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venerdì, 31 Gennaio 2025

Il girasole: il walzer verso il sole  

Della stessa Rubrica

Da sempre coltivata come pianta ad uso alimentare, sia animale che umana, ultimamente il girasole sta riscuotendo un discreto successo anche come pianta ornamentale. Dall’eliotropismo (l’insolita caratteristica di orientare foglie o fiori verso il sole) alla mitologia, dalla sequenza di Fibonacci fino alla sezione aurea, ecco alcune sue peculiarità.

Chi di noi non ha mai visto un girasole, magari in una foto, una rappresentazione artistica, un film? Probabilmente tutti sappiamo riconoscere un girasole, quando ne vediamo una pianta fiorita; moltissime persone in tutto il mondo dichiarano che questi sono i loro fiori preferiti, che li rendono felici. Andiamo a scoprire alcuni aspetti che ci faranno conoscere meglio questa pianta. 

Un po’ di storia 

Data la sua diffusione attuale, molti credono che il girasole sia originario dell’Europa, ma non è così. Come mais, patate e pomodori, i girasoli sono comparsi intorno al 3000 a.C. in Centro-Nord America. Molti nativi del Messico e degli Stati uniti hanno usato il girasole per i suoi effetti medicamentosi: i Cherokee usavano un infuso di foglie di girasole per affrontare un disturbo ai reni, i Dakota per lenire problemi polmonari e dolori al petto. Furono i Conquistadores spagnoli, ad introdurre, con una spedizione, nel 1510, il girasole nel Vecchio Continente, riportando alcuni semi dal Nuovo Messico, che poi vennero piantati in un orto botanico di Madrid; di lì a breve il girasole si sarebbe poi diffuso rapidamente in Europa come essenza ornamentale. La pianta, però, divenne davvero popolare nel XVIII secolo, con l’introduzione in Russia, operata dallo zar Pietro il Grande, che rimase incantato dai fiori mentre si trovava nei Paesi Bassi, tanto che decise di portarne alcuni con sé. Solo successivamente (XIX secolo) fu apprezzata per l’olio, tanto che cominciò ad essere seminata in maniera estensiva (due milioni di ettari l’anno). 

La diffusione 

Attualmente il girasole rappresenta la terza coltura oleaginosa prodotta al mondo, dopo soia e colza, con circa 60 milioni di tonnellate di semi. Tra i paesi maggiormente produttori, si contendono il primato Ucraina e Russia con circa 16 milioni di tonnellate ciascuna; segue l’Unione europea, in cui spicca la Romania con circa 3 milioni di tonnellate. L’Italia, pur vantando una delle migliori rese ad ettaro al mondo (circa 2,5 t/ha), risulta solo 17°. 

Inquadramento botanico, morfologia e biologia 

Il girasole (Heliantus annuus L.) è una pianta dicotiledone (cioè produce un seme con un embrione provvisto di due cotiledoni, foglie embrionali carnose, con funzione riserva utile ad assistere la plantula fino a che non è in grado di compiere la fotosintesi, e quindi di nutrirsi autonomamente). Appartiene alla famiglia delle Compositae, subfamiglia  Tubuliflorae, tribù Heliantheae. Il nome generico (Helianthus) deriva da due parole greche “helios” (sole) e “anthos” (fiore) in riferimento all’eliotropismo (caratteristica che gli permette di orientare foglie o fiori verso il sole durante tutto l’arco del giorno) tipico di questa pianta. Il nome specifico (annuus) indica il tipo di ciclo biologico (annuale).  

Presenta un apparato radicale fittonante (una sorta di asse principale da cui si diramano le radici secondarie), con numerose radici laterali fibrose e robuste, capace di espandersi fino a 2 m di profondità. Il fusto, costituito da 10-15 nodi, ha portamento eretto e presenta un’altezza variabile, normalmente compresa fra 1,5-2,5 m. Le foglie, di colore verde glauco, in numero variabile, sono semplici, munite di un lungo picciolo. La loro emissione si arresta quando all’apice compare il bottone fiorale (1-2 cm di diametro), una struttura a forma di stella che comunemente chiamiamo fiore, ma che fiore non è. Trattasi di una infiorescenza (cioè un aggruppamento di fiori singoli) costituita da un ricettacolo a forma di disco, circondato da una doppia o plurima serie di brattee (una sorta di foglie modificate), su cui sono inseriti da 1500 a 3000 fiori, detta capolino (“calatide”); ognuno di questi fiori, di colore arancio scuro-bruno, darà vita ad un singolo frutto, quello che noi comunemente definiamo seme, che invece è ivi contenuto e ne costituisce circa il 75% in peso, chiamato propriamente achenio. Inoltre, quelli che comunemente consideriamo i petali del “fiore”, di colore giallo, che conferiscono quel caratteristico aspetto accattivante al girasole, altro non sono che i fiori più periferici fra quelli del capolino, che si sono trasformati in una sorta di bandiera (ligula) e che, sterili, non daranno vita ad un achenio, ma avranno la funzione di attirare i pronubi (insetti impollinatori) (Figura 1). 

Figura 1 – Sezione schematica del capolino del girasole (da Bonciarelli, 1987). 

Negli ambienti dell’Italia Centrale, in coltura principale, il girasole si semina tra fine marzo e primi di aprile e fiorisce dalla metà di giugno alla metà di luglio. E’ possibile incontrare campi di girasoli fioriti anche più tardi: trattasi di coltura di secondo raccolto, seminata dopo la raccolta della coltura principale. La fioritura (dei singoli forellini) è proterandra (cioè si sviluppano prima le parti maschili del fiore), può durare fino a 8-12 giorni; procede in senso centripeto, a cominciare dai fiori ligulati via via verso l’interno del disco. Una volta verificatasi la fecondazione, comincia la traslocazione delle sostanze di riserva nel seme e cessa l’eliotropismo. Dopo circa un mese la pianta raggiunge la “maturazione fisiologica”(gli acheni raggiungono il massimo peso secco), cessa l’accumulo dei nutrienti e si verifica solo disidratazione. La pianta comincia ad imbrunire ed avvizzire, perdendo quel fascino che l’aveva contraddistinta in piena fioritura. La raccolta, meccanica, viene effettuata alla maturazione agronomica, circa due tre settimane dopo, quando l’umidità degli acheni è prossima al 9%, definita come valore commerciale accettabile. 

Esigenze ambientali 

Pianta originaria dei climi temperati, presenta uno “zero di vegetazione” (temperatura alla quale la pianta interrompe l’attività vegetativa) di circa O °C e allo stadio di plantula resiste senza danno a temperature di alcuni gradi sotto lo zero; è adatta ad essere coltivata in ciclo primaverile-estivo.  Può germinare accettabilmente bene quando il terreno, alla profondità di semina, abbia raggiunto i 10°C.  

Molto adattabile a diversi tipi di terreno (sani sotto l’aspetto idraulico) rifugge da quelli acidi (6< pH >8).  Il girasole è in grado di produrre discretamente quando altre specie vengono danneggiate dalla deficienza idrica. Il  suo massimo fabbisogno idrico è compreso tra i 20 giorni precedenti la fioritura ai 25 giorni dopo. 

Destinazione d’uso 

L’oleaginosa è stata sempre coltivata come pianta a prevalente destinazione alimentare, sia animale che umana, per l’utilizzo diretto dell’achenio, come mangime per uccelli e roditori, o preventivamente tostato, come singolo snack o impiegato nell’arricchimento di insalate, o dell’olio da utilizzare come condimento, da solo o in miscela con altre frazioni oleose, o in friggitoria. La scoperta del carattere che controlla l’espressione di elevate concentrazioni di acido oleico nella frazione lipidica, indotto per mutazione (Soldatov, 1976), ha portato alla individuazione di due tipi distinti in base alla composizione dell’olio in acidi grassi: 

  • tipi ad alto contenuto di acido linoleico (convenzionali) (43-61%); 
  • tipi ad alto contenuto di acido oleico (> 80%); 

aprendo a questa coltura una nuova frontiera nei possibili impieghi, sia in campo alimentare che industriale. Ultimamente il girasole sta riscuotendo un discreto successo anche come pianta ornamentale; da giugno ad agosto non c’è fiorista che non abbia commissioni di composizioni con girasoli, anche per addobbi di matrimonio. Si tratta ovviamente di varietà modificate allo scopo, solitamente di taglia inferiore, disponibili anche nei colori arancio, marrone, crema e rosso scuro.

Composizione

Lo sapevi che? 

Il girasole è dotato di una insolita caratteristica che gli permette di orientare costantemente foglie o fiori verso il sole durante tutto l’arco del giorno, per poi riorientarsi dopo il tramonto ad attendere nuovamente il suo sorgere rivolto verso est, l’eliotropismo. Nel girasole questa capacità è particolarmente vistosa: tale meccanismo è reso possibile da alcune cellule motrici del pulvino, una porzione flessibile dello stelo, posto sotto l’infiorescenza, in combinazione con un processo ormonale. Il processo si arresta successivamente alla fecondazione dei fiori, dopodiché il capolino rimane esposto costantemente verso est. 

Fin dall’antichità, molte leggende associano la pianta del girasole al Dio del Sole, non solo per il suo aspetto e i suoi colori, ma soprattutto per il caratteristico eliotropismo. Gli antichi Greci coniarono a tal proposito il mito di Clizia, figlia di Oceano e Tethi, perdutamente innamorata di Apollo, il Dio Sole, che la sedusse per un breve periodo, ma che poi ne rifiutò l’amore per una mortale di nome Leucotoe. Clizia non si rassegnò mai alla perdita del suo amore e cominciò a deperire, rifiutando di nutrirsi e bevendo solamente la brina e le sue lacrime; stava seduta giorno e notte in un campo a guardare il suo amato che attraversava il cielo dall’alba al tramonto e, con la testa sempre verso il cielo, ne seguiva il percorso senza mai distogliere lo sguardo. Tutto questo finché Apollo, impietosito, la trasformò in un fiore, in grado di cambiare inclinazione durante il giorno secondo lo spostamento del Sole nel cielo: il girasole appunto (Ovidio, Le Metamorfosi, IV, 190-270). 

La disposizione dei fiorellini all’interno del disco non appare casuale. Questi, infatti, sono disposti secondo due famiglie di spirali concentriche, una che si sviluppa in senso orario e l’altra in senso antiorario. Tale assetto è quello che permette alla pianta di sfruttare in maniera ottimale lo spazio, assicurando la crescita del massimo numero di “semi” sul capolino del girasole massimizzando la loro capacità di catturare la luce solare. Questa disposizione segue una particolare sequenza, quella dei numeri di Fibonacci, che viene creata sommando i due numeri precedenti e prosegue all’infinito. Tale sequenza ha un’altra particolarità: il rapporto tra un numero di Fibonacci e quello immediatamente precedente si avvicina, infatti, sempre di più al numero indicante la sezione aurea altrimenti detto numero di φ, o costante di Fidia (dal nome del grande scultore greco del V secolo a.C.), ancora oggi ritenuta lo standard di riferimento di bellezza e di grazia, in quanto sembra che l’occhio umano provi piacere per qualsiasi cosa o forma che rispetti la proporzione aurea. 

Nel caso delle piante appartenenti al gruppo delle Asteracee (come il girasole), i fiori tubulosi più vecchi sono spinti man mano nella parte esterna del disco da quelli più giovani che si formano progressivamente nella zona centrale e l’effetto complessivo è che si formano delle linee curve che assomigliano proprio a delle spirali: i fiori devono distribuirsi nella maniera più efficiente possibile, in modo da non sprecare spazio e non sovrapporsi gli uni agli altri disponendosi secondo un angolo di 137° circa. 

Bibliografia 

Bonciarelli F., 1987. Coltivazioni erbacee. Edagricole Bologna 

Soldatov, K. I., 1976. Chemical mutagenesis in sunflower breeding. Proceedings of 7th International Sunflower Conference, Krasnodar (USSR), 27 June-3 July1976, 352-357 

Andrea Del Gatto
Primo Tecnologo, CREA Centro Cerealicoltura e Colture industriali 

Responsabile dell’Azienda sperimentale di Osimo, coordina la Rete di valutazione varietale girasole e colza

#lafrase Non è perché le cose sono difficili che non osiamo, è perché non osiamo che sono difficili (Lucio Anneo Seneca

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