Il biologico è ormai il modello alternativo di produzione alimentare in grado di rispondere al desiderio di natura, di sostenibilità e di contribuire a fare qualcosa per l’ambiente di un crescente numero di consumatori, anche se frenati da inflazione e caro vita. Scopriamo insieme la fotografia del bio italiano scattata dal CREA, con il suo centro di Politiche e Bioeconomia
Le vendite di prodotti bio in Italia e all’estero chiudono il 2022 con 8,4 miliardi di euro, oltre il 12% in più rispetto al 2021. Nei primi sei mesi del 2023 rallenta l’inflazione, mentre i consumi a casa, al bar e al ristorante crescono in valore, ma non in volume a causa dell’aumento dei prezzi medi al consumo di tutte le categorie di prodotto.
Il 2022: consumi bio pro-capite fra i più bassi in Europa
Frenati da inflazione e caro vita, nel 2022 i consumi domestici di alimenti e bevande biologici in Italia, pari a 3,9 miliardi di euro (+1,8% rispetto al 2021), non tengono il passo con l’aumento di superficie (+7,5%) e operatori (+7,7%), che avvicina l’Italia al target del 25% di SAU biologica al 2030 stabilito dalla Farm to Fork.
Un risultato poco rassicurante, quindi, quello dei consumi domestici bio 2022, soprattutto se si pensa che, mentre il comparto alimentare nel suo complesso segna un +6,4%, con un tasso di inflazione dell’8,1%, il mercato dei prodotti biologici perde quota sull’intero comparto per il secondo anno consecutivo, costituendo il 3,6% nel 2022 e il 3,9% nel 2021. I consumi bio pro capite degli italiani, inoltre, restano tra i più bassi in Europa, per quanto le vendite di prodotti biologici nel mercato interno nel periodo 2013-2022 siano quasi raddoppiate (+95%).
Cessate le restrizioni sociali del periodo pandemico e nonostante le difficoltà delle famiglie a far quadrare i conti, la vera conferma dell’interesse dei consumatori italiani verso i prodotti biologici arriva dai consumi fuori casa (ristorazione commerciale e collettiva), che aumentano del 53% rispetto al 2021 e, attestandosi a 1,1 miliardi di euro (agosto 2021-agosto 2022), spingono il fatturato complessivo del mercato interno a 5 miliardi di euro – quasi il 10% in più rispetto all’anno precedente.
Colazione fuori casa, pranzo di lavoro e aperitivo diventano sempre più spesso occasioni per continuare a consumare cibo bio anche fuori casa, come dimostrano gli ottimi risultati delle vendite della ristorazione commerciale, che raggiungono 848 milioni di euro nel 2022, +79% rispetto al 2021.
E, sebbene per il quarto anno consecutivo si riduca il numero di ristoranti, pizzerie, gastronomie, bar, gelaterie e altri locali, che utilizzano almeno il 70% di ingredienti biologici di alimenti e bevande (-5% rispetto al 2021), migliora l’offerta di pasti bio nella ristorazione commerciale non specializzata: più della metà dei bar in Italia offre prodotti bio e due ristoranti su tre garantiscono pasti bio nel loro menù.
Resta molto da fare invece sul fronte della ristorazione collettiva. Nonostante l’aumento del 20% nell’ultimo anno, vi sono ancora ampi margini per le politiche finalizzate a migliorare l’offerta di pasti preparati con materie prime biologiche in ospedali, mense aziendali e scuole, punto di partenza cruciale per diffondere comportamenti responsabili ed educazione al cibo e far ripartire i consumi interni.
Il 2023: segnali positivi per mercato interno ed export. Il bio nell’ultimo anno ottiene un risultato migliore dell’export alimentare nel suo complesso
Spostando l’orizzonte temporale un po’ più avanti, nei primi sei mesi del 2023 i risultati migliorano per tutto il mercato interno. Da luglio 2022 a luglio 2023 i consumi domestici di prodotti biologici (4.207 milioni di euro) ritornano a crescere (+7%), mentre i consumi fuori casa raggiungono un volume di fatturato pari a 1.268 milioni di euro (+18%). Una ripresa solo apparente quella dei primi sei mesi del 2023 perché i consumi crescono ancora in valore ma non in volume, dimostrando comunque la tenuta dell’interesse per il biologico anche in tempi così difficili. Nonostante, infatti, la perdita di potere di acquisto delle famiglie (-6.700 euro pro-capite), l’89% degli italiani ha acquistato almeno una volta prodotti biologici spendendo di più, a causa del rialzo dei prezzi al consumo (+20% in media), che ha riguardato tutte le categorie di prodotto bio. Per il food bio confezionato gli italiani hanno speso mediamente il 13,7% in più rispetto allo stesso periodo del 2022 portando a casa qualcosa in meno (-0,6%); per la categoria bevande, invece, il valore della spesa è cresciuto del 5,4% ma i volumi si sono ridotti del 5,6%.
Segnali positivi arrivano anche dall’export di prodotti alimentari biologici italiani che, con un fatturato di 3,4 miliardi di euro, segna un +16% rispetto al 2021. Grazie alla fiducia accordata dai consumatori stranieri alle produzioni certificate in Italia, l’export bio nell’ultimo anno ottiene un risultato migliore dell’export alimentare nel suo complesso (15,3%). Qualità dei prodotti e generale interesse verso il made in Italy ne decretano il successo e, per il quarto anno consecutivo, l’export bio mantiene una quota del 6% dell’export alimentare totale, con oltre due punti percentuali in più rispetto al 2012 (3,8%). Il made in Italy di alimenti e bevande bio, che arriva in 202 Paesi nel mondo, si conferma anche nel 2023 un fattore di successo con consumi che, a luglio 2023, toccano i 3.641 milioni di euro e una crescita dell’8% nell’ultimo anno.
La maggiore parte dell’export alimentare bio è rappresentata dai prodotti alimentari freschi e trasformati (81%, per un valore di 2,7 miliardi di euro nel 2022, +16% rispetto al 2021) ma il vero punto di forza dell’export bio è dato dalla vendita di vino biologico, che da solo copre la rimanente quota di 626 milioni di euro (+18% sul 2021) e il 13% dei consumi Wine esteri complessivamente considerati.
Lo scontrino bio delle famiglie italiane
Ortofrutta, latte e formaggi sono i prodotti che, anche nel 2022, continuano a rappresentare le principali voci di spesa dello scontrino bio (rispettivamente, 45,1% e 21,7%) in percentuale maggiore rispetto ai prodotti convenzionali (rispettivamente, 18,9% e 13,5%). Cresce inoltre, rispetto al 2021, la spesa per l’acquisto di uova fresche (+6,8%) – il prodotto a cui complessivamente è associato il fatturato più elevato -, così come quella per bevande analcoliche (+6%), latte e derivati (+5,3%), salumi (+3,6%), oli e grassi vegetali (+1,5%) e miele (+1,1%). Nel 2022 si acquistano meno carne (-3,7%) e prodotti ittici (-3,1%) e, come nel 2021, si continua a rinunciare all’acquisto di alcune categorie di prodotto, tra le più rappresentative del settore, come vini e spumanti (-3,7%), pasta e derivati (-3,4%), frutta (-2%) e ortaggi (-0,8%).
Nello scontrino delle famiglie italiane il vino biologico, che rappresenta appena l’1,5% della spesa, chiude il 2022 con una perdita di fatturato di 2 milioni di euro. I consumi pro capite di vino in Italia (terzo mercato al mondo per consumi complessivi), sebbene più alti della media europea (39,2 litri a fronte dei 22,5 europei – dati al 2021 – e l’87% degli italiani, tra i 18 e i 65 anni, che ha consumato vino almeno una volta negli ultimi 12 mesi) fanno i conti con un più generale consumo medio annuo di prodotti alimentari e bevande bio. Tuttavia, quest’ultimo rimane comunque molto più basso che negli altri Paesi europei, ovvero 67 euro a fronte dei 425 euro della Svizzera, i 384 euro della Danimarca e i 191 della Germania.
Il Drink bio fa tendenza
Non più confinato a una ristretta nicchia di consumatori che seguono un certo stile di vita, il drink bio è entrato a far parte della routine dell’alimentazione salutistica (+6% dal 2021 al 2022, +12,3% tra il 2019 e il 2022), dettando una nuova tendenza nel mondo delle bevande analcoliche e in particolare delle bevande vegetali. Inizialmente legato a esigenze salutistiche e orientato verso bevande a base di soia, riso e avena, con l’emergere di intolleranze e allergie e con una maggiore consapevolezza dei consumatori riguardo al processo di coltivazione e alle certificazioni di settore, è cresciuto l’interesse per le bevande analcoliche bio, che comprende succhi di frutta e verdura. Negli scaffali di negozi, supermercati e discount l’offerta dei produttori si è arricchita con una vasta gamma di drink bio sani, gustosi, sostenibili, che contengono diverse varianti di sostanze nutritive e antiossidanti in grado di soddisfare le svariate esigenze dei consumatori.
I canali di distribuzione
Alla ricerca di sconti e offerte, gli acquisti nell’ultimo anno si fanno più frequenti (+4% nel periodo marzo ‘22-marzo ‘23), soprattutto nei punti vendita della Distribuzione Moderna, che si conferma anche nel 2023 (anno terminante a luglio 23) il primo canale per gli acquisti domestici di alimenti e bevande bio (58% delle vendite del mercato domestico di prodotti a peso imposto). Con un fatturato complessivo di 2.445 milioni di euro, la spesa della Distribuzione moderna cresce in volume del 7,9% e, non a caso, riguarda soprattutto i Discount (+12%), che si differenziano da super e ipermercati (+4%) principalmente per le politiche di prezzo e comunicazione storicamente basate sulla convenienza. Cresce il volume delle vendite della distribuzione moderna anche per i liberi servizi (+2%) mentre perdono appeal gli Special drug (-5%) ma soprattutto l’e-commerce (-4%), interrompendo la tendenza positiva del periodo pandemico.
All’aumento dei volumi di spesa della Distribuzione moderna non corrisponde, però, una crescita reale, perché questo dato è spesso accompagnato da una riduzione delle quantità, ovvero del numero delle confezioni vendute, con la sola eccezione dei Discount, dove la spesa aumenta anche in quantità (+2,2%).
Dopo il calo delle vendite segnato dal 2022, nei primi sei mesi del 2023 riprendono le vendite anche nei negozi specializzati bio (957 milioni di euro, +4,5%), il secondo canale per importanza (23%) dopo la distribuzione moderna. Storico canale di vendita del bio, che in Italia, come in Francia e Germania, a causa dell’aumento del costo di merci, gestione ed energia, è interessato da qualche tempo da un processo di razionalizzazione della rete.
In Italia, il numero dei negozi biologici (1.240 nel 2022) in un anno si è ridotto dell’8%. Tuttavia, il nostro Paese, oltre a detenere il primato nell’Unione europea per superfici, numero di produttori e trasformatori, occupa ancora il terzo posto, dopo Germania e Francia, per vendita al dettaglio e numero di negozi biologici. Negli ultimi 10 anni la situazione dei canali retail si è completamente trasformata, con il passaggio dei supermercati da una quota del 31% nel 2013 a una del 58% nel 2022, accanto a un incremento del fatturato del 263%, mentre i negozi specializzati passano dal 53% al 23% del valore delle vendite totale con un volume di fatturato che si contrae del 15%.
Cresce l’interesse degli italiani per gli acquisti di prodotti bio nei mercatini e tramite Gruppi di acquisto solidale (GAS), che più facilmente di altri canali consentono un contatto diretto tra produttore e consumatore, ma anche per negozi di vicinato, farmacie ed erboristerie (804 milioni di euro da luglio 2022 a luglio 2023, +5,6% rispetto all’anno precedente). Un canale questo, alternativo alla distribuzione moderna e ai negozi specializzati, che oggi rappresenta il 19% del mercato, ma che potrebbe crescere ulteriormente anche per effetto delle politiche a supporto del settore biologico finalizzate a potenziare le filiere corte e distretti biologici.