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Biodiversità: un capitale naturale da preservare

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Per il benessere del Pianeta, del Clima e dell’Economia

Il termine biodiversità deriva dal greco bios che indica la vita, e dal latino diversitas che significa differenza, diversità, varietà. La biodiversità viene infatti tradizionalmente definita come la diversità di tutte le forme di vita presenti sulla Terra, la varietà di animali, piante, funghi e microorganismi che, in relazione tra loro, creano un equilibrio fondamentale per il nostro Pianeta. 

La biodiversità è indispensabile, perché tutte le specie viventi consentono anche all’uomo di vivere, e garantisce alimenti, acqua pulita, ripari sicuri e risorse indispensabili per la nostra sopravvivenza. Essa comprende l’intera variabilità biologica di geni, il numero di specie, le loro variazioni genetiche e l’interazione di queste forme viventi all’interno di ecosistemi complessi. Le specie descritte dalla scienza sono in totale circa 1,74 milioni, mentre il valore di quelle stimate oscilla da 3,63 a più di 111 milioni; tuttavia le stime risultano incomplete in quanto nuove specie vengono scoperte e aggiunte continuamente al totale, anche grazie alle nuove tecnologie molecolari.

Col termine agro-biodiversità si definisce la varietà delle specie relative ai sistemi agricoli. Essa è fondamentalmente legata agli agro-ecosistemi, cioè agli ecosistemi naturali modificati dall’uomo con l’introduzione della coltivazione finalizzata alla produzione agricola. Si può semplicemente definire come la biodiversità legata alle specie importanti per l’agricoltura e l’alimentazione. Dunque, l’agro-biodiversità rappresenta l’insieme del patrimonio di risorse genetiche vegetali, animali e microbiche formatesi – per azione di meccanismi biologici e per selezione naturale – nei tempi lunghi dell’evoluzione ed accumulate, fin dagli inizi dell’agricoltura (circa 10.000 anni fa), da generazioni di agricoltori e allevatori che hanno selezionate e trasferite, da zone geografiche diverse, tutte quelle specie da cui ricavare prodotti utili all’uomo.

La biodiversità nel Mondo 

Nel giugno del 1992 a Rio de Janeiro, unitamente alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici ed alla Convenzione contro la Desertificazione, è stata aperta alla firma dei Paesi durante il Summit Mondiale dei Capi di Stato la Convenzione sulla Diversità Biologica, o CBD, raccogliendo 192 adesioni.

Conservare la diversità biologica; utilizzare in modo durevole i suoi elementi e ripartire equamente i vantaggi derivanti dallo sfruttamento delle risorse genetiche erano gli obiettivi generali della Convenzione sulla diversità biologica (CBD). Il suo rispetto avrebbe dovuto portare all’arresto della perdita di biodiversità nella UE proprio al 2010, eletto dall’ONU come Anno Internazionale della Biodiversità.

Era il 2010 quando i circa 200 Stati che compongono la Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica idearono il Piano strategico per la biodiversità 2011-2020. Venti obiettivi dei quali di fatto nessuno è stato veramente raggiunto, con il risultato che la biodiversità è in declino ad un ritmo senza precedenti e non ci può essere contrasto al cambiamento climatico senza il raggiungimento di quegli obiettivi.

Nel mese di febbraio 2021 la FAO ha pubblicato il rapporto sullo stato della biodiversità mondiale per l’alimentazione e l’agricoltura che – primo nel suo genere – presenta preoccupanti prove che la biodiversità che sta alla base dei nostri sistemi alimentari sta scomparendo, mettendo a rischio il futuro dei nostri alimenti, dei mezzi di sussistenza, della salute umana e dell’ambiente. Una volta perduta, avverte il rapporto, la biodiversità alimentare e agricola – vale a dire tutte le specie che supportano i nostri sistemi alimentari – non può essere recuperata. Emerge, ad esempio, che il 24% di quasi 4.000 specie di cibo selvatico (soprattutto piante, pesci e mammiferi) sta diminuendo in 91 Paesi. A rischio diverse specie associate alla biodiversità: uccelli, pipistrelli e insetti che aiutano a controllare i parassiti e le malattie, la biodiversità del suolo. Senza contare gli impollinatori selvatici, come api, farfalle, pipistrelli. Ma il campanello di allarme suona anche per foreste, pascoli, mangrovie, barriere coralline e zone umide in generale, ecosistemi che hanno un ruolo fondamentale nell’agricoltura. Sarebbe dunque necessario prendere di petto la situazione ed iniziare ad attuare azioni chiare e concrete, azioni che di fatto sono spesso sovrapponibili a quelle dell’Agenda 2030 dell’ONU per lo sviluppo sostenibile.

La biodiversità in Italia 

A livello europeo, così come per le bellezze artistiche, la biodiversità in Italia è al primo posto per ricchezza di specie, un immenso capitale troppo spesso dimenticato. L’Italia – pur rappresentando solo lo 0.2% della superficie delle terre emerse del pianeta – è uno dei paesi al mondo più ricchi di biodiversità, sia vegetale che animale, con un popolamento ricchissimo di forme endemiche (Fig. 1).

Figura 1 – Un esempio ‘pittorico’ di biodiversità in Italia

Questa ricchezza di specie è dovuta a più fattori: in primo luogo, durante le glaciazioni pleistoceniche, il territorio italiano rimase in gran parte sgombro di ghiacciai, il che permise alla flora e alla fauna di sopravvivere (cosa che nelle zone centro-settentrionali del continente non avvenne). Inoltre, il territorio italiano si estende su circa 10° di latitudine, dunque – pur restando nell’ambito di climi temperati privi di estremi di caldo, di freddo o di aridità – la differenza climatica fra il nord e il sud del paese non è affatto trascurabile, andando dai  climi nivali delle vette alpine, al clima temperato fresco semicontinentale della pianura Padana, a quello mediterraneo delle coste centro-meridionali e delle isole. L’Italia, dunque, ha un popolamento di specie così diversificato grazie all’eterogeneità ambientale prodotta dalla natura variegata del suo territorio, caratterizzata da molti tipi di habitat (ambienti alpini, continentali e mediterranei, oltre alle tante isole), con numerose nicchie ecologiche e con una particolare ricchezza di endemismi. Una ricchezza – con 7.600 specie vegetali e con 58.000 specie animali – che si concentra in una superficie terrestre pari solo allo 0,2% di quella mondiale ed al 7%di quella europea. Le attuali conoscenze ci dicono che la fauna e la flora italiana sono costituite da un numero veramente grande di entità (Fig. 2).

Figura 2 – La consistenza di specie in Italia, fauna e flora (Fonte: Annuario dei dati ambientali, ISPRA) 

Va sottolineata anche l’importanza della componente marina: la flora presente nei mari italiani ammonta a quasi 2.800 specie, di cui oltre 1.400 fitoplanctoniche, mentre la fauna è stimata in oltre 9.300 specie, di cui poco più di 1.000 Protozoi.

L’Italia, oltre ad essere, tra i Paesi europei, quello con maggior ricchezza floristica e faunistica, è caratterizzata da elevatissimi tassi di endemismo, ovvero dalla presenza di specie che vivono solo all’interno dei confini della penisola. Sono 30.000 le specie animali che nascono e si riproducono solo in Italia mentre le specie vegetali endemiche rappresentano il 15% della flora totale, considerando anche quelle presenti nelle principali isole del Mediterraneo ed escludendo le specie endemiche alpine distribuite perciò anche fuori del territorio italiano (Fig. 3). Sono rarissimi gli endemismi nella fauna marina.

Figura 3 – Alcuni tassi di endemismo in Italia 

Confrontando i numeri con quelli del resto del mondo – a fronte del fatto che il territorio italiano rappresenta solo lo 0,2% dell’intera superficie terrestre – l’Italia risulta essere dunque il paese di gran lunga più ricco al mondo in biodiversità. (Tab. I):

ITALIABRASILE FRANCIA SPAGNA CINA USA
Specie di vegetali edibili 7.600 3.300
Specie animali 58.00020.000 
Vitigni autoctoni 1.800222
Cultivar di olive533 70 
Varietà di grano duro*140  
Produzione grano duro^4,21,71,11,6
Specie di fauna marina 9.000
Tabella I. Alcuni dati sulla biodiversità in Italia a confronto con altri Paesi
(* CRA: Le varietà di frumento duro in Italia, 2012; ^ De Vita, Pecchioni, CREA, in AgriCulture-FIDAF, 2019; dati in MLN di t) 

Le regioni con maggior numero di specie endemiche e di specie esclusive sono la Sicilia e la Sardegna.

L’Italia è anche particolarmente ricca di foreste (8.760.000 ettari di foreste, cui devono aggiungersi 1.710.000 ettari di formazioni forestali rade o basse, e le formazioni arbustive e cespugliate). In totale coprono circa un terzo del territorio nazionale.

Suolo e biodiversità 

Il suolo è uno degli ecosistemi più complessi in natura e uno degli habitat più variegati sulla terra: esso contiene una miriade di organismi diversi, i quali favoriscono e partecipano ai cicli globali che rendono possibile la vita. Sebbene il suolo ospiti il maggior numero di comunità di organismi sulla terra, tale biodiversità rimane per la maggior parte ignota all’uomo poiché si trova nel sottosuolo (Fig. 4).

Figura 4 – Cinque benefici della biodiversità del suolo (Fonte: FAO, riprodotta da Legambiente)

Il suolo ospita dunque il maggior numero di comunità di organismi in natura. In un singolo metro quadrato di suolo forestale si possono trovare oltre 1.000 specie di invertebrati. Un grammo di terreno può contenere milioni di organismi e diverse migliaia di specie di batteri. Numerose specie di insetti vivono nel terreno, anche solo per alcune fasi della loro vita. Un suolo sano può contenere diverse specie di animali vertebrati, diverse specie di lombrichi, 20-30 specie di acari, 50-100 specie di insetti, decine di specie di nematodi, centinaia di specie di funghi e forse migliaia di specie di batteri e attinomiceti. Il suolo contiene l’organismo più esteso del mondo, ovvero il fungo del miele (Armillaria ostoyae). Una colonia di questi funghi arriva a coprire un’area di circa 9 km2. È sempre più evidente che l’intensificazione dell’agricoltura non sostenibile (compresi i sistemi agricoli, forestali e pastorali) sta avendo forti ripercussioni sulla salute umana e ambientale in tutte le regioni del mondo. Solo recentemente lo sviluppo dell’approccio ecosistemico e il sostegno alla ricerca interdisciplinare hanno permesso di comprendere le complesse interrelazioni tra salute e ambiente e di valutare, documentare e diffondere il loro impatto sulla biodiversità.

Perdita della biodiversità: nel Pianeta 

L’estinzione di specie è la minaccia principale alla biodiversità.

La scienza ha messo in guardia sul drammatico declino della biodiversità del pianeta: circa 1 milione di specie animali e vegetali – su un totale stimato di circa 8,7 milioni – sono minacciate di sparire tanto da ritenere che siamo di fronte alla sesta grande estinzione di massa. Purtroppo negli ultimi 50 anni, secondo recenti stime, sono scomparse dal pianeta circa 300.000 varietà vegetali. Questo processo si è intensificato negli ultimi anni e si stima che circa un quinto delle specie vegetali e animali non potrà sopravvivere a lungo.

La progressiva erosione genetica (graduale scomparsa delle specie animali e vegetali) potrebbe provocare danni incalcolabili all’ambiente e all’uomo, in quanto una volta ridotto drasticamente il patrimonio genetico, verrebbero a mancare quelle capacità naturali e spontanee di trasformazione e adattamento evolutivo alle diverse condizioni presenti e future del pianeta. E una volta perduta, come ammonisce il rapporto della FAO, la biodiversità non può essere recuperata.

Perdita della biodiversità: in Italia 

Abbiamo visto come l’Italia rappresenti uno dei più importanti serbatoi di biodiversità vegetale e animale del continente europeo. Tuttavia, anche nel nostro paese, questa ricchezza di biodiversità è seriamente minacciata e parti di essa rischiano di essere irrimediabilmente perdute.  Di seguito sono riportati i dati più significativi ricavati dalla lista rossa nazionale del V Reporting della Direttiva Habitat e dai report della Società Italiana di Biologia Marina: i dati mostrano criticità per la flora e per la fauna. Ad esempio, delle piante inferiori il 40% di alghe, licheni, muschi, felci è in pericolo. Gli anfibi sono la specie più a rischio (due specie su tre sono minacciate), la metà dei vertebrati presenti in Italia è minacciata e circa un quarto degli uccelli sono a forte rischio di estinzione (Fig. 5).

Figura 5 – Principali criticità per la fauna e per la flora (Fonte: WWF) 

Oltre alle cause di minaccia sopra riportate, fattori di pressione, quali il consumo di suolo per nuovi insediamenti civili e industriali, e l’inquinamento del suolo e delle acque, continuano a esercitare la loro intensità sulla biodiversità nazionale (Fig. 6).  Sono 1.020, circa il 15% del totale, le specie vegetali superiori che ora sono minacciate di estinzione. 

Figura 6 – Principali cause di minaccia (Fonte: Annuario dei dati ambientali, ISPRA) 

Gli strumenti adottati a livello nazionale e internazionale per combattere la perdita di biodiversità sono di tipo sia indiretto che diretto. Alla prima categoria appartengono tutti gli interventi tesi a ridurre le fonti di pressione, ad esempio attraverso il controllo dei livelli di emissione di sostanze inquinanti o la tutela della qualità delle acque. Alla seconda categoria appartengono gli interventi tesi a conservare direttamente specie ed ecosistemi, quali la creazione di aree protette e l’adesione a convenzioni ed accordi internazionali (l’Italia ha aderito a numerose convenzioni ed accordi fra cui: Direttiva Habitat, Direttiva Uccelli, Rete Natura 2000, Convenzione sulla Diversità Biologica). Inoltre, la superficie destinata alle aree protette è passata, dall’1% degli anni Settanta al quasi 12% di oggi. Ma se oltre le aree protette tradizionali consideriamo i siti d’interesse comunitario e quelli a protezione speciale la percentuale sale al 20%.

Biodiversità e ricchezza enogastronomica italiana 

Esiste una correlazione diretta tra ricchezza in biodiversità ed espressione enogastronomica di un territorio, che si riflette anche nella ricchezza culturale delle popolazioni che la esprimono nelle diverse tipicità locali.

L’Italia ha il maggior numero di prodotti agroalimentari a denominazione di origine protetta (DOP) o a indicazione geografica protetta (IGP) riconosciuti dalla UE, con 312 DOP-IGP registrati, tra i quali citiamo: 114 prodotti ortofrutticoli, 53 varietà di formaggi, 43 tipi di salumi (un quarto di tutti quelli prodotti dalla UE) e 47 diversi oli extra vergine di oliva. A questi prodotti si aggiungono le specialità tradizionali garantite (STG), quali mozzarella, pizza napoletana, amatriciana tradizionale. 34 sono le bevande spiritose riconosciute.

Una menzione speciale spetta ai vini italiani a denominazione protetta, che sono ben 526: 408 DOP e 118 IGP (secondo la nomenclatura nazionale: 332 DOC, 76 DOCG, 118 IGT).

Inoltre, nel nostro Paese, sono stati definiti come alimenti tradizionali 5.333 prodotti agroalimentari (censimento 2021), rappresentati da: 1.594 diversi tipi di pane, pasta e biscotti; 1.520 verdure fresche e lavorate; 813 tipi di salami, prosciutti, carni fresche e insaccati di vario genere; 516 varietà di formaggi, 302 piatti composti o prodotti della gastronomia; 171 specialità di origine animale (miele, lattiero-caseari escluso il burro, ecc.); 166 preparazioni di pesci, molluschi, crostacei; 49 varietà di olio d’oliva e burro; 37 tipi di condimenti; 165 bevande (vini esclusi) tra analcoliche, birre, liquori e distillati. Nella classifica delle regioni spicca la Campania con ben 569 specialità tipiche, poi la Toscana (463) e il Lazio (438), quindi l’Emilia-Romagna (398), il Veneto (384), il Piemonte (342), la Puglia (311), la Liguria (300), la Calabria (269), la Sicilia (264), la Lombardia (262), la Sardegna (217), il Trentino Alto Adige (207), il Friuli Venezia Giulia (179), la Basilicata (163), il Molise (159), le Marche (154), l’Abruzzo (149), l’Umbria (69) e la Val d’Aosta (36). Questi prodotti tradizionali ereditano dal luogo e dalla cultura dove nascono caratteristiche particolari che li rendono unici e indissolubilmente legati alla zona di produzione, costituendo l’espressione diretta e distintiva della biodiversità. Come tali sono, dal 2008, definiti  espressione del patrimonio culturale italiano, al pari dei beni storici, artistici, architettonici.

 “L’unico vero viaggio non consiste nella ricerca di nuovi paesaggi, ma nell’avere nuovi occhi”, esortava Marcel Proust. Nuovi occhi e ricerca innovativa, che ci aiutino a preservare, a tutelare e – se possibile – ad arricchire l’immenso e meraviglioso patrimonio di biodiversità che abbiamo ereditato.

Prof. Carlo Gaudio. Presidente del CREA

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