologiche, che diventano invasive.  

Molte specie alloctone di piante, di animali e anche di microorganismi, introdotte sia di proposito che accidentalmente, possono proliferare senza controllo nelle nuove aree colonizzate e avere degli impatti ecologici molto negativi, causando dei danni, la cui gestione diventa problematica. Solo in Italia, si stima che siano presenti più di 3 000 specie alloctone, tra cui insetti invasivi con effetti negativi sul settore agroalimentare, come ad esempio il calabrone dalle zampe gialle (Vespa velutina) e la cimice asiatica Halyomorpha halys

Un po’ di storia 

L’introduzione di specie di piante esotiche in modo volontario e la loro coltivazione insieme ad altre specie locali è una tipica caratteristica dei giardini ornamentali sin dall’antichità. Questi spazi sono stati in parte disegnati come luoghi di sperimentazione, dove si sceglievano le specie alloctone più interessanti in grado di adattarsi alle condizioni locali. Nell’Ottocento, l’introduzione sistematica di specie esotiche d’interesse non soltanto ornamentale, ma agronomico in generale (piante da legno, da frutto, orticole, ecc.) diede luogo alla creazione dei denominati giardini di acclimatazione, molti dei quali si conservano ancora nella Riviera italiana e nella controparte francese sotto forma di giardini storici e botanici. Questi luoghi offrivano l’opportunità di studiare la crescita e la riproduzione delle piante introdotte, così come la suscettibilità o meno sia a parassiti e patogeni locali, che a quelli provenienti dalle aree di distribuzione originale. 

A cosa serve un giardino di acclimatazione? 

La diversità vegetale dei giardini di acclimatazione storici permette la realizzazione di studi sull’ecologia degli insetti invasivi presenti nel territorio in condizioni semi-controllate difficili di trovare altrove. È possibile studiare la gamma delle piante ospiti e la loro frequenza relativa di infestazione, fornendo informazioni utili sul potenziale impatto e sulla capacità di espansione dei nuovi parassiti in aree simili non ancora colonizzate. I giardini sono anche luoghi adatti per l’installazione di sistemi di monitoraggio degli insetti invasivi, che permettono non soltanto lo studio dell’andamento stagionale delle loro popolazioni, ma anche la valutazione dell’efficacia dei trattamenti di controllo per limitarne la presenza. Per ultimo, la possibilità di prendere campioni delle diverse fasi di sviluppo degli insetti consente di realizzare studi di laboratorio dettagliati sulla loro fisiologia e sul loro comportamento. 

I lavori di monitoraggio e gli studi sulla biologia e l’ecologia degli insetti invasivi forniscono delle informazioni utili che possono essere importanti per la gestione di questi parassiti anche nelle aree di distribuzione originale, dove con frequenza la coltivazione delle piante ospite ha un peso economico significativo. È il caso, ad esempio, delle ricerche sul punteruolo rosso delle palme Rhynchophorus ferrugineus, per quanto riguarda le palme da dattero nel Nord dell’Africa e nel Medio Oriente, e degli studi sul punteruolo nero dell’agave Scyphophorus acupunctatus, per quanto riguarda le diverse specie di agave coltivate in America e in altre parti del mondo per la produzione di fibra e di distillati. 

Ripensare i giardini di acclimatazione 

La crescente frequenza delle invasioni biologiche, in particolare gli insetti alieni dannosi, ha contribuito negli ultimi tempi a rivalutare da un nuovo punto di vista il ruolo dei vecchi giardini di acclimatazione, che adesso si presentano come giardini botanici e storici di interesse pubblico dove la ricerca sulle specie invasive è entrata a formare parte delle attività quotidiane che si svolgono in questi spazi naturali privilegiati. In questo nuovo contesto, alcune delle caratteristiche di questi giardini, come il semplice fatto di essere aree chiaramente delimitate e recintate, li rendono luoghi idonei dove sviluppare piani di gestione specifici che possono essere messi alla prova e posteriormente applicati in altri giardini o in zone simili come le aree verdi urbane. L’inclusione in questi piani di gestione di elementi innovativi come la gestione del suolo e il potenziamento dei nemici naturali dei parassiti studiati costituisce uno degli aspetti più interessanti di queste nuove versioni dei giardini di acclimatazione.  

La ricerca nei giardini della Riviera di Ponente 

Frutteti e alberi esotici e rose nel Giardino di Villa Piacenza Boccanegra

Il CREA di Sanremo collabora da anni con i principali giardini ornamentali della Riviera di Ponente realizzando attività di ricerca soprattutto negli ambiti della conservazione della biodiversità vegetale e della propagazione. Con l’aumento delle problematiche legate agli stress ambientali e all’azione dannosa degli insetti invasivi alcuni dei più importanti giardini, come i Giardini Botanici Hanbury e il giardino di Villa Piacenza Boccanegra, hanno avviato specifiche attività di ricerca, sia di base che applicata, che si sviluppano nell’ambito di accordi quadro di collaborazione e di convenzioni commerciali. A questo primo nucleo di giardini per la ricerca sulle specie invasive si sono aggiunti di recente quello di Villa Orengo Sella e il rinomato Les Colombières, nella Riviera Francese.    

Les Colombières, Mentone – Costa Azzurra
Villa Orengo Sella

Giardini di acclimatazione: oasi di diversità esotiche 

«Popolare i nostri campi, le nostre foreste, i nostri fiumi con nuovi ospiti […]. Per dotare la nostra agricoltura […] di beni finora sconosciuti o trascurati, non meno preziosi un giorno di quelli che le generazioni precedenti ci hanno lasciato in eredità».  

In questa visione dello zoologo francese Isidore Geoffroy Saint-Hilaire (1854) si delinea l’idea dei giardini di acclimatazione come luoghi dove acclimatare – ovvero, adattare a un clima e a un ambiente geografico diversi da quelli d’origine – un’ampia varietà di specie animali e vegetali. 

Visitiamo quelli con cui collabora il CREA Orticoltura e Florovivaismo di Sanremo.  

Giardini botanici Hanbury – Ventimiglia (IM) 

Realizzati nel 1867 dal filantropo britannico Thomas Hanbury, 18 ettari conciliano il gusto del collezionismo e delle piante esotiche con la valorizzazione delle specie autoctone.   

Fiori inglesi e francesi, ma anche sudafricani, australiani e americani attirarono l’attenzione degli scienziati: non interessava solo l’aspetto vivaistico, ma anche gli usi farmacologici e il valore economico.  

Il substrato di calcari nummulitici rende il suolo erodibile e poco amato da rododendri, camelie e azalee, mentre una limitata superficie a travertino, sabbiosa, è ottima per la coltivazione del genere Melaleuca. L’agronomo ed architetto del paesaggio Ludwig Winter trovò la soluzione al dilavamento del terreno, causato dalle piogge, e predispose sistemi di irrigazione contro la siccità.  

Giardini di acclimatazione: oasi di diversità esotiche 

«Popolare i nostri campi, le nostre foreste, i nostri fiumi con nuovi ospiti […]. Per dotare la nostra agricoltura […] di beni finora sconosciuti o trascurati, non meno preziosi un giorno di quelli che le generazioni precedenti ci hanno lasciato in eredità».  

In questa visione dello zoologo francese Isidore Geoffroy Saint-Hilaire (1854) si delinea l’idea dei giardini di acclimatazione come luoghi dove acclimatare – ovvero, adattare a un clima e a un ambiente geografico diversi da quelli d’origine – un’ampia varietà di specie animali e vegetali. 

Visitiamo quelli con cui collabora il CREA Orticoltura e Florovivaismo di Sanremo.  

Giardini botanici Hanbury – Ventimiglia (IM) 

Realizzati nel 1867 dal filantropo britannico Thomas Hanbury, 18 ettari conciliano il gusto del collezionismo e delle piante esotiche con la valorizzazione delle specie autoctone.   

Fiori inglesi e francesi, ma anche sudafricani, australiani e americani attirarono l’attenzione degli scienziati: non interessava solo l’aspetto vivaistico, ma anche gli usi farmacologici e il valore economico.  

Il substrato di calcari nummulitici rende il suolo erodibile e poco amato da rododendri, camelie e azalee, mentre una limitata superficie a travertino, sabbiosa, è ottima per la coltivazione del genere Melaleuca. L’agronomo ed architetto del paesaggio Ludwig Winter trovò la soluzione al dilavamento del terreno, causato dalle piogge, e predispose sistemi di irrigazione contro la siccità.  

Giardino di Villa Piacenza Boccanegra – Ventimiglia (IM) 

Ellen Willmott, famosa ereditiera inglese, lo acquistò nel 1905 dal deputato Giuseppe Biancheri: 4 ettari terrazzati degradanti sul mare, con un antico uliveto e un agrumeto.   

Alla lavanda, al lentisco e al rosmarino accostò le succulente – aloe, agavi e opunzie – senza rinunciare agli alberi esotici come l’Agathis robusta della Nuova Zelanda, l’Encephalartos longifolius del Sud Africa, l’Erytrina crista-galli del Brasile dai fiori rossi, il Brachyton populneus dell’Australia, dai fiori a campanula striati di rosa.  

Miss Ellen amava le rose, in particolare la Bocca Negra rampicante ibridata nel 1909, dai fiori rosa e cremisi, La Folette, del 1910, con il suo trionfo di petali rosa, la settecentesca Rosa bracteata dalle foglie sempreverdi e con soli cinque petali color bianco puro. La Mortola fu ibridata da Cécile Hambury nel 1936. Con il tempo, il giardino si è arricchito di essenze provenienti dai climi aridi e di bulbose. 

Les Colombières, Mentone – Costa Azzurra     

I giardini sono il fulcro della tenuta Les Colombières, costruita dall’artista Ferdinand Bac (1859-1952), nipote illegittimo di Girolamo Bonaparte. Estesi originariamente su 7 ettari, ora 3,5 ettari, hanno struttura e design interamente ispirati alla cultura mediterranea. Originariamente occupati da un uliveto, ancora oggi prevale la flora naturale locale – ulivi, pini, cipressi, carrubi –  con l’intento di non introdurre palme e altre piante tropicali. La parte centro-orientale conserva 200 ulivi secolari, una riserva naturale, terrazzamenti e perfino una scogliera. Questo Monumento Storico ha ispirato generazioni di paesaggisti tra il XX e il XXI secolo.  

Villa Orengo Sella – Ventimiglia (IM) 

Si erge nella Piana di Latte, nelle vicinanze dell’antica strada Iulia Augusta. Di grande impatto visivo è il filare di ulivi secolari che, a ridosso del muro di cinta, contrasta con il parco ottocentesco ricco di esemplari esotici, tra la Villa e il mare. La proprietà, soggetta a vincolo per la sua importanza storica e monumentale, è oggetto di rinnovate cure dell’antico sistema di conduzione agricola con i suoi canali di irrigazione e le tradizionali vasche di accumulo. 

Fonte: https://giardinihanbury.com/giardino/storia#toc-la-storia–aNzVO1Srhttps://www.gardenrouteitalia.it/gr_offers/giardino-di-villa-piacenza-boccanegra/; https://www.lescolombieres.com/; https://luoghi.italianbotanicalheritage.com/villa-orengo-sella/  

A cura di G. Crisponi

 

Fernando Monroy
Ricercatore CREA Centro Orticoltura e Florovivaismo

Si è specializzato nello studio dei processi di decomposizione della materia organica e della fauna del suolo. Attualmente si occupa di interazioni biochimiche pianta-parassita e pianta-suolo.

#lafrase Ogni argomento di ricerca può avere delle implicazioni di interesse generale

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